Violentata e torturata davanti ai figli, Giudice conferma arresto

Lamezia Terme – E’ stato confermato l’arresto di Francesco Giordano Aloiso, 52 anni, ammanettato mercoledì scorso dai Carabinieri della Compagnia di Lamezia Terme per aver sequestrato, schiavizzato e violentato per anni una donna davanti ai figli nati da stupri. Nei suoi confronti è stato emesso un provvedimento di custodia cautelare in carcere al termine del cosiddetto interrogatorio di garanzia svoltosi questa mattina davanti al giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Lamezia Terme, dott.ssa Emma Sonni. Secondo quanto si è appreso Aloiso, difeso dagli avvocati Salvatore e Simona Sisca del foro di Castrovillari, si sarebbe proclamato innocente. Avrebbe risposto a tutte le domande del giudice, negando ogni addebito e spiegando  di non aver mai abusato sessualmente della donna e di non avere limitato la sua libertà di movimento. Inoltre ha negato di aver maltratto i figli. Aloiso avrebbe inoltre riferito che nella baracca vivevano da poco tempo.
La notizia del suo arresto e dei maltratamenti subiti dalla donna  è stata ripresa dai principali quotidiani nazionali. Quello che non era emerso, però, è che circa vent’anni fa l’uomo era stato arrestato per avere torturato ed imprigionato una ragazza di 23 anni, che per circa cinque lunghi mesi fu segregata, violentata e sodomizzata. Per cinque mesi la vittima visse nel terrore, fino a quando il 22 marzo del 1995, riuscì a scappare dalla casa nella quale era rinchiusa dal suo carceriere. I carabinieri di Falerna Scalo la ritrovarono, in un evidente stato di choc, mentre chiedeva aiuto. La donna era stata anche costretta ad abortire due volte: «una volta a furia di calci e di botte, l’altra, dopo essere stata legata con le mani dietro la schiena, con un bisturi rudimentale e un cucchiaio».
I carabinieri che avevano arrestato l’uomo nel 1995 avevano anche trovato nella casa i «rudimentali arnesi» che l’uomo aveva utilizzato contro la donna: il bisturi per l’aborto, una mazzetta di legno con cui l’uomo avrebbe sodomizzato la ragazza, altri utensili per strane pratiche sessuali.
Giordano per quella vicenda fu arrestato e poi condannato. Scontò poco meno di cinque anni in prigione e uscì nel 1999: la pena gli fu ridotta di qualche mese per buona condotta.
Ma già otto anni prima un ragazza, E.M, fu vittima delle violenze di Aloiso. E.M. fu liberata il 14 luglio del 1987 dagli agenti della Polizia di Stato. E.M. raccontò una storia di violenze, segregazione e di soprusi.
Il mensile “Città”, nel numero di Marzo/Aprile del 1995,  aggiunse altri pezzi di storia.
Quella scoperta mercoledì scorso dai Carabinieri di Gizzeria e’ una storia di inaudite violenze, da film horror, durata dieci anni. Vittime una donna rumena e i suoi due bambini. L’attivita’ investigativa che, mercoledi 22 novembre 2017  ha portato alla luce una storia di torture indicibili, svolta dal comando stazione di Gizzeria Lido (Cz) é scaturita da un controllo a carico dell’indagato il cui atteggiamento, valutato anche in ragione delle condizioni fatiscenti del veicolo a bordo del quale viaggiava con il figlio di 9 anni, ha insospettito gli inquirenti. I militari hanno ritenuto opportuno svolgere ulteriori approfondimenti – anche in considerazione della ritrosia dell’indagato a fornire l’indirizzo di residenza – finalizzati a valutare le condizioni igieniche in cui viveva il bambino che con la sorellina di 3 anni e la madre, era costretto a stare in una piccola baracca fatiscente, priva di illuminazione e di servizi, ubicata nelle campagne del centro del Tirreno catanzarese. Un ambiente angusto, insalubre, infestato da topi e insetti, con servizi igienici ricavati nei secchi della spazzatura e letti in cartone: questo lo scenario scoperto dai militari dell’Arma.