Lamezia: piano strutturale comunale, Materazzo serve un confronto

Lamezia Terme – Riceviamo e cortesemente pubblichiamo una riflessione tecnica dell’ingegnere Pasquale Materazzo sul Piano strutturale comunale lametino. Pensiero che ha inoltrato, attraverso una missiva, al Commissario Prefettizio Franco Aletti, all’assessore all’urbanistica della regione Calabria e al capo della Procura della Repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Curcio. Ecco il testo della lettera: “La vicenda che ha portato alla redazione del PSC adottato, é decaduto per decorrenza dei termini, merita un momento di riflessione in quanto il suo percorso ha evidenziato una fragilità istituzionale, culturale ed etica della classe dirigente lametina. Il soggetto che meriterebbe, per come ha abusato della fiducia dei lametini, mandato sotto processo, è il Progettista, in quanto la sua condizione di Professore Universitario l’ha usata per mortificare e vessare una intera popolazione, prendendosi gioco di una accondiscendenza intrinseca verso la Cultura.
La pessima qualità della politica locale e regionale ha fatto il resto, perfino la Regione ha voltato lo sguardo da un’altra parte quando ha dovuto esprimere un giudizio tecnico su una proposta di PSC che si poteva esprime concisamente in: “è andato fuori tema, rifare tutto daccapo”.
Per chi sa qual é la differenza tra PRG e PSC non bisognerebbe aggiungere altro, per i tanti che non hanno confidenza con questa disciplina è bene spendere qualche parola. Il PRG nasce il 1942 con la Legge Urbanistica n.1150, è del tutto evidente che il PSC che nasce nel 2002 con legge n.19, supera tutti i limiti e carenze che il vecchio PRG ha mostrato in 60 anni di attuazione. Molte volte si è dovuto intervenire per modificare o integrare la vecchia Legge per risolvere problemi insorgenti, mai risolti completamente, come quello dell’esproprio. Lo spirito del PSC non è quello di regolamentare il territorio ma di promuoverlo, semplificando le procedure e riducendo enormemente l’impegno economico dei Comuni nella gestione dello stesso, con particolare riferimento alla realizzazione di opere pubbliche.
Il professor Crocioni ha propinato alla città di Lamezia un banale PRG, che mostra tutti i limiti culturali ed economici della vecchia strumentazione, attraverso la capacità di raccontare chiacchiere e raccogliere inutili consensi. La filosofia del PSC in esecuzione sia delle linee guida del Consiglio regionale di cui alla delibera n. 106/2006 che della legge regionale n. 19/2002 essenzialmente introduce: La democrazia economica urbana attraverso la perequazione che rende indifferente la proprietà delle aree rispetto alle scelte di Piano, dato che non ci sarà più distinzione tra aree private ed aree pubbliche; Elimina di fatto il ricorso all’esproprio in quanto le aree standard si acquisiscono gratuitamente a seguito di PAU o per standard molto grandi come Parchi e aree Ospedaliere con la perequazione; L’eliminazione degli espropri, elimina il pericolo della decadenza dei vincoli urbanistici.
Attuare il percorso che porta al PSC nel rispetto di questi criteri elaborati dal Consiglio regionale della Calabria, non consente la collusione politica-malaffare e le infiltrazioni della delinquenza organizzata. In sostanza il PSC è uno strumento flessibile che consente di fare le scelte di dettaglio al momento della loro realizzazione, eliminando così quelle periferie urbane che tanti danni hanno causato alla convivenza civile delle comunità nazionali.
La città di Lamezia Terme, attraverso il PSC, deve fare leva sulle sue caratteristiche antropiche e naturali, per disegnare un modello di sviluppo per le future generazioni, che garantiscono occupazione e qualità della vita. Per chi conosce la città di Lamezia Terme sa bene che parte da un territorio devastato dall’abusivismo edilizio, pertanto la prima cosa da affrontare è il recupero urbano per ripristinare condizioni minimali di qualità urbana e recupero dei servizi, argomento completamente assente nella proposta Crocioni.
Al “PRG”(?) redatto da Crocioni manca tutto, ma manca principalmente la parte Strutturale di Piano, mancano le proposte di sviluppo per la città, il Mare, il Porto Turistico, il Termalismo, Distretto Agroalimentare, Aeroporto, snodo intermodale, la Montagna, L’agricoltura, non c’è nulla, ha adulato una scatola vuota. Va richiamato il concetto di consumo zero del territorio elaborato dal Consiglio regionale: prevedere l’utilizzo di nuovo territorio solo quando non sussistono alternative derivanti dalla sostituzione dei tessuti insediativi esistenti, ovvero dalla loro riorganizzazione e riqualificazione.
Il Piano Crocioni ha lasciato campo libero ad egoismi imprenditoriali con le manifestazioni di interesse, rendendo edificabili aree periferiche non urbanizzate, completamente decentrate rispetto alla città, che compromettono la distinzione tra area urbana e campagna e amplifica a dismisura le periferie. In questa chiave va letta la trovata degli insediamenti diffusi che penetrano nella campagna aumentando il caos urbanistico ed i costi dei servizi da fornire agli abitanti di queste aree.
Il PSC avrebbe dovuto individuare la “capacità complessiva teorica” da cui derivare l’indice di plafond, che realizza la democrazia economica, proprio perché è in questa fase che si concretizzano i valori delle aspettative immobiliari.
Al contrario il Professore inserisce diversi indici, che vanno da 0,1 a 0,4 mq/mq mantenendo la discriminazione economia del vecchio PRG e non realizzando il fine nobile della legge regionale di rendere indifferente la proprietà delle aree rispetto alle scelte di Piano.
La soluzione proposta dal Professore inserisce nella zonizzazione una quantità enorme di piccoli spazi destinati a servizi, aree standard, molti addirittura di qualche centinaio di metri quadrati, il che conferma la sua natura regolatoria e conferma altresì l’esproprio ed i contenziosi giudiziari derivanti. C’è poi la grande sciocchezza per i creduloni, che il Piano di Crocioni si realizza con il Permesso di Costruire diretto, non bisogna essere universitari per sapere che i Piani Attuativi disegnano la città ed i suoi quartieri, il Permesso di Costruire se non è conseguenza di un Piano Attuativo, non disegna nulla, anzi distrugge il possibile disegno esistente.
Evidentemente il Professore era convinto che la Calabria fosse abitata da trogloditi, il guaio è che il Professore Franco Rossi, Assessore regionale all’Urbanistica, è caduto nel tranello senza accorgersene, venendo meno a quei modesti compiti che la legge regionale gli assegna.
Come può una struttura regionale avallare, seppur mostrando enorme difficoltà, una proposta di PSC che è la negazione della Legge regionale, dimostrando così un servilismo spaventoso ed ingiustificabile al potere politico, che conferma l’arretratezza culturale della Calabria rispetto ad altre realtà nazionali. Qualcuno si starà chiedendo come sia possibile che nella stesura di uno strumento urbanistico si possa incorrere in reati penali e contabili.
Certamente se si fosse seguito l’iter imposto dalla legge regionale questo pericolo si sarebbe fortemente ridotto, al contrario si è redatto una PRG e non un PSC, quindi tanti indici di edificazione al posto di uno solo, gli standard sono stati definiti in questa fase invece che derivanti dai P.P., pertanto il terreno del malaffare è stato preservato tutto. Innanzitutto il contratto che il comune di Lamezia Terme ha stipulato con Crocioni era relativo alla stesura di un PSC e non un PRG, per cui il contratto non è stato assolto, il che causa la restituzione dei soldi percepiti ed il pagamento dei danni.
Inoltre la soluzione Crocioni tenta di risolvere i grandi scempi urbanistici operati dall’amministrazione Speranza come l’edificazione delle aree standard di PEEP e inoltre trasforma edifici destinati a Servizi Pubblici in aree residenziali e/o produttive realizzando così un Condono Edilizio, che è di sola competenza, nientedimeno che del Parlamento Italiano.
Introduce, maldestramente, Interventi modificativi della zonizzazione proposta per l’approvazione al Consiglio comunale, diversa da quella adottata, e non con riferimento alle osservazioni, pertanto manca il soggetto proponente che non è né il cittadino con le sue osservazioni, né la Giunta comunale, né il Consiglio comunale né altro soggetto individuabile. La manomissione più grave riguarda l’ampliamento a dismisura degli insediamenti diffusi che cementificano la periferia cittadina a discapito della campagna, quasi sempre ulivetata. Queste manomissioni produrranno illeciti guadagni sfuggendo ad ogni controllo democratico che la Legge n.19/02 prevede.
I danni economici sono rilevanti per la comunità lametina e forse è questa la ragione che spinge molti personaggi, oggi in sonno, ad operare per l’approvazione di una “schifezza” che se scoperta obbliga al pagamento dei danni. Detto e denunciato questo, mi chiedo, come può una Commissione straordinaria entrare nel merito dello sviluppo di un territorio, che grazie alla determinazione di suoi cittadini sta combattendo una battaglia per salvaguardarne lo sviluppo, contro chi lo vorrebbe affossare per lasciare capo libero ad altre realtà territoriali. Sarebbe altresì interessante se la Commissione Straordinaria si rendesse promotrice di un incontro pubblico nel quale sviluppare le tematiche riportate nel tentativo di capire qual è la verità, invitando l’accusatore, i professori Rossi e Crocioni, e come moderatore potrebbe essere invitato il Procuratore della Repubblica, che all’occorrenza potrebbe fare dell’altro”.