Lamezia: Materazzo, consumo zero del territorio- Psc

Lamezia Terme – “L’edificazione a Lamezia è di fatto bloccata dall’art. 65 della legge regionale sulla gestione del territorio, in quanto in detto articolo si statuisce che tutte le zone omogenee C-D-F ristornano agricole in assenza di Piani attuativi. In sostanza dove si possono edificare nuovi edifici questa norma lo impedisce . Questa norma fu concepita nella legge regionale della Lombardia con lo scopo di accelerare la formazione dei PSC, raggiungendo lo scopo”. Lo afferma l’ingegnere Pasquale Materazzo, già sindaco di Lamezia Terme che aggiunge: “La cosa è stata riprodotta in Calabria bloccando così la realizzazione di nuovi edifici su tutto il territorio regionale e nonostante siano trascorsi oltre dieci anni senza raggiungere lo scopo, infatti sono stati approvati in Calabria circa 10 PSC, la norma viene mantenuta. In sostanza – prosegue l’ex sindaco – pur avendo riscontrato i danni enormi che il divieto comporta per la già sterile economia regionale, nulla si è fatto e si continua a fare. Naturalmente – prosegue – se i terreni diventano agricoli l’IMU non va pagata, aggiungendo al danno la beffa, ma il Comune di Lamezia pretende il pagamento dell’IMU come terreno edificabile e boccia ai progetti perché il terreno è agricolo”.

A giudizio di Materazzo “I grandi Professori che gestiscono l’Urbanistica a livello regionali hanno introdotto una scappatoia, invece di risolvere il problema, ovvero i Comuni che adottano una delibera di C.C. che stabilisce il consumo zero del territorio, non sono soggetti all’art.65, sfuggono così alla norma che rende inedificabili i suoli. E’ sempre vero – scrive ancora – che i territori arretrati economicamente e socialmente lo sono perché innanzitutto arretrati culturalmente, e a questa regola non sfuggono nemmeno i Professori universitari, infettati dal territorio”. Infine per Materazzo “non è certamente geniale affermare che fatta una regola che si dimostra inefficace anzi deleteria questa venga annulla, questo non in Calabria dove “chi ha la pancia piena non capisce chi è digiuno”.