Lamezia: Isabella fumi tossici e silenzi sulla base Nato

Lamezia Terme – Riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Fiore Isabella, già Consigliere Comunale di Lamezia Terme: “Di recente, tra Gabella e Acquadauzano, due frazioni del Comune di Lamezia Terme, le fiamme si sono alzate sui cumuli di immondizie di ogni tipo, lasciati fermentare da chi è incapace di di far funzionare in modo decente il sistema di smaltimento dei rifiuti solidi. Chi ha appiccato il fuoco, però, pensando di fare opera meritoria di ordinaria “ramazza”, ha compiuto un attentato alla sua salute e a quella dei suoi concittadini. E se è vero che oggi la Magistratura ha giustamente emesso qualche avviso di garanzia nei confronti di qualche responsabile istituzionale dello scempio ambientale, è altrettanto vero che, al momento, rimangono ignoti i piromani, provocatori insensati di rischi incalcolabili per la salute derivanti, in particolare, dall’inquinamento da diossina, i cui effetti un nome ce l’hanno e si chiamano “tumori”, tragicamente noti per il carico di impotenza e di dolore che producono in chi anche indirettamente ne è vittima. A questa mia parziale disamina sui fattori di rischio, provocati dall’incuria dell’uomo che evidentemente ignora l’impatto di ciò che insensatamente fa sulla qualità della sua stessa vita, aggiungo un dubbio che da tempo, e in questi ultimi mesi ancor di più, mi interroga insistentemente. Sul Monte Mancuso, ricadente nel comune di Falerna, negli anni Sessanta gli americani costruirono una base che serviva per le telecomunicazioni denominate Immz e faceva parte dell’Ace-high Network, un sistema strategico per le radiocomunicazioni nell’ambito Nato che collegava tra di loro, e con i centri decisionali e di comando, tutti i radar remoti posti sui confini est dell’Alleanza Atlantica. La base di Monte Mancuso rientra nelle 113 basi militari e nessuno sa se è ancora attiva o se sia stata dismessa. Il Comune, la provincia, la regione, lo Stato Italiano sono in grado di informare i cittadini residenti nei territori su cui si affaccia la base con i suoi radar, dello stato dell’arte? Oppure dobbiamo continuare a vivere ignorando i rischi a cui siamo inconsapevolmente esposti, mentre, quotidianamente, c’è chi muore di “Glioblastoma” la cui origine certa pare essere l’esposizione a radiazioni ionizzanti, alla cui produzione i radar pare non siano del tutto estranei? Essere informati di ciò che ci accade intorno non è un attentato alla ragion di stato, ma un diritto sacrosanto di ogni cittadino che vuole conoscere la qualità dell’aria che respira”.