Operazione “Reventinum”: fermi tramutati in arresto

Lamezia Terme – Sono stati convalidi dal Gip del Tribunale di Lamezia Terme i dodici fermi di indiziato di delitto nell’ambito dell’operazione Reventinum. Per tutti gli indagati il gip ha applicato la custodia cautelare in carcere. Sono accusati a vario titolo, di estorsione, sequestro di persona, violenza privata, danneggiamento a seguito di incendio, detenzione illegale di armi, aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose. Restano dunque in carcere Pino Scalise, 61 anni, il figlio Luciano di 41 anni; Andrea Scalzo, 39 anni, Angelo Rotella, 36 anni, Mario Vincenzo Domanico, 42 anni, Domenico Salvatore Mingoia, 54 anni, Cleo Bonacci, 57 anni, Eugenio Tomaino, 55 anni, Giuliano Roperti, 50 anni, Giovanni Mezzatesta, 43 anni, Livio Mezzatesta, 40 anni e Ionela Tutuiana, romena di 42 anni.

A uno dei principali indagati, Pino Scalise, viene contestato sequestro di persona nei confronti dell’avvocato Francesco Pagliuso, ucciso in un agguato il 9 agosto 2016 a Lamezia Terme. Il sequestro sarebbe avvenuto 2 anni prima. Per il delitto, nel 2018, è stato arrestato Marco Gallo, ritenuto dall’accusa un sicario a pagamento. Per gli inquirenti, Pagliuso sarebbe stato ucciso per una vendetta trasversale ed in particolare perche’ difensore di Domenico Mezzatesta, l’ex vigile urbano che insieme al figlio Giovanni uccise, nel 2013 in un bar di Decollatura, Giovanni Vescio e Francesco Iannazzo, ritenuti vicini alla famiglia Scalise. I gip si sono riservati la decisione di convalida o meno dei fermi disposti dalla Dda . Il gip di Lamezia ha anche disposto la trasmissione degli atti per competenza, poichè è contestato il 416 bis, al gip distrettuale di Catanzaro che dovrà emettere una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per i 12 indagati arrestati dai carabinieri le cui indagini avrebbero consentito di delineare gli assetti storici e attuali, nonché gli interessi criminali di due distinte e contrapposte cosche, quella degli Scalise e quella dei Mezzatesta, derivanti – secondo gli inquirenti – dalla scissione del gruppo storico della montagna, nell’area del Reventino, compresa tra i comuni di Soveria Mannelli, Decollatura, Platania, Serrastretta e territori limitrofi.
Il provvedimento di fermo è stato eseguito dai Carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro e dai Reparti speciali nella provincia del capoluogo calabrese ed in alcune localita’ del Nord Italia.
L’operazione, denominata “Reventinum”, ha portato anche all’esecuzione numerose perquisizioni. Il provvedimento di fermo e’ stato emesso dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri. Ai destinatari del fermo e’ contestata una serie di reati nell’ambito di una vera e propria faida scaturita per la supremazia del controllo dell’area montana della provincia di Catanzaro.

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