Lamezia: “Quando la Deontologia è memoria”, ricordati Ciriaco e Pagliuso

Lamezia Terme – “Quando la Deontologia è memoria” è stato il tema di fondo di un importate convegno organizzato dalla Camera Penale Lametina in occasione della presentazione del libro “Tributo di Toga” edito dall’Ordine degli Avvocati di Roma, per commemorare i 36 caduti dell’avvocatura italiana dal 1948 al 2018, tra i quali l’Avvocato Francesco Pagliuso già Segretario e anima pulsante della Camera Penale lametina, e l’Avvocato Torquato Ciriaco. I lavori sono stati introdotti dal Presidente del Tribunale di Lamezia Terme Bruno Barttoli che si è associato all’Avvocato Aldo Ferraro, nell’elogiare la pregevole iniziativa relativa alla stesura del libro, ricordando che molti degli avvocati ricordati nel libro li ha conosciuti personalmente, alcuni in udienza come D’Antona, grande giuslavorista”.
Brattoli poi ha ricordato Croce e le brigate rosse, le difficoltà di quel periodo. Tributo di toga quale tributo di magistrati, avvocati, forze dell’ordine, dottrina. La violenza ha sempre pervaso la società, sia quella fisica sia quella verbale che sfocia nella calunnia”. Il presidente del Tribunale non ha mancato di celebrare “il grandissimo ruolo dell’avvocatura”, citando le famose parole di Calamandrei, secondo cui gli avvocati dovrebbero fare i magistrati per qualche mese all’anno, e viceversa. Gli avvocati – ha concluso Brattoli – uccisi vengono delegittimati perché davano fastidio, perché erano persone che esercitavano correttamente la loro funzione, il loro compito”. All’introduzione di Brattoli ha fatto seguito l’intervento di Salvatore Curcio, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lamezia Terme, che ha iniziato leggendo uno stralcio del testamento di Ambrosoli. Qualificando l’iniziativa come lodevole e doverosa.
Denunciando la lenta erosione della magistratura e dell’avvocatura, sottolineando la necessità di recuperare la sacralità delle rispettive funzioni, entrambe caratterizzate dal crisma della costituzionalità. Curcio ha concluso ammonendo che non ci può essere società senza diritto.

Antonello Bevilacqua, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme non ha mancato si sottolineare che “gli avvocati svolgono una funzione importantissima, spesso non riconosciuta come tale dagli stessi avvocati. Richiamando il codice deontologico, ha denunciato comportamenti poco lineari da parte degli stessi avvocati. Ed ha inviato a difendere questa professione. Alla fine del suo suo intervento è intervenuto l’avvocato Aldo Ferraro, ammonendo le nuove generazioni di avvocati che il codice deontologico è qualcosa che si deve portare dentro, deve essere parte dello stesso avvocato.

L’Avvocato Vincenzo Ciraolo, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Messina dal canto suo ha ricordato l’eccellente penalista del foro messine, l’avvocato D’uva, impegnato in uno dei primi maxi processi alla mafia, in un periodo di grande tensione tra mafia e magistratura. La mafia gli chiese di intercedere in un processo di mafia in corso di celebrazione a Reggio Calabria, in cui sedeva come magistrato il suocero. A tale rifiuto, ha ricordato Ciraolo la mafia messinese rispose uccidendo l’avvocato. Inoltre il presidente degli avvocati di Messina ha sottolineato l’importanza di un’avvocatura non autoreferenziale ma consapevole insieme agli altri protagonisti del proprio ruolo; ognuno rispettando il proprio dovere per il bene comune di quella collettività per cui il processo è celebrato in nome della giustizia.

L’Avvocato Pietro Di Tosto, componente dell’Ordine degli Avvocati di Roma, ha spiegato che l’idea del volume è nata il 9.4.2015, al momento del verificarsi di alcuni omicidi all’interno del Tribunale di Milano. Da qui . ha spiegato, l’idea di fare una ricerca per vedere quanti avvocati uccisi. È responsabile del progetto biblioteca promosso dall’ordine di Roma, nata con lo scopo di onorare questi martiri ricordando, tra i tanti, l’episodio consumatosi a Ladispoli, dove venne ucciso l’avvocato Terraciano nel 2009, insieme al suo collaboratore in un agguato in cui rimase ferita anche la figlia, oggi avvocato.
Di Tosto ha rimarcato l’importanza della memoria e di far svolgere l’attività nel rispetto di determinate regole, invitando magistrati e avvocati a lavorare insieme, nel rispetto delle rispettive funzioni (l’avvocato propone e il magistrato giudica), per migliorare la giustizia.
Infine ha ricordato che i diritti sono stati ceduti all’editore e destinati al recupero dei detenuti e al contrasto del bullismo nelle scuole, con ciò richiamando l’importanza delle scuole e della diffusione della cultura, nel convincimento che dove c’è cultura c’è legalità.

Dal canto suo l’Avvocato Marcello Manna, componente della Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane, ha ribadito il ruolo dell’avvocatura nelle aule giudiziarie e in diverse zone d’Italia, richiamando varie personalità, da Ambrosoli a Croce.
Manna ha poi posto una riflessione: come mai accade tutto questo? Ricordando il libro di Spezzali, il processo impossibile in cui si racconta dell’avvocato che in un processo difendeva 10 imputati, 5 dei quali avviano un processo di collaborazione con la giustizia, da cui la scelta di non difendere gli altri 5. Da qui le minacce. Si tratta, ha spiegato, di un volume impegnativo, che da contezza di quanto è avvenuto negli anni. Denunciando, poi, il fatto che ci sono molti iscritti all’albo, ma pochi difensori. Difensore – ha commentato – lo sei solo se non è un fatto formale: non basta la presenza, è importante quello che fai.
Infine ha ricordato la vicenda dell’omicidio dell’avvocato sesti di Cosenza, nel 1982; ucciso per dare un segnale alla procura

Nel suo intervento l’Avvocato Pino Zofrea, Presidente della Camera Penale di Lamezia Terme, ha ricordato Ciriaco e Pagliuso, raccontando del particolare legame con Francesco che ha visto nascere professionalmente, ricordando che seguiva le udienze ed era sempre vicino a lui e attento, già affezionato alla sua passione professionale.
La parte più difficile dell’avvocatura, ha sottolineato Zofrea è rappresentata dal rapporto con il cliente, che è il primo avversario. Zofrea ha poi ribadito la necessita di svolgere l’attività professionale non con superficialità, ma con totalità. L’essenza dei confronti con Pagliuso era di andare sempre avanti nonostante tutto. È l’unione nella professionalità a fare la civiltà giuridica.
Mature di queste tragedie è l’ignoranza che porta alla violenza.
Ricordando ancora Francesco Pagliuso ha ribadito di averlo visto nascere sempre tesi a migliorarsi e ricordando che fu anche l’anima Tore e il coordinatore della camera penale, anche stimolando chi voleva demordere.
Zofera non ha mancato di ricordare quando andarono insieme al congresso delle camere penali facendo il viaggio in treno e li esplose la passione di Francesco anche per quello.

Zofrea ha posi sottolineato che quello che è stato detto questa sera non sono stati interventi concordati, ma erano armonici tra di loro perché tutti si sono rifatti alle regole dell’equilibrio e dei veri principi per sconfiggere l’ignoranza e creare consapevolezza.
Poi si è chiesto come avrebbero reagito a questo evento Ciriaco e Pagliuso, che ha voluto ricordare quale amici prima ancora che colleghi.

I lavori sono stati conclusi dall’avvocato Ferraro ricordando la dedica che l’avvocato Pagliuso fece ad una ragazza sul libro da lui scritto: ricorda che il tempo e la forza di volontà vincono sempre la cattiveria umana. In un forte applauso, si è concluso il convegno

L’Iniziativa, fortemente voluta dai penalisti lametini, ha inteso commemorare i suoi caduti, martiri uccisi per aver voluto difendere a prezzo della vita piccoli e grandi diritti, i proventi derivanti dalla vendita della pubblicazione saranno destinati, per volere degli Autori, alla promozione del progetto di educazione alla legalità denominato “Carcere, se lo conosci lo eviti”, ideato dalla Cooperativa sociale Infocarcere per la prevenzione del fenomeno del bullismo tra i giovani e nelle scuole.