Lamezia: dedicato ad Emanuela Loi anfiteatro “Falcone e Borsellino”

Lamezia Terme – (di Giovanni Mazzei) – Oggi 8 marzo, festa della donna, l’anfiteatro sito sul lungomare “Falcone e Borsellino” di Lamezia Terme è stato intitolato alla memoria di Emanuela Loi, primo poliziotto donna a cadere in servizio, ucciso da mano mafiosa.
Presenti alla cerimonia d’intitolazione, promossa dal geometraFrancesco Raso e dalla dottoressa Valentina Grassi,oltre al sindaco Paolo Mascaro, anche autorità religiose, come Padre Giuseppe Martinelli e militari nella persona di Alessandro Tocco dirigente del commissariato di Lamezia Terme.
Nata in Sardegna nel 1967, Emanuela aveva un rapporto quasi simbiotico con il mare, la scelta di dedicarle l’arena lametina ha alla base proprio questa motivazione: permetterle di poter sempre abbracciare l’azzurro del suo mar Tirreno.
Primo poliziotto di sesso femminile a perire per mano mafiosa, Emanuela Loi era componente della scorta del magistrato Paolo Borsellino, entrambi periti nella strage di via D’Amelio del 1992. L’intitolazione dell’anfiteatro a Emanuela la fa, dunque, ricongiungere sia nella memoria sia nell’esempio al magistrato palermitano e al giudice Giovanni Falcone, ai quali il lungomare di Lamezia è dedicato.

Durante alla cerimonia, dopo aver ascoltato la lettura di alcune parole di Claudia Loi sorella del compianto poliziotto, ha preso la parola il sindaco Mascaro: “Emanuela è esempio della possibilità di immortalità delle azioni tramite la memoria, noi dobbiamo continuare a vivere tenendo in mente quell’esempio per continuar a lottare e difendere gli ideali di onestà e giustizia,per noi e per le generazioni future. Emanuela, insieme a tutta la squadra di cui faceva parte, è simbolo del sacrificio per lo Stato, nell’estrema lotta verso un male endemico contro cui mai va abbassato il capo”.
In occasione della festa della donna la figura di Emanuela assurge anche a simboleggiare quella rivoluzione culturale e non contro ogni violenza fisica e psicologica sulle donne, contro ogni sopraffazione del più forte verso il più debole.
Prima dello svelamento della targa, le parole di don Giuseppe Martinelli: “Le logiche mafiose sono estranee ai valori cristiani. Oggi è un giorno non solo per ricordare una persona ma anche per ravvivare la passione per la vita, per intraprendere la strada della vera giustizia: l’amore deve battere l’odio, sempre”.