Lamezia, inaugurata mostra “Azzardo: non chiamatelo gioco”

Lamezia Terme – (di Giovanni Mazzei) – Presentazione oggi, presso l’Atrio delle Muse del Liceo Classico F. Fiorentino di Lamezia Terme della mostra itinerante“Azzardo: non chiamatelo gioco”, la quale si fermerà nella scuola dal 14 al 21 marzo.
Per prendere piena consapevolezza di un male tanto infido quanto diramato come la dipendenza dal gioco d’azzardo, è importantissimo disporre di una totale cognizione delle dimensioni del problema e delle difficoltà che possono scaturire da una forma di dipendenza per certi aspetti più pericolosa rispetto a quella di alcol o droga, in quanto alla portata quasi di tutti.
Spesso coadiuvate da pubblicità ammiccanti e dai colori sgargianti, che inibisconoa livello neuronale le difese cerebrali rispetto al gioco, è necessario contrastare tali aspetti negativi tramite la conoscenza. Tale processo è auspicabile inizi in luoghi sensibili come le scuole, e il liceo presieduto dal dirigente Nicolantonio Cuiuli è spesse volte in prima linea in tale serie di iniziative.

A sottolineare l’importanza delle scuole nei processi di conoscenza, non solo del sapere ma anche dei mali della vita moderna, è la professoressa Nicastri: “Il nostro intento è di coltivare il seme della conoscenza, per far sì che cresca contro l’imperante cultura di massa e consenta di sviluppare un senso critico capace di giudicare le istanze esterne, evitando quelle negative e accogliendo quelle buone”.
La mostra – che gode del patrocinio del Senato della Repubblica e che consiste in oltre 60 immagini, realizzate da 36 vignettisti diversi – è stata organizzata grazie alla partnership dell’associazione “Vivere In”, con l’apporto della referente di Lamezia prof. Di Cello e del presidente dell’associazione dr. Di Leo, il quale pone in evidenza alcuni aspetti numerici della ludopatia: “In Calabria sono stati spesi nel gioco 535 milioni di euro, 100 milioni nella sola Lamezia. Il gioco si diffonde molto in ambienti giovanili considerando i vari siti di gioco online, per questo per noi è molto importante la collaborazione con le scuole”.

Gli aspetti più tecnici della questione sono stati affrontati dal dr. Pullia del Ser.D di Lamezia: “La predisposizione al gioco è oggetto di studio delle neuroscienze. La programmazione informatica sta sviluppando software che tendono a manipolare, assuefacendole, alcune aree del cervello. Le prime vincite – spesso di buona entità – fanno sì che le persone diventino dipendenti dalle slot e dai loro colori, studiati appositamente per stimolare le vie neuronali e invogliare i giocatori a non staccarsi dalla macchina”.
L’allestimento della mostra è stato affiancato da un confronto diretto degli studenti con la ludopatia, grazie a testimonianze dirette dei pazienti e alla somministrazione di alcuni questionari informativi, i quali risultati sono stati illustrati dagli studenti stessi a termine della conferenza stampa.