Lamezia: domani ultimo incontro all’Uniter con Gianluca Santise

Lamezia Terme – Si terrà domani alle ore 17.30 nella sede dell’Università della terza età e del tempo libero di Lamezia Terme l’ultimo incontro culturale promosso dall’Uniter per il 30esimo anno accademico. Per l’occasione si terrà l’incontro insieme al cardiochirurgo dell’ospedale Sant’Anna di Catanzaro Gianluca Santise, che ha scritto il libro “Cento Battiti”, con cui dialogheranno il presidente dell’Uniter prof. Italo Leone e la responsabile culturale prof.ssa Costanza Falvo D’Urso. In particolare, il dottore Santise è un medico napoletano, cardiochirurgo, che ha lasciato la sua città per soddisfare la sua voglia di conoscenza. A Roma per la specializzazione in cardiochirurgia, da li a Londra per una fellowship sui trapianti toracici, dove vive da vicino le esperienze dei pazienti trapiantati, poi è la volta di Palermo, qui matura la voglia di esplorare a fondo il mondo dei trapianti, dalla chirurgia alle implicazioni psicologiche ed inizia così la stesura del suo romanzo. Dopo circa dieci anni di lavoro a Palermo, nel più importante centro trapianti della Sicilia, si trasferisce a Catanzaro per continuare la sua attività di cardiochirurgo e dedicarsi alla scrittura. Santise ha scritto infatti il romanzo “Cento battiti”, dove è il cuore stesso a raccontare dal suo punto di vista, quello che accade durante e soprattutto dopo un trapianto di cuore. L’autore usa questo artificio letterario, il cuore-narratore per vivere in prima persona l’avventura di una vita che rinasce. Il cuore trapiantato si trova a confrontare la vita di prima, con la nuova realtà notando tutte le differenze. Il suo primo ospite, quello naturale, era un giovane rampante e spregiudicato brocker londinese con una vita opposta a quella di Bill un italiano immigrato a Londra che vive una vita semplice con la sua famiglia.
Il romanzo è una analisi psicologica della malattia, della guarigione, della speranza, della morte vista da vicino, fino alla vita che sboccia come le rose del giardino di Bill. Ma con il ritorno alla vita e alla normalità emergono paure ed ossessioni.
Il cuore è il centro della vita, è il motore del corpo umano, la pompa che permette la circolazione del sangue, ma è anche il simbolo dell’amore, lo scrigno nascosto dei sentimenti, spesso identificato con l’animo umano.
Cosa accade quanto un cuore viene trapiantato, quando abbandonando una vita ne alimenta un’altra, con una nuova linfa vitale? In questo caso resta solo un muscolo che pompa il sangue oppure è qualcosa di più che va oltre la sua funzione meccanica?
Il trapianto è una sfida tra chirurgia e psicologia, medicina e fede, in cui la morte si compiace di venire incontro alla vita. Cosa resta di chi con un gesto d’amore dona la vita, cosa resta dei suoi pensieri, delle sue passioni?
Un cuore trapiantato batte sempre allo stesso modo. Cento battiti al minuto, fissi, costanti, imperturbabili. Perché ha perso le connessioni nervose dopo il trauma della chirurgia. Viene fermato, raffreddato, prelevato e poi ricucito in un altro corpo.
Questo accade al cuore di un giovane ed affermato broker londinese, spregiudicato e amante dei motori. In una delle sue solite notti di eccessi e donne, con la sua macchina sportiva sbanda a centotrenta miglia orarie e si schianta contro un albero. Quella notte il suo cuore viene prelevato e poi trapiantato nel petto di Bill, uomo semplice, figlio di immigrati, malato terminale. Cosa accade quando ricomincia a battere ed inizia una nuova vita? È proprio il cuore a raccontarlo. Il cuore, che prima batteva in un corpo atletico, pieno di alcol e cocaina, e che poi si ritrova in quello di uno sconosciuto che lentamente torna respirare, a camminare, a prendersi cura del suo giardino e delle sue figlie. È il cuore, che privo di connessioni nervose, come uno spettatore, racconta la disperazione, la rassegnazione, la corsia di un ospedale, la speranza, fino al ritorno alla normalità.
Un cuore che deve adattarsi ad una nuova condizione. Ad una vita che ricomincia a pulsare grazie a lui. Fino a quando un’ossessione non rischia di rovinare tutto.
Cento battiti al minuto, costanti ed invariabili, un cuore trapiantato è denervato, perché quando viene prelevato dal corpo del donatore tutte le connessioni nervose vengono recise e non ricucite. E così sembrano sparire le emozioni, quelle che ci fanno sentire il famoso tuffo al cuore, quelle che quando ci arrabbiamo ci fanno saltare il cuore dal petto!