Rifiuti: D’Alessi “modello milanese anche per Lamezia e hinterland”

Lamezia Terme – “Come per la capitale anche la nostra città è chiamata a fare fronte, periodicamente, alle emergenze causate dalla mancata raccolta dei rifiuti. Le responsabilità sono molte e attribuibili a più attori, talvolta purtroppo assistiamo ai risultati del lancio del sacchetto in quanto proprio per mal costume in tanti abbandonano i rifiuti in ogni dove ma non è solo questo sicuramente la causa del problema. La parola ‘rifiuti zero’ rimane utopia se continuiamo a tirare a campare e non programmiamo seriamente come gestire la situazione dei rifiuti”. Lo sostiene Antonio D’Alessi, responsabile Accademia Federale Lega-Calabria.
“Il tempo è finito! – aggiunge – E le riaperture temporanee delle discariche con l’ampliamento della capacità volumetrica non risolve di certo il problema anzi lo sposta solo in avanti nel tempo. Quante cose ci saranno da gestire in futuro? Quante altre discariche ancora possiamo riaprire? Non credo molte! E poi? Ne costruiremo delle nuove? Dobbiamo superare le resistenze politiche e culturali contro il progresso e le nuove tecnologie, è necessario, per il futuro dell’Ambiente, porre in essere azioni risolutive ed adottare le più innovative tecnologie per il trattamento dei rifiuti o rischiamo di esserne sommersi. Guardare al futuro con strategie lungimiranti altrimenti il futuro possiamo immaginarlo come spesso vediamo la nostra città con la differenza che dobbiamo abituarci a vivere questa disgustosa situazione tutti i giorni. Occorre in primo luogo puntare sull’economia circolare dove i rifiuti diventano materia prima abbandonando l’economia lineare con la quale oggi siamo abituati a vivere e consumare non più sostenibile. Immaginare un mondo senza rifiuti e veramente difficile ma possiamo impegnarci attivamente per evitare la costruzione di nuove discariche e vedere le nostre strada invase dai rifiuti e dai ratti. È urgente investire in formazione per la riduzione della produzione dei rifiuti e creazione di nuovi e innovativi impianti, promuovere l’uso dei materiali biodegradabili, promuovere iniziative plastic-free e sensibilizzare al non utilizzo dei materiali usa e getta. Importante aprirsi anche alla produzione di prodotti locali e a km ‘Zero’ localmente dal produttore al consumatore evitando l’utilizzo degli imballaggi plastici”.
“Il modello Milano – continua – prevede più passaggi quali: togliere i cassonetti, potenziare al massimo la raccolta differenziata porta a porta, costruire le seguenti tipologie d’impianti: biogas che possano lavorare la frazione organica per produrre energia elettrica o biometano che anderebbe ad alimentare il parco mezzi utilizzati per la raccolta stessa dei rifiuti; Termovalorizzazione dove viene indirizzata la parte non più differenziabile per evitare che finisca in discarica. Termovalorizzatore costruito con le più moderne tecnologie come è stato fatto anche nella città di Copenaghen come quello di Brescia dove si trova il più grande d’Italia. Quest’ultimi sono tasselli fondamentali per l’economia circolare e possono integrarsi positivamente con il territorio dall’energia termica prodotta è possibile produrre elettricità consentendo di immettere nella rete elettrica nazionale energia pulita non prodotta da fonti fossili. Purtroppo la frazione indifferenziabile degli R.S.U. ci sarà sempre anche se ci auguriamo il minimo possibile”.
“Questo modello inoltre – conclude – è in grado di generare anche occupazione e creare un vero e proprio indotto economico, risollevare la situazione economica di tanti lavoratori e con conseguente risparmio di tariffe garantendo una migliore qualità della vita e dell’ambiente. Nulla deve andare più in discarica”.