Covid a Lamezia, appello del centrosinistra sulla sanità: “Agire in fretta”

Lamezia Terme – Un appello, al ministro della salute Speranza, al commissario ad acta Cottocelli e al presidente f.f. della Regione Calabria Spirlì sulla situazione sanitaria a Lamezia e nel lametino, è quello lanciato dal movimento “Nuova Era”, dal movimento Lamezia Bene Comune e dal Partito Democratico di Lamezia Terme
“Il report dell’Istituto Superiore di Sanità di ieri – precisano – sulla diffusione dell’epidemia in Italia nell’ultima settimana indica la nostra Regione tra quelle ad alto rischio per le quali può profilarsi il cosiddetto scenario 4, vale a dire “una situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo”, con un indice di trasmissione Rt pari a 1,84, superiore a quello di Regioni “avanzate” sul piano sanitario come l’Emilia Romagna. Nelle giornata di ieri sono stati individuati 239 nuovi contagi, con una nuova vittima che porta il totale a 114. Sono tornati a salire (+2) i ricoverati in terapia intensiva che adesso sono 9 e crescono anche i ricoverati in reparto, 142 (+8)”.
“Al di là dei meri numeri – affermano – e soprattutto della tenuta delle terapie intensive che, secondo quanto emerge dal report pubblicato oggi, in Calabria sono occupate al 5% del totale dei posti attivati e attivabili, l’ultimo bollettino dell’istituto superiore della sanità suona chiaramente come “un’ultima chiamata”. Non c’è più tempo per aspettare!! Sono lampanti – aggiungono – i ritardi e la mancata pianificazione di una seconda ondata autunnale dell’epidemia prospettata dalla stragrande maggioranza degli esperti e che proprio la nostra Regione, una delle meno colpite dalla prima ondata e tra le prime ad aver raggiunto contagi zero nella scorsa primavera, avrebbe potuto affrontare nei modi e nei tempi giusti, mettendo in atto tutte le misure necessarie in termini di potenziamento della terapie intensive, rafforzamento della sanità territoriale come primo soggetto dell’attività di tracciamento e di monitoraggio, realizzazione di nuovi centri Covid”.
“Non è il momento delle analisi sul passato, che pur andranno fatte in altri momenti. E’ il momento dell’azione. Quanto accaduto a Lamezia – proseguono – quarta della città della Calabria, con una popolazione di oltre 70mila abitanti e un ospedale che serve un comprensorio di oltre 140mila abitanti, è emblematico della stato emergenziale di completa impreparazione con cui la Calabria sta entrando nel cuore della seconda ondata. Senza colpevolizzare nessuno, anzi dando merito agli eccellenti professionisti dell’ospedale di Lamezia e del dipartimento di prevenzione dell’Asp di Catanzaro che stanno combattendo una guerra con poche armi e senza mezzi, occorre segnalare quanto accaduto nei giorni scorsi”.
“C’ è stato un ritardo – fanno notare – di ben tre giorni tra l’accertamento dei positivi da parte del dipartimento di prevenzione e la comunicazione formale al sindaco, che ha il dovere di provvedere poi ad informare i cittadini. Il bollettino quotidiano di martedì 27 ottobre segnalava meno della metà dei contagi effettivi, poi comunicati tre giorni dopo. Questo significa chiaramente che sul territorio di Lamezia e dell’hinterland è completamente saltato il sistema di tracciamento dei contatti, le disposizioni per la quarantena e gli isolamenti domiciliari vengono emanate con ritardi inaccettabili, il rischio concreto è quello di avere in giro persone asintomatiche potenzialmente e inconsapevolmente contagiose”.
“Allarmanti – precisano ancora – sono i dati relativi ai contagi tra il personale sanitario dell’ospedale di Lamezia, con i rischi che ne derivano anzitutto per la salute degli operatori e delle loro famiglie e per le potenziale ricadute su un sistema già al collasso: immaginiamo come si possa affrontare una nuova ondata epidemica con gran parte del personale in quarantena o isolamento. A ciò si aggiungono i ritardi per l’effettuazione e la processazione dei tamponi, visto che i macchinari presenti nell’ospedale di Lamezia riescono a processare ad oggi meno di 100 tamponi al giorno. Persone in isolamento domiciliare con contatti positivi che non hanno la possibilità di soggiornare in altra abitazione ai quali non viene effettuato il tampone, con il conseguente aumento dei contagi inter-familiari. Tutto questo ha un impatto devastante sulle persone e le loro famiglie e blocca di fatto tutto il sistema: abbiamo ancora oggi intere classi in isolamento che non possono tornare a scuola perché non vengono effettuati i tamponi a bambini, genitori o docenti entrati in contatto con soggetti positivi”.
E affermano “Alla luce dell’incontro avuto nella giornata di ieri insieme alla commissione sanità del Comune di Lamezia Terme con il generale Saverio Cotticelli, chiediamo, senza più tentennamenti e ritardi: si mettano gli operatori dell’ospedale di Lamezia Terme e del dipartimento di prevenzione dell’Asp di Catanzaro nelle condizioni di lavorare nella massima sicurezza, dotandoli di dispositivi di protezione adeguati, migliorando i percorsi differenziati all’interno del nosocomio lametino, migliorando la comunicazione tra Asp e Comune ai fini dell’indispensabile trasparenza dei dati in questa fase delicatissima; la terna commissariale dell’Asp di Catanzaro sblocchi immediatamente le assunzioni del personale per l’ospedale e il dipartimento di prevenzione, attuando ogni sforzo possibile per sopperire a una carenza d’organico che ha reso la situazione ingestibile e senza alcun margine di miglioramento”.
E ancora “Riaprire il reparto di malattie infettive e di microbiologia dell’ospedale di Lamezia Terme, per far fronte a una carenza di posti letto per i ricoveri ordinari Covid sul territorio provinciale che ormai è un dato di fatto, come denunciato dal direttore del centro Covid e Malattie Infettive del “Pugliese Ciaccio” Lucio Cosco. Potenziare il sistema dei tamponi, arrivando a un minimo di 150 tamponi processabili ogni giorno all’ospedale di Lamezia; alla luce della disponibilità dichiarata dai medici di medicina generale della città di Lamezia Terme, ai quali va il ringraziamento di tutta la comunità, si mettano i medici di famiglia nelle condizioni di poter effettuare i tamponi ai loro pazienti per poter “liberare” dal sovraccarico le strutture dell’ospedale e rispondere in maniera più tempestiva, cercando di “stare al passo” della diffusione del contagio. Prioritariamente si mettano i medici nelle condizioni di operare in massima sicurezza, con i dispositivi e tutte le misure di protezione necessarie. Potenziare le Unità Sanitarie di continuità assistenziale, oggi solo cinque nella provincia di Catanzaro. Come dimostrano esperienza di realtà ben più grandi della nostra Regione e con numeri di contagio più importanti, la possibilità di curare i pazienti Covid asintomatici e paucisintomatici a casa è la chiave di volta per non sovraccaricare gli ospedali e consentire un servizio adeguato a quanti hanno effettivamente bisogno di cure più complesse”.
“E’ l’ “ultima chiamata”. Perdere altro tempo significa provocare danni irreversibili sulla pelle dei cittadini calabresi che, nella passata primavera, hanno dimostrato grande senso di responsabilità e maturità nell’affrontare l’ondata epidemica. La situazione emergenziale di Lamezia e del lametino – concludono – è la chiara rappresentazione di tutta la situazione calabrese. Chiediamo risposte celeri. Non c’è più tempo per aspettare”