Giorno del Ricordo, Il gruppo Lega Lamezia commemora i Martiri delle Foibe
Lamezia Terme – Come ogni anno, in occasione del Giorno del Ricordo, assieme ai rappresentati istituzionali, Domenico Furgiuele e Consigliere Pietro Raso, i militanti della segreteria cittadina di Lamezia Terme hanno deposto una corona di fiori presso la stele di Via Martiri delle Foibe.Il “Giorno del Ricordo” è un appuntamento istituito con la legge 30 marzo 2004 dal Parlamento italiano, per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.Furono, infatti, oltre 250 mila gli esuli dell’Istria, della Dalmazia e della città di Fiume che, in conseguenza di un trattato di pace particolarmente gravoso per l’Italia, dovettero abbandonare le loro terre, lasciandosi alle spalle dolore e morte, nella drammatica ed assoluta incertezza del proprio futuro e di quello delle loro famiglie. A muoverli il pericolo delle violenze titine e, soprattutto, la ferma volontà di non rinunciare alla propria identità nazionale.
Lamezia Terme – Come ogni anno, in occasione del Giorno del Ricordo, assieme ai rappresentati istituzionali, Domenico Furgiuele e Consigliere Pietro Raso, i militanti della segreteria cittadina di Lamezia Terme hanno deposto una corona di fiori presso la stele di Via Martiri delle Foibe.Il “Giorno del Ricordo” è un appuntamento istituito con la legge 30 marzo 2004 dal Parlamento italiano, per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.Furono, infatti, oltre 250 mila gli esuli dell’Istria, della Dalmazia e della città di Fiume che, in conseguenza di un trattato di pace particolarmente gravoso per l’Italia, dovettero abbandonare le loro terre, lasciandosi alle spalle dolore e morte, nella drammatica ed assoluta incertezza del proprio futuro e di quello delle loro famiglie. A muoverli il pericolo delle violenze titine e, soprattutto, la ferma volontà di non rinunciare alla propria identità nazionale.
