Lamezia Terme – Da sempre, la città di Nicastro prima e Lamezia Terme dopo è stata il punto di riferimento dell’intero hinterland e non solo. La città della Piana deteneva la leadership del commercio, il magnifico teatro “Grandinetti” (sempre in funzione) attraeva spettatori anche dalla vicina Catanzaro, ben cinque sale cinematografiche in piena attività, i corsi Numistrano e G. Nicotera (salotti della Città) pullulavano di intere famiglie per la passeggiata serale e festiva e tanto altro di bello che facevano di Lamezia Terme un città piena di vita. Per non parlare poi del famoso Giugno Nicastrese, che attirava decine di migliaia di persone provenienti da tutta la Calabria e non solo. Di tutto questo oggi non rimane più nulla, il punto di riferimento si è spostato su Maida grazie alla politica miope e all’incapacità delle Amministrazioni comunali e delle gestioni Commissariali straordinarie, che da trent’anni circa ad oggi si sono avvicendati. Un tempo in Lamezia: la Standa, l’Upim, l’OVS, i grandi magazzini Rinascenza, i grandi magazzini Furci, la Talmone, la Perugina e una miriade di boutique e negozi di tutti i generi e di tutte le dimensioni la facevano da padrona. Oggi corso Numistrano, corso G. Nicotera, via XX Settembre e le rispettive traverse di queste due ultime, stanno cambiando la fisionomia. Non sono più le strade dove, come accadeva nei tempi passati, trovare un locale in locazione era una mera impresa. La crisi in atto da qualche anno (aggravata in questo periodo dalla pandemia), il commercio online, il costo degli affitti che rimangono alti e soprattutto la realizzazione nel 2003 del centro commerciale “Due Mari” sul territorio di Maida a pochi chilometri dal centro di Lamezia, spingono quotidianamente i grandi marchi ad abbandonare definitivamente la città della Piana. Si corre il rischio che altri grandi marchi lussuosi, che un tempo avevano scelto di mettere le radici a Lamezia Terme riconoscendo la centralità e l’importanza della Città, lascino definitivamente la Stessa. Cade definitivamente il tabù che vedeva corso Numistrano, corso G. Nicotera, via XX Settembre e le rispettive traverse come le strade delle griffe e dei brand di lusso. American Jans, Calzedonia, Camomilla, Kappa, Bata, Primadonna Collection, Penny Black, Max&Co, Persona by Marina Rinaldi, Particolari, Carpisa, Stefanel, Momenti, Valleverde e tanti altri hanno salutato definitivamente Lamezia, per spostarsi in gran parte al “Due Mari”. La conferma che proprio quest’ultimo sia soprattutto la causa del fallimento del commercio lametino, ci vien data in questo periodo di pandemia in cui i fine settimana i centri commerciali sono rimasti chiusi. Infatti, la città di Lamezia si è riappropriata di quella vita scippata dal centro commerciale “maidoto”. La città della Piana forse è l’unica tra le città di medie e grandi dimensioni a non avere sul proprio territorio una struttura del genere. Eppure, oltre 15 anni orsono aveva avuto una grossa opportunità , ossia la realizzazione del grande outlet “Borgo Antico” in via del Progresso. Aver detto no al grande outlet dell’imprenditore catanzarese Floriano Noto da parte dell’Amministrazione guidata dal Prof. Gianni Speranza, ha significato perdere un investimento di 80 milioni di euro circa, 1000 lavoratori locali occupati di cui 500 subito, 1.000.000 di visitatori annui dall’intero sud Italia, entrate milionarie di IMU per le casse comunali e prestigio per la città della Piana. Nascono spontanee alcune domande: perché il sindaco Speranza rifiutò tale investimento? Perché non mise in atto l’istituto del referendum, per far decidere i lametini? Chi autorizzò per le vie del centro la scellerata manifestazione contro la realizzazione del Borgo Antico? Manifestazione organizzata dalle varie sigle sindacali dei commercianti e alla quale parteciparono: commercianti locali, imprenditori che su Maida e Feroleto avevano investito e politici lametini senza scrupoli, che nulla hanno fatto per lo sviluppo di Lamezia. Perché fu data la possibilità ad alcuni Sindaci del comprensorio lametino (alcuni dei quali ebbero un proprio tornaconto per le attività commerciali realizzate a breve distanza da dove sarebbe dovuto sorgere il grande outlet) di partecipare alla stessa manifestazione e di occupare in modo simbolico la sala del consiglio comunale di Lamezia, per dire no alla realizzazione del grande outlet? Tutto questo e a dir poco solo e soltanto vergognoso. Bisogna arrestare immediatamente quest’emorragia di negozi verso altri lidi e arginare il fenomeno delle chiusure degli stessi, altrimenti Lamezia nel giro di uno o due anni al massimo, diventerà un deserto. Non bisogna dimenticare che ogni negozio attivo, è un presidio di legalità. Pertanto, è necessario e urgente che la gestione Commissariale in carica adesso e la futura Amministrazione comunale dopo, aprano un tavolo di concertazione con i proprietari dei locali vuoti e con gli imprenditori che intendono investire su Lamezia, affinché ognuno faccia la parte che le compete. Bisogna riaprire il dialogo con l’ing. Noto, affinché quest’ultimo investa nella nostra città sul terreno di sua proprietà in via del Progresso, e non allontanarlo sempre più. Lamezia deve riappropriarsi dell’importanza e della centralità che ha sempre avuto e che da circa 20 anni ha consegnato a Maida e dintorni. Non è più possibile che i lametini per assistere ad una proiezione cinematografica, devono recarsi al “Due Mari” perché nella nostra città non esiste più un cinema. Anche Lamezia deve avere il suo centro commerciale o il suo outlet con annesse sale cinematografiche. Basta con la politica del rifiuto come è stato fatto anche per il grosso investimento sull’area dell’ex zuccherificio. Quanto sarebbe bello un centro commerciale con negozi di alta moda presso quel magnifico palazzo antico, che un tempo fu sede di Corte d’Assise, situato in piazza P. Ardito vicino all’obelisco della Madonnina! Si contattino immediatamente grossi gruppi quali Ikea, Coin, Rinascente, Zara, Euronics, ecc. affinché investano a Lamezia per farla diventare un grande centro commerciale all’aperto. Purtroppo, lo sviluppo di Lamezia è stato bloccato da un Piano Rgolatore Generale (oggi PCS) “ingessato” redatto dall’allora amministrazione comunale guidata dalla dottoressa Lo Moro. Piano che destina i terreni adiacenti alla via del Progresso un uso agricolo, e che ha fatto sì che molti imprenditori locali e non si riversassero sui comuni vicini per realizzare attività produttive. Eppure, esiste una legge dello Stato che nei comuni ove il tasso di disoccupazione è alto (il caso di Lamezia), permette a chiunque voglia investire in attività produttive e di conseguenza occupare manodopera locale, di realizzare il proprio sogno anche su terreni agricoli dopo aver chiesto e ottenuto il cambio di destinazione d’uso. Pertanto, gli imprenditori lametini e non, alcuni dei quali hanno fatto fortuna proprio nella città della Piana, invece di investire nei comuni limitrofi e far morire così la Città, si avvalgano della legge esistente, come probabilmente ha avrà fatto l’ing. Noto. Non bisogna dimenticare che negli anni passati, molti amalfitani quali: Amatruda, Arpaia, Lucibello, Colavolpe e tanti altri di altre regioni (come Giglio dalla bellissima Puglia) e altri comuni del comprensorio lametino, hanno preferito investire a Nicastro prima e Lamezia Terme dopo, proprio per la fertilità commerciale che la Città possedeva. Per rilanciare il commercio a Lamezia, bisogna essere tutti uniti: politici, imprenditori, proprietari di locali ad uso commerciale e Amministrazione comunale, ma un sentito appello è rivolto soprattutto ai cittadini di Lamezia che devono aiutare il commercio locale, acquistando e spendendo nella città della Piana.
Francescantonio Mercuri