Lamezia Terme – “Il mondo intero, da più di due anni a questa parte, sta attraversando momenti davvero difficili. A causa dell’esplosione della pandemia da Covid-19 tutta l’umanità si sta confrontando con un periodo di grande incertezza, di pericolo, di paura, di angoscia, per sé, per i propri cari, per tutti; stiamo tutti vivendo momenti di preoccupazione per la nostra vita. Gli eventi, sovente, ci spingono a chiuderci, trincerandoci, vuoi per difesa della nostra vita personale, vuoi anche perché temiamo per la vita degli altri”. Sono le parole del Vescovo Giuseppe Schillaci nell’annuale messaggio per la Santa Pasqua in un periodo difficile ancora segnato dalla pandemia e dalla guerra.
“Il mio auspicio – prosegue nella lunga lettera ai fedeli – lungo è che sia questo principio a guidare le scelte personali, ma in particolare quelle istituzionali: la tutela delle persone più fragili, più vulnerabili, più bisognose, più povere. La morte, purtroppo, con la pandemia ha bussato alle porte delle nostre case, molte volte e in molti modi: quanti parenti, amici, conoscenti; tanti, troppi. Una pandemia che ha portato dolore, sconforto, paura, smarrimento, tristezza; credevamo fosse, come lo è ancora, cosa molto gravosa e preoccupante, ma come se non bastasse ecco presentarsi un’altra calamità: una guerra. Quest’ultima si aggiunge alle tante guerre a pezzi, come più volte ci ricorda papa Francesco, combattute e spesso censurate, nel nostro tempo e sul nostro pianeta. Faremmo bene tutti a ripudiare definitivamente la guerra in ogni sua forma, a partire dal nostro pensare, dal nostro modo di parlare, per giungere ai nostri comportamenti. Da diversi giorni, ormai, non si parla altro che di scontri, e non vediamo altro che immagini, purtroppo reali, di battaglia, di distruzione, e ancora di morte; sto dicendo di un conflitto che covava da anni in seno all’Europa: tra Russia e Ucraina”.
Il Vescovo invita a riflettere: “per questo è sempre più urgente, da parte nostra, ritrovare il significato più profondo della nostra esistenza, che può, certamente, aiutarci a capire che non si vive pensando prima di tutto all’altro come a un nemico o a una minaccia per la nostra (la mia) esistenza personale, per il nostro (il mio) gruppo, per la nostra (la mia) comunità. L’altro e gli altri non esistono per togliere qualcosa alla mia, alla nostra e all’altrui esistenza, ma per arricchirla sempre di più. L’altro è un dono, è una risorsa. Siamo circondati di doni, di risorse infinite. L’altro è una persona da considerare sempre come un fine mai come un mezzo. La diversità di cultura, di razza, di lingua, di religione, di sesso, fanno la ricchezza e la bellezza della nostra umanità. Il pericolo nasce quando si afferma il pensiero unico, l’omologazione; quando prevale quella visione totalitaria che non solo nega la diversità e la pluralità, ma impedisce che le alterità, presenti in natura e nella vita in generale, possano esprimersi, manifestarsi e svilupparsi nella loro unicità e originalità. Perciò è sempre più urgente educare all’inclusione e all’accoglienza di colui che è diverso, che è altro da me perché unico. In questo senso l’altro viene sempre prima di me!”. E, conclude sul tema con un invito: “Dilatiamo gli orizzonti personali, sociali, culturali, religiosi. Non smettiamo di pensare in grande. Non smettiamo di sognare in grande”.