Crotone – È ufficiale: Mons. Serafino Parisi, Vescovo Eletto di Lamezia Terme, verrà consacrato nella Cattedrale di Santa Severina che, cosa davvero singolare, è sempre stata arcidiocesi sin dalla sua fondazione. Una scelta, dunque, dettata dal legame affettivo con il luogo natio, ma al tempo stesso per via dei ricchi di significati storici come illustreremo di seguito.
La più antica menzione della sede di Santa Severina si trova nella «Notitia Episcopatuum» redatta dall’imperatore bizantino Leone VI (886-912) e databile all’inizio del X secolo.
La stessa «Notitia Episcopatuum» attribuisce a Santa Severina quattro diocesi suffraganee: Umbriatico (di cui fu Vescovo Mons. Francesco Maria Loyero nel 1721 che nel 1731 venne promosso alla Diocesi di Nicastro), Cerenzia, Gallipoli e Isola.
Nei secoli successivi alla provincia ecclesiastica verranno aggiunte anche Belcastro (XII secolo), Strongoli (XII secolo), San Leone (XIII secolo) e Cariati (XV secolo), mentre Gallipoli ne verrà esclusa.
Nel cosiddetto battistero della cattedrale si trova il nome di Giovanni, che fece costruire la cattedrale, attorno all’895, in concomitanza con l’erezione dell’arcidiocesi: è il primo arcivescovo di Santa Severina. Nella cattedrale “vecchia”, costruita nell’XI secolo, si trova il nome dell’arcivescovo Ambrogio, promotore del nuovo edificio (1036), che fu cattedrale fino al 1274.
Con l’arrivo dei Normanni, l’arcidiocesi passò progressivamente al rito latino. Tuttavia perdurò la presenza del rito e delle tradizioni greche: ancora durante il pontificato di papa Innocenzo III (inizio XIII secolo) i canonici della cattedrale di rito bizantino erano esentati dalle leggi canoniche relative al celibato.
La storia dell’arcidicocesi di Santa Severina è davvero densa di avvenimenti e costituisce una delle più avvincenti e privilegiate in territorio calabrese.
Nel XVI secolo un suo arcivescovo, Giovanni Battista Orsini, prese parte al Concilio di Trento e a lui si deve la stesura dei canoni riguardanti il matrimonio. Il suo successore Giulio Antonio Santorio contribuì a risolvere il problema dei fedeli di rito bizantino e istituì il seminario diocesano di Santa Severina. Nel 1571, sempre sotto il suo episcopato, fu soppressa la diocesi di San Leone e il suo territorio fu aggregato all’arcidiocesi.
Il 27 giugno 1818, in forza della bolla «De utiliori» di papa Pio VII, la diocesi di Belcastro fu soppressa ed il suo territorio unito a quello dell’arcidiocesi di Santa Severina. A seguito di altre soppressioni, la provincia ecclesiastica severinate comprendeva solamente la diocesi di Cariati. A partire dagli ultimi anni del XIX secolo, la cattedrale fu interessata da importanti lavori di restauro e recupero archeologico che permisero di collocare meglio l’evoluzione architettonica della cattedrale nel corso dei secoli così come la sua cronotassi episcopale. Tali ricerche, culminate con la fondazione di una rivista storica (con sede presso la cattedrale) chiamata «Siberene», si devono all’interesse dell’allora vicario Antonio Pujia, testata di cui Mons. Parisi è diventato direttore responsabile, essendo egli giornalista – pubblicista (il primo nella storia della Diocesi di Nicastro-Lamezia).
Il 6 gennaio 1952, con la bolla «Romanis Pontificibus» di papa Pio XII, fu soppressa la provincia ecclesiastica di Santa Severina. Questa, mantenendo la dignità arcivescovile, divenne immediatamente soggetta alla Santa Sede, mentre la suffraganea Cariati fu soggetta alla sede metropolitana di Reggio Calabria, che rimase così l’unica metropolia della Calabria.
Dal 1925 al 1946 Crotone fu unita in persona episcopi con l’arcidiocesi di Santa Severina, unione che ebbe termine con la nomina di Pietro Raimondi, che per 25 anni governò la sola diocesi di Crotone.
Il 21 dicembre 1973, con tre nomine distinte, Mons. Giuseppe Agostino fu nominato arcivescovo di Santa Severina, vescovo di Crotone e vescovo di Cariati, unendo così in persona episcopi le tre sedi. L’unione con Cariati durò fino al 1979.
Il 4 aprile 1979, con la bolla «Quo aptius» di papa San Giovanni Paolo II, la diocesi di Cariati ha ceduto il territorio dei comuni in provincia di Catanzaro, tra cui anche le antiche città episcopali di Cerenzia, di Umbriatico e di Strongoli, alla diocesi di Crotone, che a sua volta cedette la parrocchia San Leonardo di Cutro all’arcidiocesi di Santa Severina.
Il 30 settembre 1986, con il decreto «Instantibus votis» della Congregazione per i Vescovi, le due sedi di Santa Severina e Crotone, già unite in persona episcopi dal 1973, furono unite con la formula plena unione e la circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome attuale, conservando il titolo arcivescovile che apparteneva alla sede di Santa Severina. L’arcidiocesi mantenne la suffraganeità con l’arcidiocesi di Reggio Calabria, contestualmente rinominata «Arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova».
Tra il 1988 ed il 1989 si è celebrato il primo sinodo dopo l’unione delle due sedi episcopali.
Il 12 marzo 1988, con la lettera apostolica «Croton urbs», papa Giovanni Paolo II ha confermato la Beata Maria Vergine di Capocolonna patrona principale dell’arcidiocesi.
Il 30 gennaio 2001 l’arcidiocesi è entrata a far parte della provincia ecclesiastica dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace con la bolla Maiori Christifidelium di papa Giovanni Paolo II.
Mons. Parisi è stato ordinato presbitero dall’Arcivescovo Mons. Giuseppe Agostino che ha lasciato un segno indelebie nella storia di queste comunità.
Lodevole, dunque, la scelta di Mons. Parisi di farsi consacrare in un ruolo ricchissimo di storia e a tratti senza precedenti che, tra l’altro, offre una splendida cornice: la Cattedrale di Santa Severina, infatti, è una delle più belle dell’intera regione con una piazza imponente che farà da adeguato palcoscenico per i fedeli che accorreranno numerosi sia da Crotone che da Lamezia, e che si uniranno ai concittadini del novello Vescovo.
Massimo Iannicelli