Lamezia Terme – “Leggo sulla stampa che, come di consueto, tra novembre e dicembre l’Asp di Catanzaro ha liquidato circa 60 mila euro a fronte di 1.119 prestazioni intramoenia, cui l’utenza è dovuta ricorrere per evitare le liste di attesa insostenibili e, molto spesso, incompatibili con uno stato di malattia che non permette il lusso di attendere. Come noto il medico prescrittore nell’indicare nell’impegnativa il quesito che motiva la richiesta di effettuare la prestazione sanitaria individua anche la classe di priorità. Quest’ultima definisce i tempi di accesso alle prestazioni sanitarie così classificate: “U” (urgente) prestazione da eseguire nel più breve tempo possibile e, comunque, entro 72 ore; “B” (breve) prestazione da eseguire entro 10 giorni; “D” (differibile) prestazione da eseguire entro 30 giorni se trattasi di visite, mentre 60 giorni se si discute di accertamenti diagnostici; “P” (programmata) da eseguirsi entro 180 giorni” è quanto si legge in una nota di Lucia Alessandra Cittadino Consigliere Comunale Gruppo Consiliare “Nuova Era”.
“Bene, dai dati pubblicati, appare evidente – aggiunge – che l’Asp di Catanzaro continui a non rispettare tali indicazioni e nei casi in cui riesca lo faccia, molto spesso, indirizzando i malcapitati di turno a Soverato, Girifalco, Soveria, con conseguenti disagi logistici e familiari. E’ bene sapere che l’art. 3, comma 10, D. Lgs. 124/1998 prevede che “le regioni disciplinano i criteri secondo i quali i direttori generali delle aziende unità sanitarie locali ed ospedaliere determinano, entro trenta giorni dall’efficacia della disciplina regionale, il tempo massimo che può intercorrere tra la data della richiesta delle prestazioni di cui ai commi 3 e 4 e l’erogazione della stessa. Di tale termine è data comunicazione all’assistito al momento della presentazione della domanda della prestazione, nonché idonea pubblicità a cura delle aziende unità sanitarie locali ed ospedaliere”. Chiedo dunque al Commissario Straordinario dell’Asp di Catanzaro se abbia rispettato il suddetto articolo di legge ai sensi dei commi 10 e 11 di cui all’art. 3, comma 10, D. Lgs. 124/1998, fondamentale per capire se ci sia o meno un rispetto delle procedure e dei tempi”.
“Al contempo – precisa ancora – si rende edotti i cittadini che possono esercitare un diritto fondamentale che gli consente, qualora l’attesa della prestazione richiesta si prolunghi oltre il termine fissato, ex art. 3, comma 13 del Decreto Legislativo, di chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività libero professionale intramuraria. Dinanzi dunque all’incapacità dell’Asp di Catanzaro di garantire il Diritto alla Salute disciplinato dall’Art. 32 della Costituzione e nel rispetto dell’Art. 3 che prevede che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” invito i cittadini a seguire la procedura prevista dall’art. ex art. 3, comma 13 del D. Lgs. 124/1998, inondando l’ASP di Catanzaro di richieste di autorizzazione prima di effettuare prestazione in intramoenia, e richiesta di rimborso dopo aver effettuato la visita o anche eventuali accertamenti diagnostici. Per le prestazioni già pagate si suggerisce di inoltrare ugualmente richiesta di rimborso ed attendere eventuale diniego con sottese motivazioni. Il Gruppo Consiliare “Nuova Era” – conclude – sosterrà ogni tipo di intervento al fine di vedere riconosciuto il diritto alla salute. Magari, finalmente, qualcosa inizierà a cambiare ed i soldi delle nostre tasse restituiranno i servizi sanitari costituzionalmente garantiti anche ai Calabresi”.