Lamezia Terme – “La Chiesa, se non è sinodale, non è Chiesa. Oltre le necessarie celebrazioni e gli incontri che svolgeremo a livello parrocchiale, diocesano e nazionale, il cammino del Sinodo voluto da Papa Francesco per tutte le chiese del mondo deve portarci a cogliere la dimensione fondamentale della vita della Chiesa che è l’essere in comunione, il camminare insieme, la compartecipazione, la corresponsabilità. Tutto il nostro lavoro deve essere orientato ad assumere uno stile ecclesiale che è, appunto, stile sinodale”. Così il vescovo di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi che ha incontrato i referenti sinodali diocesani, nell’ambito del secondo anno del cammino sinodale: sulla base del testo “I cantieri di Betania” consegnato alle Chiese locali dalla Conferenza Episcopale Italiana, la diocesi lametina ha scelto di approfondire il cantiere delle diaconie e della formazione spirituale.
Il vescovo di Lamezia ha parlato di “un cammino da percorrere insieme, di una strada che non può essere fatta un pezzo da alcuni, un altro pezzo da altri, un’altra tappa da altri ancora, ma siamo chiamati a camminare insieme. Per noi sacerdoti sarebbe più sbrigativo prendere delle decisioni da soli. Ma non può funzionare così. Ciascuno di noi può avere, singolarmente, le migliori intuizioni ma queste devono radicarsi in un contesto reale, umano e comunitario. Un cammino in cui, come ci ricorda S. Paolo al capitolo quinto della lettera ai Tessalonicesi, occorre tenere il passo di chi è debole, di chi non ce la fa. Ciascuno di noi è chiamato con la propria soggettività a dare un contributo, non per portare avanti sé stesso o i propri progetti, ma per contribuire a un progetto comune”.
Per il vescovo Parisi, c’è una “logica da ribaltare” che è quella del “particolarismo, per cui io lavoro per me stesso, mi do da fare per me stesso e se rimane qualcosa la lascio agli altri, le “briciole” che cadono dalla tavola dei potenti. A volte ragioniamo così: a livello ecclesiale, sociale, politico. Sinodalità significa acquisire uno stile per cui io non annullo le mie particolarità ma le metto in comune e lavoro per il progetto di tutti. E quando io mi impegno per il progetto comune, questo ricade positivamente anche su di me”.
Ribadisce, Parisi, la centralità della formazione per tutti, anche alla luce delle iniziative avviate a livello diocesano, dalla scuola biblica alla prossima scuola di formazione per i ministeri, “formazione che deve riguardare tutti, sacerdoti, religiosi, diaconi, i ministeri istituiti, i singoli fedeli laici, perché tutti siamo chiamati a rispondere quella vocazione battesimale che è sacerdotale, profetica e regale”.
Commentando il passo del Vangelo di Luca dell’incontro di Gesù a casa di Marta e Maria, il vescovo di Lamezia Terme ha sottolineato come “non si tratti di una contrapposizione tra vita contemplativa e vita attiva, quasi come se nella comunità dovessero esistere due anime, una contemplativa e una attiva, distinte e separate. Nella vita del credente, non ci può essere dicotomia, un modo di essere o un altro: un’azione senza la contemplazione è come un attivismo senza identità, una contemplazione senza azione è una sorta di rifugio autoreferenziale che non ti fa assumere la tua responsabilità verso la storia. Il cristiano è colui che non si lascia schiacciare dalle prove e dalle preoccupazioni della vita, ma vive la vita, anche con le sue difficoltà, certo che da queste difficoltà è possibile raccogliere dei frutti. E la certezza deriva dall’aver scoperto ciò che è essenziale: l’ascolto della Parola del Signore, sedersi ai piedi di Gesù e ascoltare la sua Parola. Nella Parola si scopre ciò che è prioritario, ciò che è essenziale, nella Parola si scopre il cammino da compiere. Nella Parola si trova la forza per affrontare le sfide del mondo, partendo da ciò che essenziale e che noi sperimentiamo mettendoci alla scuola di Gesù”.
Ad introdurre l’incontro, insieme a Suor Elisabetta Torini coordinatrice della segreteria diocesana del Sinodo, Cinzia Calignano, componente della segretaria del Sinodo, che ha sottolineato come la scelta del cantiere sia in linea con l’azione pastorale sulla formazione avviata da vescovo Parisi, ribadendo l’esigenza di “vivere questo cammino sinodale non come un sovraccarico di cose da fare, ma dando uno stile nuovo a quello che già si fa nelle nostre comunità. Dalla prima fase di ascolto dello scorso anno, è emerso il grido dei giovani della nostra diocesi che chiedono di essere protagonisti della vita della comunità ecclesiale”.