Lamezia, disagi e criticità all’ospedale Giovanni Paolo II: chiesto incontro a garante alla Salute

Lamezia Terme – Con una lettera indirizzata al garante della Salute Anna Stanganelli, Felice Lentidoro e Fiore Isabella, rispettivamente coordinatore territoriale di Cittadinanzattiva e responsabile lametino del Tribunale dei diritti del malato, pongono l’accento sulle principali criticità dell’ospedale Giovanni Paolo II.
“Ci rivolgiamo a lei, in quanto garante alla salute – affermano – perché colti da un sentimento di crescente sfiducia verso le istituzioni locali e regionali che gestiscono la sanità pubblica nella nostra sfortunata regione. Lo facciamo come volontari di un’associazione che, nel suo statuto contempla due precisi obiettivi: garantire ai cittadini la possibilità di far valere le proprie istanze, fornendo loro accoglienza, ascolto, orientamento e mettendo loro a disposizione strumenti e opportunità per ottenere tutela e protezione dei propri diritti, se lesi; promuovere la partecipazione civica facendo sì che i cittadini stessi, informati ed affiancati, divengano i protagonisti stessi delle azioni di tutela in ambito sanitario”.
“Proprio per perseguire tali obiettivi ci prendiamo cura dei problemi che gli utenti ci segnalano, informando, tramite pec o tramite l’Ufficio Relazioni col Pubblico dell’Ospedale Giovanni Paolo II, i vertici dell’azienda che sistematicamente ci ignorano”. Da qui la segnalazione di una serie di disagi riscontrati dalle due associazioni: “Il cup di Lamezia Terme non riesce a prenotare visite specialistiche ed accertamenti strumentali in tempi decenti (alcune volte superiori ad un anno) o rinviati “sine die” per l’indisponibilità dell’agenda delle prenotazioni; la possibilità di fruire del servizio in sedi ospedaliere lontane, irraggiungibili dall’utenza, soprattutto quella anziana e fragile, a fronte di un servizio di trasporto pubblico sul territorio da era della diligenza; l’alternativa al ricorso al mezzo privato, per i costi da sostenere e i disagi da affrontare, consiglia, chi può, di ripiegare sulle strutture sanitarie private, il pronto soccorso ormai ridotto, per le carenze di organico ad un servizio da infermeria presidiaria in luoghi di conflitto; i cittadini infartuati che, in alcuni casi, continuano a morire per strada perché non ci sono ambulanze a sufficienza e quelle che ci sono non sono munite di medici e di attrezzature idonee a gestire il primo soccorso; gli accessi secondari di sicurezza, al Giovanni Paolo II, totalmente divelti da atti vandalici e, comunque, tempestivamente segnalati aspettano di essere ripristinati; la relazione con l’utenza ancora problematica per carenza di sensibilità comunicazionale di alcuni operatori (non di tutti ad onor del vero), scalfita in modo preponderante nella fase pandemica ma che oggi non avrebbe più motivo di esistere”. A nome delle due associazioni, Felice Lentidoro e Fiore Isabella hanno dunque richiesto un incontro con il garante regionale per la salute.