Lamezia Terme – Fiore Isabella, ex consigliere di Lamezia, pone una riflessione sui problemi posti dalla Dirigente dell’Istituto comprensivo Gatti-Manzoni-Augruso, Antonella Mongiardo, in vista del nuovo anno scolastico. Una riflessione, evidenzia “critica sulla trasformazione della scuola pubblica italiana in una struttura formativa a chiara trazione aziendalistica. In tal senso, quella che io considero una forte battuta d’arresto della scuola come agenzia educativa, preposta a formare l’uomo nella sua integralità, dimostra di avere il fiato corto; ne fa fede la richiesta della dott.ssa Mongiardo di chiedere al Comune di Lamezia Terme l’uso gratuito di un locale, per il prossimo anno scolastico, per lo svolgimento di un collegio di 180 docenti della sua struttura scolastica complessa. Senza voler banalizzare, ma è come essere costretti ad invitare ad una festa mille persone e non avere lo spazio per ospitarle. Il tutto, se ce ne fosse ancora bisogno, rende palese il fallimento della politica degli accorpamenti sia dal punto di vista pedagogico che logistico e organizzativo. Una politica figlia dell’illusione che l’autonomia scolastica, trasformando tanti bravi presidi e direttori didattici in dirigenti d’azienda, avrebbe reso la scuola più moderna e più efficiente. In questa fase di riscaldamento del motore, la prima cosa, e temo non sia l’ultima, che emerge dalle difficoltà palesate nella soprarichiamata nota dell’IC Lamezia Gatti-Manzoni-Augruso, è l’esigenza di avere, non solo per limiti di capienza ma anche di sicurezza, al posto di una normale sala riunioni, uno spazio in grado di contenere 180 docenti; una struttura, ovviamente, più adatta ad ospitare appuntamenti congressuali che collegi dei docenti. In riferimento ai temi della sicurezza, a cui la nota fa ampio cenno, le preoccupazioni della dirigente sono legittime non avendo soluzioni interne concretamente praticabili. Mi sembra, però, doveroso sottolineare la logica che ha condotto ad una razionalizzazione, finalizzata prevalentemente al conferimento del ruolo dirigenziale ai capi d’istituto e del ruolo direttivo ai responsabili amministrativi”.
Al contempo, sostiene “mi sembra altrettanto doveroso evidenziare grossi dubbi sulla positività della ricaduta dell’autonomia scolastica sulla qualità dell’offerta formativa e sugli effettivi benefici all’organizzazione della didattica. Ma c’è di più! Fino agli inizi degli anni ’90, a Lamezia Terme, successivamente alla bella parabola del decentramento amministrativo (addirittura con l’istituzione di 11 circoscrizioni, poi ridotte a 5 e infine cestinate) che ci aveva illusi sulla possibilità di avvicinare le istituzioni ai cittadini, furono, di rimbalzo, totalmente eliminate le scuole periferiche, in particolare quelle operanti nelle frazioni collinari e montane, segnando una ripresa di distanza dai cittadini e dalla loro ansia di partecipazione. Una sorta di corsa al risparmio contabile che aveva come giustificazione, diciamo con qualche valenza pedagogica, l’eliminazione delle pluriclassi didatticamente inopportune. Fu anche, a mio modesto avviso, l’avvio dell’impoverimento di quei territori, con la conseguente diaspora dei cittadini residenti, che portò al loro abbandono. La scuola, anche con le sue vituperate pluriclassi, aveva testimoniato una visibile e concreta presenza dello Stato anche nelle periferie abbandonate. Dalla lettura dei dati relativi ai movimenti della popolazione scolastica negli anni 80, nei suoi due quinquenni, non si erano manifestati decrementi degni di nota. E anche nella prospettiva di successivi cali della popolazione scolastica qualche sognatore, come lo scrivente, aveva suggerito, senza godere di un minimo di ascolto, che, in alternativa alla chiusura di quelle unità scolastiche, si provvedesse con l’edificazione, in aree baricentriche, di servizi e di strutture scolastiche consolidate”.
“L’idea – conclude Fiore Isabella – era anche quella di impedire un esodo di massa delle popolazioni residenti, che avrebbe causato, come in effetti si è poi verificato, l’abbandono dei terreni coltivabili e la difesa di quei territori dal dissesto idrogeologico. Mi si dirà, e penso con qualche sostenibile ragione: Ma tutto questo che ci azzecca con la vicenda dell’IC Lamezia Gatti-Manzoni-Augruso, in fase di riscaldamento del motore? Io penso che proprio da quell’esodo, che rese marginali le periferie e il fallimento del decentramento amministrativo sono nati i problemi di oggi. Se per consentire ai docenti di riunirsi in presenza come è giusto che sia, e pandemie permettendo, bisogna trovare un teatro o un palazzetto dello sport, è solo perché questa città è cresciuta con la pancia molto grande e la testa di un bambino”