Elezioni: vescovo Locri,non voto o voto protesta suicidio sociale

Locri (Reggio Calabria) – “Il “non-voto” o “voto di protesta” e’ una forma larvata di suicidio sociale che mette nelle mani di chi non si vuole le sorti del Paese ed il proprio futuro. In un sistema democratico il futuro dello Sato e’ nelle mani del cittadino: l’avvenire dipende dalle sue scelte”. A scriverlo e’ mons. Francesco Oliva, vescovo di Locri-Gerace, in una lettera indirizzata a tutta la comunica diocesana. “La vita sociale e civile di un Paese – scrive – e’ scandita da tanti momenti. Uno di questi e’ quello che ci apprestiamo a vivere il prossimo 4 marzo. Le elezioni in un sistema democratico sono occasioni imprescindibili di organizzazione della vita sociale, politica e civile. Non cogliere l’importanza di questi momenti – qualunque ne sia la ragione – mette a dura prova tutto il sistema: i mali che si denunciano diventano sempre piu’ gravi.
Tanti sono i rischi del momento. Il piu’ grave e’ il disinteresse e il disimpegno da ogni forma di partecipazione civile e democratica”.

La Politica, scrive ancora, “e’ cosa seria: non e’ qualcosa di accessorio da lasciare nelle mani di traffichini, affaristi e “ciarlatani”, quelli che – secondo Papa Francesco – “offrono soluzioni facili e immediate alle sofferenze, che si rivelano presto rimedi inefficaci: il falso rimedio della droga, di relazioni “usa e getta”, di guadagni facili ma disonesti”. La Politica – scrive ancora mons. Oliva – e’ da prendere sul serio, perche’ in essa, e con essa, si costruisce il bene di tutti e di ciascuno, la vita della Comunita’, il futuro delle famiglie e dei giovani, la cura del creato, la dignita’ delle persone. La Politica deve stare lontana dagli interessi estranei e non deve piegarsi alle logiche mafiose, che tutto fanno, tranne che perseguire il bene della Comunita’”. La sfida, secondo mons. Oliva, “sta nel creare consenso intorno a valori comuni. Il politico – aggiunge – vero e’ colui che guarda non all’interno della sua casa, agli interessi dei suoi amici, ma all’esterno, alle periferie umane ed esistenziali: ai poveri, ai disoccupati, ai malati, agli anziani, ai migranti. “Non vado a votare” – dice – e’ una deriva pericolosa che non puo’ essere giustificata dalla convinzione che la politica sia tutta corruzione. C’e’ la corruzione che condiziona la politica, ma c’e’ anche la politica, che fa funzionare le istituzioni, sognando una societa’ sana e meglio organizzata”.