Autonomia: Irto, “Produrrà una Babele istituzionale”

Reggio Calabria  – “Con l’autonomia rafforzata delle Regioni andremo incontro a una babele istituzionale e ci ritroveremo privi di un modello di ordinamento dello Stato. L’Italia sta correndo un gravissimo rischio”. Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, intervenuto al seminario organizzato dalla Svimez sul tema: “Il regionalismo differenziato. Riflessioni sui profili istituzionali del processo di attuazione”.
Nel corso del suo intervento il presidente Irto si è soffermato sulla necessità di definire i livelli essenziali delle prestazioni. “Non è una questione meramente procedurale o nominalistica – ha spiegato – ma costituisce un limite, oltrepassato il quale non ci troviamo piu’ di fronte a una richiesta di maggiore autonomia, bensi’ dinanzi a una surrettizia modifica dell’ordinamento dello Stato”.
Un aspetto, questo, al centro della risoluzione approvata all’unanimità nel gennaio scorso dal Consiglio regionale della Calabria, un documento che il presidente ha richiamato nel corso del suo intervento davanti alla prestigiosa platea della Svimez.
“Il Mezzogiorno non ha paura dell’autonomia rafforzata – ha aggiunto – ma a condizione che tutte le Regioni italiane siano collocate sulla stessa linea di partenza. Bisogna tener conto delle differenze che esistono nel Paese. Tutti gli indicatori economici segnalano l’aumento della forbice che separa le regioni del Nord e quelle del Mezzogiorno sui livelli di ricchezza, di benessere, di occupazione e di opportunita’. E a questo macrodato – ha sottolineato Irto -vanno aggiunti quelli, elaborati dal Censis per la Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali, dai quali si evince che non esiste piu’ ‘un’ Sud ma ci sono ‘tanti’ Sud, con aree piu’ arretrate e a maggiore rischio di spopolamento e desertificazione economica”.

Il presidente del Consiglio regionale della Calabria ha inoltre sottolineato i limiti della “controversa, anzi, discutibile riforma del titolo V della Costituzione avvenuta nel 2001, che ha trasformato le Regioni in enti di gestione del potere e in enormi centri di spesa. In questo quadro, la richiesta di particolari forme di autonomia – ha spiegato – trova la sua fonte nell’articolo 116 della Carta ma non può essere oggetto di una valutazione astratta perché va contestualizzata nella dimensione del Paese reale, nel quale 900.000 giovani sono emigrati dal Sud negli ultimi sedici anni”.
Irto ha infine ringraziato il presidente Giannola e Svimez “per l’ambizione e il coraggio di ragionare senza dogmi ma con un approccio scientifico sulla riforma, orientando correttamente un dibattito pubblico spesso superficiale. E su queste basi sarà importante, anche per noi rappresentanti dei Consigli regionali, continuare ad avvalersi dell’irrinunciabile contributo di Svimez”.