Centro di neurogenetica Lamezia: Pedà seguirà vicenda passo passo

Catanzaro – Centro di neurogenetica di Lamezia Terme, incontro al dipartimento regionale di tutela della salute tra il consigliere Pedà, componente della III Commissione Sanità, e il direttore generale Antonio Belcastro. “ Ho avuto modo di approfondire nei dettagli le soluzioni messe in campo – ha evidenziato l’esponente politico- sono molto soddisfatto: di particolare interesse è inoltre l’ipotesi di accorpamento all’Inrca. Seguirò la vicenda passo dopo passo fino alla sua risoluzione definitiva”.
Incontro nella sede della Cittadella regionale, a Catanzaro, presso il dipartimento di tutela della salute, ieri mattina, tra il direttore generale Antonio Belcastro e il consigliere regionale Giuseppe Pedà, componente della III Commissione Sanità, incentrato sulla questione del Centro regionale di neurogenetica di Lamezia Terme diretto dalla prof.ssa. Amalia Bruni. L’esponente politico, raccogliendo le segnalazioni di numerosi cittadini, nell’ultima seduta dell’assemblea regionale ha presentato un apposito punto all’ordine del giorno sulla vicenda: “vorrei che si ponesse l’attenzione sulle difficoltà economiche di un centro di ricerca riconosciuto come un’eccellenza internazionale per lo studio delle demenze degenerative – aveva sottolineato Pedà in aula- tanti genitori mi hanno chiamato perché per loro è l’ultima speranza affinché i loro figli possano formare una famiglia senza la paura di avere dei bambini già con un pregiudizio di malattia”. Pedà ha quindi avuto rassicurazioni su una positiva risoluzione da parte della giunta regionale così come, in effetti, sembra stia evolvendo la vicenda per definire la quale sono state individuate soluzioni che consentiranno di risolvere le criticità nell’immediato e condivisi programmi che potenzieranno il centro nell’immediato futuro. Aspetti che il consigliere regionale ha avuto modo di approfondire nei dettagli durante l’incontro con il dott. Belcastro. Per il presente, quota parte dell’erogazione straordinaria di cassa che l’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro sta ricevendo per la premialità 2015 e il ripiano perdite 2017 sarà destinata al Centro di neurogenetica. Si tratta di circa 200mila euro. Una somma che permetterà all’istituto di far fronte alle attività di assistenza per il restante periodo dell’anno 2019. A partire dal 2020, sarà invece previsto un finanziamento (per funzioni non tariffabili) come Centro di riferimento regionale in materia, all’interno del riparto del fondo sanitario. Una prospettiva che attribuirà maggiore stabilità alla struttura calabrese. Ma per Pedà, di particolare interesse è soprattutto l’obiettivo finale che si conta poter perseguire entro la metà del 2020, ovvero quello di far confluire il Centro all’interno dell’Inrca di Cosenza, a sua volta dedicato alle malattie geriatriche. Esiste già un’intesa di massima fra il dipartimento, il ministero della Salute e tutti gli altri soggetti istituzionali interessati affinché si concretizzi questo accordo. Un risultato che, se ottenuto, porterà alla trasformazione della struttura in Irccs, dunque un istituto di ricerca a carattere scientifico, con la possibilità di intercettare fondi ministeriali di maggiore entità. Pedà ha espresso soddisfazione per le misure messe in campo per la salvaguardia di un istituto di tale rilievo nell’assistenza di coloro che sono affetti da malattie neurodegenerative ringraziando per questo motivo il presidente Mario Oliverio, la giunta regionale e il direttore generale Antonio Belcastro. “Il centro di ricerca regionale di Neurogeneticadell’Ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia, diretto da una scienziata di chiara fama internazionale come la prof.ssa Amalia Bruni -ha evidenziato Pedà- è un’eccellenza a cui bisogna rivolgere ogni attenzione e riconoscere le risorse adeguate. Seguirò la vicenda passo dopo passo, fino alla risoluzione della stessa, seguendo tutto l’iter di accorpamento all’Inrca finché non sarà completato e non sarà definito bene il ruolo che avrà il centro all’interno di esso”. Come si ricorderà, i fondi necessari al centro, previsti da una legge regionale fin dal 2010, sono stati fortemente ridotti a causa dei commissariamento della sanità regionale. Cosa che sta portando alla chiusura delle attività di ricerca, trasformando uno dei migliori poli internazionali in un semplice centro di assistenza. Venuti meno i fondi, senza stipendio da agosto i dipendenti, quattro genetiste hanno infatti mollato la presa e l’attività di ricerca si è fermata ma ad essere a rischio è anche la diagnostica: il fondo della Regione che era stato messo a disposizione per un triennio era costituito da soli 200mila euro e sono terminati ad agosto provocando enormi difficoltà nel pagare il personale che comunque ha deciso di restare almeno fino a dicembre. La legge regionale del 2007 che tutelava il centro non era stata rifinanziata, cosa che ha portato allo svuotamento del laboratorio di biologia molecolare e ad avere, nel tempo, grazie alla cosiddetta politica dei tagli, dei lavoratori precari. Da qui l’appello al dialogo della prof.ssa Bruni tra la Regione e il Commissario Cotticelli.

,