‘Ndrangheta: Siclari, mai incontrato mafiosi o fatto promesse

Catanzaro  – “Improvvisamente, dopo 42 anni di vita vissuta nel rispetto della Legge, dello Stato, della famiglia, del prossimo, dei cittadini e dopo cinque anni fatti da Consigliere Comunale in maggioranza a Roma Capitale, improvvisamente mi ritrovo accusato di “voto di scambio politico mafioso” in Calabria senza aver mai aver incontrato mafiosi o fatte promesse o effettuato raccomandazioni”. Lo afferma il senatore di Forza Italia Marco Siclari,  del quale la Dda di Reggio Calabria ha chiesto l’arresto nell’ambito dell’operazione “Eyphemos” contro il clan Alvaro che ieri ha portato in carcere 65 persone fra le quali un consigliere regionale appena eletto, Domenico Creazzo (FdI). Secondo l’accusa, Siclari, accusato di scambio elettorale politico-mafioso, avrebbe ottenuto l’appoggio del clan in cambio di favori in occasione della sua elezione nel 2018.
“Mi viene contestato – scrive su Facebook – di aver avuto un incontro nella mia segreteria politica (non casa o a cena o altro), che come tutte le segreterie politiche di Italia è aperta a tutti i cittadini in campagna elettorale, con un signore ritenuto vicino a delle famiglie mafiose. Questo signore, ho letto dalle carte dell’inchiesta, all’epoca risultava persino innocente perché assolto in un processo di primo grado ma con un processo in appello pendente ancora senza giudizio, quindi per lo Stato incensurato. Questo signore sarebbe stato accompagnato nella mia segreteria (aperta a tutti e davanti a tutti i collaboratori), per 30 minuti di incontro, dal medico curante del figlio. Questo medico curante – aggiunge – è il presidente della più importante Cooperativa dei Medici di Famiglia di Reggio Calabria dove bensì 84 medici di famiglia fanno capo a lui, nonché attuale Responsabile dei Medici di Famiglia nella Task Force istituita dall’Asl per l’emergenza Coronavirus a Reggio Calabria. La nomina è stata data dal Commissario della Salute della ASP e dal direttore (nominati su indicazione del Governo Nazionale). Il Presidente della Cooperativa dei Medici di Famiglia di Reggio Calabria, era considerato, fino ad ieri (sono certo che dimostrerà la sua estraneità), uno tra i professionisti più in vista di Reggio Calabria. Un politico, come il sottoscritto, tutto può pensare – aggiunge – tranne che una persona così seria, un professionista spendibile e preparato possa presentarsi ad un appuntamento con un “mafioso”. Ribadisco che, il giorno in cui questo signore viene accompagnato (non ricordo di aver parlato) nella mia segreteria politica aperta a tutti e alla luce del sole, per lo Stato italiano risultava un cittadino incensurato ed addirittura assolto in primo grado (così si legge dalle pagine dell’inchiesta con un processo pendente in appello)”.

Siclari chiede: “Come potevo mettere in dubbio l’onestà di quella persona che era stata accompagnata dal Presidente e che allora era oltretutto incensurato ed “innocente” per i giudici italiani? Come potevo sapere chi fosse e cosa avesse avuto in passato o nel presente se vivo a Roma da 22 anni e non avevo mai avuto rapporti con il Signore ne prima ne dopo quell’unico incontro (qualora fosse avvenuto l’incontro)? Ribadisco: vivo a Roma da 22 anni e non avrei mai potuto sapere chi fosse quel signore ne i presunti legami che oggi vengono contestati a quel signore, diversamente non gli avrei mai permesso di parlare con me. Non posso conoscere tutti coloro che vivono in Calabria o a Reggio Calabria e certamente conoscendo il Medico non avrei mai pensato che potesse presentarmi un cittadino condannato o pregiudicato che di fatto non lo era. Non ho mai dato niente in cambio di qualcosa, ne chiesto qualcosa in cambio di altro. Sono convinto che c’è stato un errore che verrà chiarito facendo leva sulle carte dell’inchiesta. Dalle indagini, infatti, è evidente che si tratta di rapporti che aveva quel signore con il medico che mi ha citato nei suoi discorsi senza però mai chiedermi di interessarmi per quel trasferimento che ho appreso ieri dalle carte processuali e per il quale non mi sono mai occupato (nelle indagini non vi è intercettazione o prova). Nelle indagini, infatti, – prosegue – risulta che: non ho mai promesso nulla a nessuno, chi mi conosce lo sa. Nelle indagini non vi è ne intercettazione né prova documentale di un mio “accordo” con il tizio (che risulterebbe venuto in segreteria una sola volta con il Presidente della Coop dei Medici di Famiglia) o con il medico. Non vi è alcuna intercettazione – fa rilevare – o prova del presunto colloquio avvenuto tra me, il signore ed il medico nella mia segreteria davanti a tutti i collaboratori. Nelle indagini, infatti, non vi è traccia, prova o intercettazione del colloquio (oltretutto non conoscendolo non ricordo nemmeno di averlo incontrato) ma presumono che ci sia stato perché il tizio entro nella segreteria politica pubblica aperta a tutti e alla luce de sole”.
“Non conoscevo e non conosco – sottolinea – quel signore se non per i presunti 30 minuti di colloquio (che nemmeno ricordo, ma che mi vengono contestati) che sarebbero avvenuti alla presenza del presidente della Cooperativa dei Medici di Famiglia nella segreteria politica pubblica aperta a tutti e alla luce del sole. Nelle indagini non vi è ne intercettazioni né traccia o prova di telefonate o incontri passate, presenti o future tra me e quel signore. Non ho mai ne sentito né visto il signore nei 24 mesi successivi a quell’incontro”.