Sud: Minasi, visione distorta che non può continuare

Reggio Calabria  -“Quanto dichiarato da Vittorio Feltri (pur offendendo più lui, perché lo qualifica, che i meridionali) non è accettabile. Nessuno vuole, o ha mai voluto, nascondere i problemi che affliggono i nostri territori, così come siamo abituati, ahinoi, alle esternazioni, diciamo pure colorite ed ingiustificabili, di Feltri: l’ultima asserzione del giornalista, però, travalica persino la sua nota predisposizione al giudizio verso la gente del Sud. E non possiamo più far finta che certe frasi siano frutto del caso e, così come le offese, non è accettabile neppure la difesa che lo stesso Feltri ha affidato ai suoi canali social dicendo che il concetto di inferiorità dei meridionali manifestato in un noto programma televisivo fosse riferito all’ambito economico. La toppa peggio del buco”. Lo afferma Tilde Minasi, capogruppo della Lega in Consiglio regionale. “Forse al di là del comprensibile sdegno che accompagna noi tutti dopo l’accaduto – aggiunge – sarebbe opportuno ricordare a Feltri, quando parla di inferiorità, sia essa sociale che economica, o peggio, di appartenenza, tanti passaggi che dovremmo aspettarci lui conosca, ma che forse ha dimenticato”.

“Ad esempio – dice ancora Minasi – che il nome Italia è nato in epoca greca da una popolazione che abitava nelle zone di Catanzaro; che nella Magna Grecia si concentrarono filosofia e civiltà; potremmo nominargli Pitagora e, saltando tra i secoli, una lunga serie di letterari, scienziati, artisti, patrioti. Potremmo ricordargli che tante eccellenze meridionali hanno vissuto e vivono nel settentrione, rendendolo grande e produttivo, così come si trovano in ogni parte del mondo distinguendosi. Ma preferiamo non farlo, perché riteniamo che tutto ciò che appartiene alla gloriosa storia del Sud, appartenga di diritto alla storia del nostro paese, e lo abbia reso ciò che le narrazioni hanno raccontato e ciò che, ovunque, gli viene riconosciuto. Accantonando la vicenda Feltri, visto che purtroppo non rappresenta un unicum, dobbiamo ribadire che questa visione non può e non deve continuare, in particolar modo in una fase come quella che stiamo vivendo, durante la quale medici e professionisti sanitari si sono spostati in tutta Italia per sostenere i loro colleghi piegati da un sforzo incredibile, pazienti sono stati trasferiti nelle strutture pubbliche ‘brutte e cattive’ del Meridione guarendo, volontari in ogni angolo del nostro paese hanno donato il proprio tempo ai più deboli, imprenditori hanno riconvertito le loro produzioni senza chiedersi a chi sarebbe andato il nuovo materiale realizzato ed altri, tra cui molti calabresi, hanno regalato i loro prodotti agricoli alle popolazioni più colpite con un gesto di generosità che non chiede indietro nulla. Nessun italiano, in tale situazione, ha fatto distinzione di appartenenze, e, quindi, a maggior ragione non dovrebbe mai farlo, né in questa fase storica né mai, chi si esprime attraverso i mass media. Questa descrizione parziale e per nulla aderente alla realtà che contraddistingue la gente del sud deve trovare conclusione sia perché non giova al futuro di una nazione che deve riprendersi economicamente e socialmente da mesi di difficoltà che riguardano tutti gli italiani sia perché l’auspicata crescita armoniosa è la marcia in più che serve anche, e forse soprattutto, al nord. Perciò, di fronte ad un Paese che, nel corso di questa pandemia, si è dimostrato come non mai unito, solidale, capace di aiutarsi e di aiutare – conclude il capogruppo regionale della Lega – è quantomeno indecoroso ed anche anacronistico a questo punto, ascoltare certe affermazioni”.