Federazione Provinciale PSI su Tirocinanti della Calabria

Catanzaro – “I Tirocinanti Regionali della Calabria, un bacino di quasi 7000 lavoratori che da oltre 10 anni aspettano risposte dalla Regione, nonostante il loro impiego continuo all’interno della pubblica amministrazione (scuole, siti archeologici, uffici giudiziari, enti locali), da anni si battono per far rispettare i loro diritti chiedendo a gran voce un percorso di contrattualizzazione e stabilizzazione”. Sulla questione, interviene, in una nota Milena Liotta della Federazione Provinciale PSI che afferma: “Una battaglia estenuante che li ha visti spesso vittime di logiche appartenenti a una certa politica, la peggiore, finalizzata a lasciarli in balia di tante promesse mai realizzate, pedine di un sindacato inconsistente e il più delle volte incorporeo, molto spesso più interessato a mantenere buoni rapporti con l’assessore di turno che non a scendere in piazza al fianco dei lavoratori per rivendicarne i diritti”.
Giovedì 28 gennaio, informano dalla Federazione, inoltre: “andrà in scena un’altra puntata dell’annosa telenovela che li vede coinvolti: l’ennesimo tavolo tecnico in cui l’assessore al Dipartimento Formazione e Sviluppo Orsomarso, con la sua corte al completo del sindacato calabrese, incontrerà in videoconferenza la sottosegretaria al Ministero dei Beni Culturali Anna Laura Orrico e un delegato della Ministra Catalfo al fine di sensibilizzare il Governo a prendere in carico i 7.000 tirocinanti, quasi si trattasse di fare appello al buon cuore del Ministro al Lavoro per ricevere in adozione dei gattini abbandonati, quegli stessi tirocinanti che per anni hanno svolto compiti all’interno della P.A. come veri e propri lavoratori in nero legalizzati dallo Stato, senza alcuna garanzia, in sostituzione del personale effettivo sempre più sotto organico a causa del blocco delle assunzioni e dei pensionamenti per quota100. I lavoratori attendono, ancora una volta, sperando che quest’ennesimo “Tavolo Governativo Problematica Tirocinanti” inquadri la vertenza non come un “problema” ma come un patrimonio umano consolidato di competenze acquisite, costato nel corso degli anni quasi 100 milioni di euro alle tasche dei contribuenti calabresi; patrimonio di competenze che rischia di andare irrimediabilmente perduto. Il timore maggiore dei tirocinanti è che questo tavolo costituisca l’alibi perfetto per l’assessore, in piena campagna elettorale e a caccia di voti, per scaricare la vertenza sui tavoli romani, deresponsabilizzando la Regione Calabria e demandando altrove la risoluzione del problema. Del resto, mai tentativi concreti sono stati attuati da questa Giunta né da quelle precedenti per riconoscere uno status giuridico a questo bacino variegato che potesse dare una dignità e una identità definita, come fu per Lsu ed Lpu e il restante precariato storico: quasi a volerli delegare ad un ruolo subalterno, come se fossero un esercito di invisibili, pur avendo svolto compiti all’interno di uffici delicati come quelli giudiziari”.
Per il PSI “i 7.000 Tirocinanti della Calabria non sono assolutamente invisibili, e in previsione della programmazione del Recovery Plan, chiede a gran voce un cronoprogramma, preciso e dettagliato, in cui Regione, Ministeri e gli altri attori attuino i presupposti normativi attraverso concorsi mirati, ed economici che possano realizzare dapprima una contrattualizzazione triennale e poi la meritata stabilizzazione all’interno di quegli stessi enti che continuano ad evidenziare, pubblicamente e attraverso i canali istituzionali, quanto la loro presenza sia necessaria per l’erogazione di servizi essenziali alla collettività. La politica ha il dovere di farsi parte attrice consentendo a questi lavoratori di essere protagonisti attivi del loro futuro. Protagonisti principali all’interno di quel progetto di inclusione e coesione di cui ai programmi nazionali di occupabilità, affinché l’enorme bagaglio di competenze non vada perduto e non si ritrovino ancora una volta ad essere destinatari di spot elettorali e schiavi di un sistema che li vuole ricattabili e privati di ogni dignità”.