Carceri: Candido e Molinari visitano l’ex super carcere di Palmi

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Lamezia Terme – “Nonostante i proclami del governo, e anche se la situazione di sovraffollamento è un po’ migliorata rispetto a quella del recente passato, abbiamo comunque constatato che non solo resta ampiamente superata la capienza regolamentare di 152 posti (erano infatti presenti 168 detenuti, con un sovraffollamento pari al 110%), ma che le condizioni di detenzione, sia dal punto di vista igenico sanitarie, sia per la finalità rieducativa, restano assai lontane dal dettato costituzionale e dal diritto europeo.”. E’ quanto si legge nella nota congiunta di Giuseppe Candido, componente del Comitato Nazionale di Radicali Italiani e il Senatore Francesco Molinari, eletto calabrese del M5S, oggi confluito nel movimento “Alternativa Libera”.
Come si legge nel comunicato diffuso alla stampa e che assomiglia un po’ a un reportage dai gulag, “La nota assai dolente dell’istituto è la carenza cronica di agenti di polizia penitenziaria poiché a fronte di 135-140 agenti assegnati e di una pianta organica di 122 agenti, effettivamente in servizio ce ne erano solo 95. E, diciotto di questi risultano impegnati nel nucleo traduzioni. Una carenza di organico che, nel carcere di Palmi, si somma alle problematiche legate a una struttura fatiscente, che sconta l’età di costruzione (fine anni 70) e che è ancora caratterizzata da celle (camerotti e cubicoli) fredde, umide, senza né doccia (ci sono solo quelle comuni) né acqua calda, con grate alle finestre che fanno passare a stento la luce naturale, e con pareti dei bagni in cella e nelle delle docce dove l’intonaco si distingueva a stento tra la muffa. In tutto ciò, solo i 52 detenuti della media sicurezza passano otto ore al giorno fuori dalla cella, tra passeggi e socialità, mentre, per le carenze di organico, i detenuti dell’alta sicurezza permangono nelle celle “pollaio” per 20 ore al giorno e ne fanno solo due d’aria e due di socialità. Solo trenta i detenuti che lavorano alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria (il 20%), tutti gli altri girano i pollici. Nessun detenuto lavora fuori dal carcere o con cooperative sociali all’interno, ma il direttore del carcere, dott. Pani che ci ha guidato durante tutta la visita, ce la mette tutta per tentare di migliorare le condizioni di vita dei detenuti: c’è un laboratorio teatrale e un’area teatro dove vengono svolte rappresentazioni in occasioni delle feste, l’ultima a Pasqua. C’è un campo sportivo e, in economia, è stata ristrutturata un’area adibita a “palestra” dove i detenuti, durante le ore d’ara o di socialità, possono optare per fare un po’ di sport.
Ma anche dal punto di vista igienico-sanitario” – prosegue ancora il comunicato – “le cose non vanno meglio. Con sette detenuti tossico dipendenti, 3 casi psichiatrici in trattamento e cinque casi con malattie infettive, i medici in pianta organica sono 9, oltre alla psicologa, ma un solo medico (e senza infermiere) presta servizio H24. C’è l’area radiologia, ma non è a norma, è chiusa dal 2009 per un corto circuito e anche perché non c’è il tecnico radiologo. Come pure manca l’otorino laringoiatra benché ci sia il relativo ambulatorio. Per non parlare della “cartella clinica digitale”, che manca in tutta la Calabria. Ma quel che in tutto ciò è ancora più grave” – si legge ancora – “ è che, dei 168 “ospiti” presenti, soltanto una piccola minoranza (26 detenuti, il 15%) è lì con una condanna definitiva. Settantacinque detenuti, il 44,6 per cento, è solo imputato ed è lì, quindi, per una misura cautelare; 38 detenuti hanno solo una sentenza di primo grado ma hanno prodotto ricorso in appello, 18 i ricorrenti in cassazione. Tutto ciò è aggravato dalla irragionevole durata dei processi, che l’Europa continua a condannare, e dal fatto che, anche per i detenuti del carcere di Palmi, sono già molti i ricorsi per detenzione in condizioni inumane e degradanti che sono già stati rigettati dal magistrato di sorveglianza e che dimostrano l’inadeguatezza dei “rimedi risarcito” posti in essere per ottemperare alla sentenza Torreggiani”.