Reggio Calabria – “C’è il rischio che la recente sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’incostituzionalità della legge di bilancio 2013 della Regione Piemonte si abbatta a cascata sulle altre Regioni e che si possa delineare un distorto ‘uso politico-istituzionale’ di questo caso per assestare un ennesimo colpo al regionalismo”.E’ quanto sostiene in una nota il capogruppo di FI in Consiglio regionale, Alessandro Nicolò che avverte: ”Sventolando la sentenza della Consulta sul bilancio 2013 della Regione Piemonte, si intravede il tentativo di penalizzare altre Regioni e tornare a colpire le autonomie e la spesa sociale con la mannaia di tagli e tassazioni”.
Nicolò ricorda che quella della Consulta è una sentenza-choc, “configura un buco della spesa pubblica, che alcuni calcolano possa sfiorare i venti miliardi di euro, un’autentica voragine.” “Si parla nelle ultime ore – aggiunge l’esponente politico – dell’intenzione del Governo di far ricorso a una legge che aldilà del nome, ‘salva-Regioni’, potrebbe anche risolversi in una catastrofe per i bilanci regionali, mettendo a rischio gli stessi conti pubblici dello Stato. Se ne dovrebbe occupare in ottobre il Parlamento prima della legge di stabilità e a quanto pare si pensa di spalmare il debito negli anni futuri introducendo, però, sanzioni molto più rigide per gli inadempimenti e quindi nuovi vincoli e controlli, fino a prefigurare ulteriori commissariamenti sia pure mascherati”.
“La Calabria, nell’elenco delle Regioni più indebitate – osserva Alessandro Nicolò – non figura nel primi posti. Tutt’altro. Lazio, Piemonte, Campania, Veneto, e persino Emilia-Romagna, Toscana e Puglia, spacciate come ‘modelli’ ci superano, invece, e di gran lunga”.
“Non vorrei, però – continua – che, anche in questa prospettiva, la vicinanza politica tra il governatore Oliverio e il premier Renzi, anziché agevolare la Calabria la penalizzasse ulteriormente. C’è un’insidia, infatti: che l’esecutivo calabrese si ritrovi schiacciato su una linea che trovo largamente condivisa nel governo Renzi, quella di un attacco all’istituto Regione in quanto tale, un attacco che alla lunga non porterà nulla di buono al Paese né, soprattutto, al Mezzogiorno”.
“Riteniamo – conclude il capogruppo di FI – che il regionalismo risponda ad una logica federalista positiva rispetto alle esigenze di crescita globale del territorio nazionale ed allo sviluppo delle proprie potenzialità regionali specifiche. Dobbiamo salvaguardare un sistema pluralista democratico in cui i Comuni, le Regioni e lo Stato debbano rispondere ad obiettivi di unicità del Paese valorizzando, di fatto, la diversità delle tipicità, peculiarità nonché le caratteristiche locali. Si evitino strumentalizzazioni e demonizzazioni per favorire il ritorno ad uno Stato centralista e dirigista trattandosi di retaggi culturali appartenenti al vecchio comunismo, il rischio però è di perdersi nella demagogia. L’auspicio è quello di non farsi distrarre da falsi problemi e che al contrario il Governo centrale cominci finalmente a fare sul serio rispetto ad un impegno che non è stato riscontrato ad oggi al servizio del Mezzogiorno, vero problema nazionale. Forse qualche correttivo si potrebbe immaginare in un’ipotesi di accorpamento in macroregioni accomunate da caratteristiche simili ed affinità storico-culturali”.