Lamezia Terme – “Risulta alquanto sgradevole la nota di Alessandro Sirianni in risposta alle deduzioni dell’on. Dalila Nesci”. Queste le parole dell’avvocato Domenico Monteleone, legale della parlamentare M5s Dalila Nesci, in merito alla replica del presidente del Comocal, Alessandro Sirianni, alla stessa deputata, riguardo al ricorso straordinario presentato dal comitato al capo dello Stato sulla riorganizzazione della rete ospedaliera. “Intanto, trovo francamente volgare – osserva Monteleone – riportare integralmente una comunicazione privata all’interno di un comunicato stampa, così come ha fatto Sirianni pubblicando la mia mail di chiusura della vicenda. Una vicenda che è molto diversa da quella rappresentata da Sirianni. Ma andiamo con ordine. Intanto, sono stato contattato venerdì 29 maggio da Sirianni il quale mi ha prospettato telefonicamente la questione. Ci siamo scambiati diverse comunicazioni nei giorni successivi – e ciò anche tramite sms e mail – per stabilire i modi ed i tempi della proposizione di un ricorso al TAR avverso il noto Decreto del Commissario ad Acta. Abbiamo visto che il termine per incardinare il procedimento scadeva il 12 giugno e, perciò, ci siamo messi al lavoro con i miei collaboratori”. “Sirianni – chiosa l’avvocato – ha voluto sapere e conoscere tutte le sfumature e le prospettive del ricorso che stavamo preparando e, peraltro, era convinto di poterlo presentare in prima persona come quisque de populo”. “Fra le altre cose – sottolinea Monteleone – ho dovuto spiegargli che ciò non era possibile dal punto di vista processuale per carenza di quella che si chiama legittimazione. Addirittura, medio tempre, mi ha inviato anche un diverso sms per segnalarmi che avevo torto in merito e che un diverso avvocato aveva affamato che non vi era necessità di un ente legittimato e che chiunque avrebbe potuto presentare il ricorso. In questo stesso sms, il dottor Sirianni affermava anche che non c’era nessun ente con le caratteristiche da me richieste e pertanto, considerata tale lacuna, avevo ritenuto che il procedimento non si dovesse più proporre. Mi sbagliavo perché la mattina seguente, mattina presto per la verità, con una nuova telefonata, il Sirianni mi pregava di dare corso alla vicenda e di preparare il ricorso al TAR”.
“Per mettere a punto l’atto e la documentazione – continua il legale della parlamentare – ci siamo sentiti numerose volte con lui ed anche con un tale Giuseppe Tassone che mi ha chiamato per dare e ricevere altre informazioni. Quando il ricorso era pressoché approntato, abbiamo tenuto una conference call con i presidenti di tutti gli enti coinvolti (mi riferisco a …..) ed in quella sede – era la sera di venerdì 5 giugno 2015 ed io ero nel mio studio di Roma – ho esplicitato il contenuto del ricorso e ci siamo scambiati le ulteriori notizie necessarie per la proposizione del medesimo atto di impugnazione. Preciso ancora che precedentemente, tramite un collaboratore, era stato anche fissato l’onorario per la mia opera professionale, onorario la cui accettazione mi è stata confermata per iscritto ed anche telefonicamente. Avevo già trasmesso gli atti alla mia domiciliataria di Catanzaro, allorquando – nel pomeriggio di giorno 9 giugno – ho trovato una mail in cui mi si chiedeva di attendere, di aspettare ancora un giorno. Insomma, non vi era alcuna espressione che chiarisse gli intendimenti del Sirianni e degli altri ma si capiva molto chiaramente che c’era qualcosa di strano”.
“Ho saputo, però, di una diversa mail indirizzata alla segreteria dell’on. Nesci nel corpo della quale – osserva Monteleone – si comunicava l’intenzione di interrompere la vicenda e di affidarsi ad altro legale. Vista l’ambiguità della situazione, ho telefonato al Sirianni il quale, parlandomi, tentava di mantenersi vago finché non gli comunicavo che sapevo della loro volontà di interrompere la nostra collaborazione e lo invitato ad essere un po’ più franco ed a non nascondersi dietro inutili giri di parole. Subito dopo, trasmettevo la mail che – con tanta classe – il Sirianni ha ritenuto di pubblicare”. “Debbo aggiungere che – dal comunicato del Sirianni – pare evincersi molto chiaro che la sostituzione con altro avvocato è avvenuta anche per una questione economica. Giudico la scelta lecita e congrua ed, infatti, non ho avuto nulla da obiettare ma non posso non rappresentare che il superamento dei termini per il ricorso al TAR è dovuto solo e soltanto a questo repentino ed inopinato cambio in corsa. Dal punto di vista processuale, e senza scadere in dettagli troppo tecnici, mi sento di affermare che si è scelta una strada più lunga e soprattutto meno piena, poiché la tutela “giustiziale” del ricorso al presidente della repubblica è – per così dire – meno pregnante rispetto a quella ottenibile davanti al TAR, non fosse altro che per esso è previsto un unico grado di giudizio e, soprattutto, in forza del fatto che l’istruttoria viene condotta dal ministro competente ratione materiae. E nella segnalazione di quest’ultima particolarità si risolve l’appunto dell’on. Nesci circa la giurisdizionalità per così dire annacquata. Ciò che non si comprende – di converso – è il richiamo ad altri sessanta giorni di proroga se non nell’ottica di un impreciso utilizzo della terminologia da parte del presidente Sirianni” .
Conclude Monteleone: “Avevamo già predisposto il ricorso e scegliere – per questioni di tempo (?) – di percorrere la strada del ricorso al presidente della repubblica è stata solo una scelta la cui responsabilità ricade su Sirianni, sui suoi associati e sul loro modo di gestire la vicenda, i cui contorni sono quelli qui descritti. Probabilmente, si è ritenuto di poter fare a meno della possibilità del ricorso al TAR, una possibilità ormai sfumata inesorabilmente. Credo che lasciar sfumare questa possibilità giuridica – soprattutto quando si pensa di tutelare interessi diffusi – è atto poco prudente che apre qualche interrogativo poiché non può essere realizzato a cuor leggero, così come è avvenuto da parte di Sirianni e degli altri. Ma tant’è!”.