
Lamezia Terme – Gennarino Masi, dirigente del Pd di Lamezia, denuncia lo “stato di degrado dell’assistenza sanitaria in Calabria e che nel nostro comprensorio è ancora più eclatante”. “Una situazione questa che ha nell’inarrestabile depauperamento delle risorse del nostro ospedale la sua parte più visibile”. Masi, afferma che il partito democratico lametino ha avviato “una serie di affollati incontri con esperti e assemblee cui hanno partecipato i massimi dirigenti del partito, la senatrice Doris Lo Moro, il consigliere regionale Antonio Scalzo, i consiglieri comunali Pino Zaffina e Mariolina Tropea, amministratori e sindaci del comprensorio lametino”. Il dirigente democratico, ha inviato una nota , portando all’attenzione alcuni punti sulla sanità calabrese, nota che di seguito pubblichiamo:
“Come è stato recentemente documentato dallo stesso ministero, in Calabria (riferimento 2013) non sono garantiti i livelli essenziali di assistenza (LEA) per: emergenza, vaccinazioni, MPR (Morbillo, parotite, rosolia), screening, prevenzione veterinaria, prevenzione alimentare, assistenza distrettuale per la salute mentale e assistenza semiresidenziale per i disabili. Complessivamente la Calabria è penultima tra le regioni con una valutazione ‘136’ rispetto a ‘214’ della Toscana. Ma è stato lo stesso commissario di governo a confermare che tuttora in diverse realtà non sono garantiti i LEA. Ritengo che il commissario di Governo Scura oltre a non ridurre il disavanzo, di fatto sta ulteriormente penalizzando molti servizi essenziali come macroscopicamente è evidente nell’ospedale di Lamezia, senza peraltro proporre in esso servizi alternativi come ad esempio per il post-acuzie o la riabilitazione e neppure garantendoci efficaci prestazioni per le emergenze. E’ prevedibile che ciò si tradurrà in una persistenza della mobilità sanitaria con il conseguente mantenimento delle passività ma evidenziabili solo in futuro. In ogni caso non è possibile contemperare una drastica restrizione del disavanzo con il raggiungimento dei Lea, è ciò potrebbe tradursi anche in risvolti penali per mancata o inidonea assistenza. Per evitare ciò il rientro dal passivo andrebbe diluito nel tempo, come avviene per lo stesso debito dello stato. Ci è stato confermato che alla luce di quanto sopra, domande sono state poste al governo sulla efficacia di un siffatto commissariamento che oltretutto riduce al minimo la legittime scelte di governo della regione e delle aziende sanitarie. Questa titolarità dovrebbe essere restituita alla politica fermo restando il controllo commissariale sui bilanci delle singole aziende con particolare attenzione a quella che appare la spesa finora meno controllata (privato, farmaceutica, forniture), mentre andrebbero garantite le dotazioni organiche secondo gli standard nazionali. E’ stata avviata una discussione con relativa valutazione dei costi-benefici sulla opportunità di trasformare l’attuale organizzazione delle aziende con la istituzione di 3 aziende sanitarie di “aria vasta” con funzioni esclusivamente “territoriali” e 3 aziende ospedaliere (Calabria settentrionale, centrale e meridionale). In tal senso l’ospedale di Lamezia scorporato dalla Azienda sanitaria provinciale (anche per il superamento delle province) verrebbe a far parte di una unica realtà ospedaliera, ma con funzioni che seppure diversificate potrebbero tradursi in un incremento delle prestazioni e degli operatori. L’ospedale sarebbe avvantaggiato per la sua centralità geografica e per l’ampia fruibilità di spazi e ciò eviterebbe il ricorso, come ora avviene in Catanzaro, a costosi affitti In ogni caso, in attesa di quelle che saranno le scelte nazionali e regionali future il PD è impegnato a mantenere la vigilanza sulla realtà assistenziale Lametina pretendendo che siano mantenuti e potenziati i servizi attuali ad incominciare dalla nomina dei primari e dalla copertura degli organici. Inoltre, particolare attenzione viene rivolta al sistema delle emergenze, il cui deciso potenziamento potrebbe essere di fondamento per una eventuale rete per le politraumatologie con Lamezia come un centro di riferimento, rivolto anche ai paesi del Mediterraneo, anche grazie alla apertura del centro INAIL. Per concludere, mentre riconosco che altri gruppi e associazioni politiche sono sensibili alla problematica penso che ciò dovrebbe spingere i lametini verso la ricerca di una sostanziale unità d’intenti per obiettivi concretamente realizzabili ed evitando formulazioni meramente parolaie o campanilistiche finalizzate ad un effimero consenso”.




