Lamezia Terme – “Ennesimo scippo per la sanità nelle zone montane, il decreto n. 30 prefigura un ridimensionamento del precedente n. 9. Il Commissario Scura, ha la chiara intenzione di fare tre o quattro ospedali così detti DEA di secondo livello, ex Hub e creare una rete dell’emergenza con una serie di Pronto Soccorso semplici qualche P.I.P. sparuto qua e là che con l’elisoccorso salveremo tutti e risolveremo il problema dei pazienti critici. Poi con la telemedicina, qualche autoveicolo aziendale che fa la spola tra gli ospedali e i centri di riferimento per la lavorazione ematica e le ambulanze che percorreranno i sentieri montani a sirene spiegate (proprio l’altro ieri un paziente di Soveria sbalottato nei sentieri della pre-sila appena arrivato a Lamezia è spirato). Sembra di raccontare un giallo di Dashiell Hammett con il solito finale angusto”. Lo si legge in una nota di Alessandro Sirianni, l Presidente del Comocal, per il quale “come solito c’è da trovare l’assassino, che lasciamo alla fantasia di chi legge. Gli ospedali – scrive – di montagna diventeranno parcheggi per anziani, per i servizi ci sono i privati perché affidarsi al pubblico negli osannati HUb diventa una roulette russa con tempi biblici, una risonanza non si fa prima dei tre mesi, una visita neurologica non prima di settembre, mentre per un ecogardiogramma in alcuni casi ci vuole il 2017. Le zone montane – sostiene ancora – avranno il daysurgery, ma quando sarà istituito nessuno lo sa, lo prevedeva da aprile scorso il vecchio decreto n. 9 e in nessuno dei quattro ospedali di montagna è mai partito, ed è passato quasi un anno, dicasi lo stesso per la lungodegenza. Si torna ai livelli assistenziali degli anni 60 e le strade sono pressochè uguali”. Per Sirianni, “chiudere una pediatria a Soveria che conta mediamente 30 accessi al giorno è un affronto ad ogni principio di ragionevolezza, ma si sa non è questa che si usa ma la calcolatrice. Il pretesto è anche il turn over, che ministri scesi in Calabria in tempi di campagna elettorale ne avevano ipotizzato lo sblocco, mai avvenuto. E le strutture con medici in funzione “semplice” faranno in modo che questi troveranno soluzioni alternative perché mancano i presupposti di carriere. Spariscono i laboratori analisi, le radiologie, in pratica la diagnostica per l’utenza esterna sarà “estemporanea””. Per Sirianni “non si comprende se gli atti aziendali delle varie ASP potranno inventare qualcosa per garantire un minimo d’utenza, raccattare qualche medico per garantire servizi una tantum. Il prezzo maggiore è chiaro che lo pagheranno le aree marginali della regione, sempre più distanti dai principi costituzionali che chiaramente parlano di garanzie sociali diffuse, oggi negate”. Sirianni si appella “alla politica per quel che può fare, magare impugnare il decreto, che sarebbe una atto di grande solidarietà verso tutti i cittadini di questa martoriata terra”.