Sanità Lamezia: comitati lametini Scura non ci sfiancherà

conf-ospedale-comitato1Lamezia Terme – “Il Commissario Scura aveva tante mission, quasi tutte fallite. Una era quella di completare la chiusura del “mostro giuridico” Fondazione Campanella. Un ibrido di cui alla fine la Regione è stata costretta a sbarazzarsi. Ma evidentemente il nostro Commissario subito dopo è andato in crisi di astinenza, per cui ha pensato di metterne su un altro, nuovo di zecca. E a farne le spese è toccato al Centro Protesi Inail di Lamezia. Ora non si tratta più di ritardi, convenzioni, carte bollate e promesse elettorali. Quello che sta venendo fuori nel silenzio dei tromboni locali, sempre pronti ad inaugurazioni a raffica, è un vero aborto giuridico, che prima o poi come la Campanella è destinato all’interruzione terapeutica”. Lo scrivono in una nota congiunta il Comitato salviamo la sanità del lametino e il Tribunale dei diritti del malato di Lamezia che aggiungono sostenendo che “con l’ultimo cambio di nome il Centro Protesi, che era diventato prima Centro Protesi e Riabilitazione e poi Centro Protesi, Riabilitazione e Ricerca (mano bionica e bufale varie), sembra sia stato ora ridotto solo ad un Centro Riabilitativo”.
“Ma, a parte la gravità del ridimensionamento delle funzioni – scrivono ancora – che sembra non interessare nessuno, quel che lo rende un “mostro” è il fatto che al suo interno dovranno convivere e operare, con un insano intreccio di funzioni, una struttura dell’Inail (ormai solo riabilitativa e non più di fabbricazione e installazione delle protesi) e un reparto dell’ASP di Catanzaro funzionalmente collegato all’Ospedale di Lamezia, senza che nessuno si sia preso la briga di capire e regolamentare come le due strutture possano e debbano interagire, con quali finalità e sotto la direzione di chi. Si sta progettando cioè un’ennesima babele, che a noi sembra funzionale ad un futuro di caos e ad una prossima chiusura che in un domani non lontano ci verrà prospettata come “purtroppo” inevitabile”.
Tutto questo per il Comitato salviamo la sanità del lametino e il Tribunale dei diritti del malato di Lamezia “non serve innanzitutto agli utenti, ma neanche alla Calabria e tantomeno a Lamezia”.
“Quello che serve – fanno rilevare – agli utenti, non solo calabresi, ma anche meridionali e (perché no?) dell’area del basso Mediterraneo, è che si torni al progetto iniziale. L’Inail faccia il Centro per la fabbricazione ed installazione delle protesi dei lavoratori amputati e per la successiva riabilitazione, meglio ancora se ci aggiungesse laboratori di sperimentazione e ricerca. Ma faccia quello che sa fare e per cui ha avuto sinora locali in dotazione e finanziamenti. E così darà il servizio che i lavoratori meridionali, e non solo, stanno aspettando da vent’anni. Mentre l’ASP abbia a Lamezia la sua struttura di riabilitazione, per la quale nel nostro Ospedale non mancano certo locali”.
Il Comitato salviamo la sanità del lametino e il Tribunale dei diritti del malato di Lamezia avverte: “nessuno, invece, si illuda che con questo rimescolamento di carte si possano imbrogliare i lametini, raccontando ciance su una presunta attenzione verso le rivendicazione delle popolazioni lametine in tema sanità. Con una offerta di strutture riabilitative già sovrabbondante nella provincia, soprattutto nel settore privato (60 posti nella clinica Villa del Sole di Catanzaro, 40 nella clinica Villa Serena di Catanzaro, 7 nella Casa di Cura Sant’Anna Hospital e 28 nella clinica Villa Michelino di Lamezia) quanto ci viene riciclato non è nemmeno un pannicello caldo”.

ll Comitato salviamo la sanità del lametino e il Tribunale dei diritti del malato di Lamezia, infine fa rilevare che “quello che i 25 mila sottoscrittori della nostra petizione e la forte manifestazione sul 19 Marzo hanno chiesto è un futuro vero e stabile per la nostra sanità ospedaliera, che si ottiene solo con funzioni di eccellenza al top di gamma, che garantiscano l’elevazione al top di tutta la gamma (per ripetere quanto ha detto proprio Scura a proposito del Centro Cuore di Reggio). E il Centro Protesi fu pensato, ormai vent’anni fa, proprio quale integrazione sinergica con l’eccellenza vera allora programmata; quel Trauma Center, che Scura e tutti quelli – concludono – che lo hanno preceduto non hanno inteso finora realizzare. Sappiano tutti, però, che noi non ci lasceremo sfiancare”.