‘Ndrangheta: sequestro per 212 mln, 2 imprenditori legati a clan

Reggio Calabria  – Un impero economico valutato in oltre 212 milioni di euro, illecitamente accumulato nel tempo anche grazie all’abbraccio con le cosche reggine. Imprese commerciali, beni mobili, immobili e disponibilita’ finanziarie, riconducibili a due imprenditori, Domenico Gallo, 62 anni, di Bovalino (Rc), imprenditore operante nel settore delle costruzioni edili e della fabbricazione e distribuzione di conglomerati bituminosi, e Gianluca Scali, 46 anni, di Roccella Jonica (Rc), titolare di interessi nel settore degli inerti e del calcestruzzo, che gli uomini del comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Investigazione Criminalita’ Organizzata hanno sequestrato con il coordinamento della locale Procura antimafia.
Due i provvedimenti emessi dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale diretta dalla Presidente Ornella Pastore, su richiesta del procuratore aggiunto Calogero Gaetano Paci e del Sostituto Procuratore Gianluca Gelso, alla cui esecuzione hanno partecipato i Nuclei di Polizia Economico Finanziaria di Milano, Torino, Alessandria, Agrigento e Novara. I provvedimenti fanno seguito al recente sequestro disposto dalla Sezione Misure di Prevenzione Tribunale di Reggio in relazione al patrimonio riconducibile al gruppo imprenditoriale Bagala’, operante nel settore degli appalti pubblici e costituito da imprese commerciali, beni mobili, immobili e disponibilita’ finanziarie, stimato in circa 115 milioni di euro, anche questo illecitamente ottenuto grazie alla vicinanza ed alla contiguita’ alla cosca di ‘ndrangheta dei Piromalli.

I sequestri di oggi scaturiscono, tra le altre, dall’operazione denominata “Cumbertazione”, condotta dal Gico del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria, conclusasi nel 2017 con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti di 27 persone, indagate a per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere semplice e aggravata, turbata liberta’ degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione e falso ideologico in atti pubblici, nonche’ di provvedimenti cautelari reali su 44 imprese, per un valore complessivo pari a 224 milioni di euro. Nell’ambito di questo procedimento, attualmente pendente dinnanzi al Tribunale di Palmi, Gallo e Scali sono imputati per il delitto di associazione mafiosa. Secondo gli inquirenti, operando in sinergia e attraverso le imprese a loro riconducibili, erano risultati in grado di controllare le commesse per le forniture di calcestruzzo e di conglomerati bituminosi imponendo le loro forniture anche per la realizzazione di lavori facenti capo al gruppo imprenditoriale dei Bagala’, con i quali erano in affari da anni.
Scali, gia’ sorvegliato speciale, e’ ritenuto contiguo alla cosca Ursino di Gioiosa Jonica (RC). Come effettivo gestore dell’impresa intestata alla madre era stato raggiunto anche da un provvedimento cautelare nell’ambito dell’operazione “Mandamento Jonico”, condotta nel 2017 dall’Arma dei Carabinieri nei principali centri della Locride e conclusasi con l’esecuzione di numerosi provvedimenti restrittivi elementi legati a diverse “locali” di ‘ndrangheta operanti nella fascia jonica della provincia reggina. Le vicende giudiziarie di Gallo, invece, ebbero inizio con la condanna definitiva, avvenuta nel 2005, per ben 27 delitti di truffa commessi fra il 1985 e il 1991 e per due ipotesi di turbata liberta’ degli incanti al fine di aggiudicarsi in modo illecito appalti pubblici per la realizzazione di opere nel comprensorio di Bovalino (Rc). Scali e’ stato coinvolto in diverse recenti inchieste giudiziarie.

Numerosi i procedimenti anche a carico di gallo. Nel provvedimento di sequestro a carico dei due imprenditori sospettati di legami con la ‘ndrangheta, gli inquirenti evidenziano il ruolo di imprenditore “mafioso” rivestito nel tempo da Scali per conto della cosca Ursini e l’utilizzo da parte di Gallo di una serie di societa’, direttamente o indirettamente a lui riconducibili, o comunque nella sua disponibilita’, attraverso le quali avrebbe operato illecitamente in diversi contesti territoriali, sia provinciali sia nazionali. I finanzieri hanno passato al setaccio le condotte, le frequentazioni, i legami parentali, i precedenti giudiziari e gli altri elementi ritenuti fondamentali per il provvedimento eseguito stamane. Complessivamente, e’ stato disposto il sequestro di 14 imprese commerciali (compresi rapporti bancari, partecipazioni, 69 immobili e 36 veicoli), quote societarie, immobili (fabbricati e terreni, tra cui una villa di pregio), beni di lusso (12 orologi di noti marchi), rapporti finanziari e assicurativi, nonche’ disponibilita’ finanziarie.
Con il sequestro di oggi , il valore dei beni sottratti alla ‘ndrangheta dalle Fiamme Gialle reggine, nell’ultimo anno, sale a circa 566 milioni di euro.