Vibo Valentia – Sono 8 gli indagati per i quali la Procura di Vibo Valentia ha chiuso le indagini preliminari per il disastro della frana di Maierato. Gli indagati raggiunti da avviso di conclusione indagini sono: Gianfranco Comito, 57 anni, di Vibo Valentia, dirigente pro-tempore della Provincia di Vibo del settore “Difesa del suolo e controllo degli scarichi delle acque”; Francesco De Fina, 64 anni, di Sant’Onofrio (Vv), dirigente pro-tempore della Provincia di Vibo; Giorgio Cinquegrana, 58 anni, responsabile del servizio Urbanistica e Ambiente del Comune di Maierato; Silvio Silvaggio 62 anni, responsabile dell’Ufficio tecnico e del settore Urbanistica del Comune di Maierato; Carmine Sardanelli, 77 anni, di Pizzo Calabro, titolare della ditta Intertonno srl che si occupa della lavorazione del tonno; Giacinto Callipo, 41 anni, di Vibo Valentia, titolare della “Vercall” attiva nella verniciatura di profilati in alluminio; Silvano Fiorillo, 45 anni, di Piscopio (Vv), titolare dell’azienda Marten srl attiva nella produzione di saponi; Domenico Antonio Bilotta, 81 anni, di Pizzo Calabro, legale rappresentante della Vetromed spa, azienda attiva nella lavorazione del vetro. Nei confronti degli indagati vengono a vario titolo contestati i reati di frana colposa e disastro ambientale doloso. Le ditte finite al centro dell’inchiesta sono tutte ubicate nella zona industriale di Maierato, comune confinante con Vibo Valentia.
L’inchiesta e’ il frutto di una attivita’ di idnagine svolta dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Reggio Calabria e del comando provinciale di Vibo Valentiache questa mattina appunto hanno notificato gli 8 avvisi di garanzia emessi dalla Procura di Vibo Valentia nell’ambito di un’inchiesta sulla frana di Maierato che il 15 febbraio 2010 si stacco’ da una collina ad ovest del paese, muovendosi a gran rapidita’ verso valle, portando via con se alberi, vegetazione, un pezzo di strada provinciale, e lasciando dietro di se una enorme nicchia nella collina larga 500 metri ed alta 50 m. Il volume stimato del movimento franoso fu di 10 milioni di metri cubi. Gli avvisi di garanzia sono stati emessi nei confronti di due funzionari del Comune di Maierato, di due funzionari della Provincia di Vibo Valentia, per i reati di disastro colposo e frana, nonche’ nei confronti di quattro imprenditori della zona industriale di Maierato per disastro ambientale doloso e frana. Le indagini risalgono al 2008 dopo la denuncia di un contadino che aveva segnalato una strana colorazione del fosso Scuotapriti accompagnata de esalazioni nauseabonde, provenienti dal depuratore e dall’illecito smaltimento di reflui industriali inquinanti nel predetto fosso. Gli indagati, fra imprenditori e pubblici funzionari, avrebbero cagionato la frana contribuendo ad acidificare le acque del fosso attraverso lo scorrimento sotterraneo degli scarichi.
Solfuri, bromuri, ferro, zinco ed acidi vari provenienti da residui industriali sarebbero stati sversati per anni senza alcun trattamento di depurazione direttamente nella fogna e nel torrente di Maierato, proprio nell’area poi oggetto nel 2010 della gigantesca frana. Queste le cause dell’evento franoso che hanno causato la saturazione dei terreni, e la loro liquefazione, ipotizzate dagli inquirenti (carabinieri della Stazione di Maierato, del Noe di Reggio Calabria e della Compagnia di Vibo, oltre alla Guardia di finanza) coordinate dalla Procura di Vibo Valentia. Il pericolo per l’incolumita’ pubblica e l’inquinamento, per come riferito dagli inquirenti in conferenza stampa, e’ ancora in atto. In particolare, le quattro aziende coinvolte nell’operazione odierna avrebbero scaricato di tutto nel torrente, avvelenando l’intera area con l’illecito smaltimento di rifiuti speciali pericolosi. Anche il depuratore del Comune di Maierato al servizio del Nucleo industriale, per gli investigatori, avrebbe funzionato malissimo contribuendo all’inquinamento. E’ la prima volta in Calabria che viene contestato a delle aziende, oltre che a funzionari pubblici, il reato di disastro ambientale doloso. Nel torrente una delle aziende coinvolte avrebbe scaricato pure residui derivanti dalla lavorazione del tonno, tanto da rendere rossa l’acqua del torrente ed irrespirabile l’aria.