Processo Perseo: Muraca, dopo che si è pentito ha scritto un memoriale

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Lamezia Terme – Nell’aula “Garofalo” del Tribunale di Lamezia si è tenuta anche oggi l’udienza relativa al processo Perseo che con un calendario fitto di udienze (due a settimana) sta tenendo impegnati Il Presidente del Collegio, Carlo Fontanazza, i giudici a latere Francesco Aragona e Tiziana Monetti, e gli avvocati dei numerosi imputati, nelle escussioni testimoniali dei vari collaboratori di giustizia. Dopo le deposizioni di Angelo Torcasio, Saverio Cappello e Giuseppe Giampà, dallo scorso martedì si sta svolgendo l’escussione testimoniale di Umberto Egidio Muraca. Oggi è iniziato il controesame dei difensori. Ad esordire è stato l’Avvocato Renzo Arricciola, difensore di Davide Giampà, che ha incalzato il collaboratore con domande concernente la presunta estorsione ai danni di Giancarlo Cortese, proprietario del negozio di articoli sportivi “Cortese Sport”. Umberto Egidio Muraca ha raccontato di essere venuto a conoscenza di tale estorsione direttamente da Giancarlo Cortese il quale si sarebbe rivolto a lui dopo essere stato destinatario di un atto intimidatorio, precisamente il posizionamento di un bottiglia incendiaria di fronte alla propria attività ed a seguito della richiesta di alcuni esponenti della cosca Giampà di ricevere gratuitamente articoli di abbigliamento, in particolare tute, da destinare ai detenuti.

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L’intervento di Muraca, il quale ha precisato di aver fatto solo da mediatore nella vicenda, si sarebbe poi limitato a chiudere la situazione stabilendo che Cortese avrebbe dovuto applicare a tutti gli esponenti della cosca, lo sconto del 50% su tutti gli articoli ed in qualsiasi periodo dell’anno. Ha ribadito poi Muraca di essersi reso disponibile in questa mediazione per il solo fatto di avere a cuore Cortese Giancarlo, che a lui personalmente aveva riservato sempre quel tipo di trattamento e non anche per ulteriori e recondite ragioni. L’avvocato Cristiano in sostituzione dell’Avvocato Murone che difende il dottor Curcio Petronio, ha posto alcune domande al pentito in merito alla emissione di alcuni certificati medici da utilizzare nelle truffe assicurative. E’seguito, poi, il controesame del difensore di Antonio Donato, l’Avvocato Lomonaco. Muraca ha, con dovizia di particolari, raccontato di aver più volte raggiunto Donato a “Pontegrande” di Catanzaro, unitamente ad Antonio Voci e Paola Claudio. Questi, a dire del collaboratore, si sarebbero più volte rivolti a Donato per rifornirsi di sostanza stupefacente. Ma l’assistito dell’Avvocato Lomonaco, secondo l’assunto di Muraca, avrebbe collaborato con la cosca anche per quanto riguarda la fornitura di armi. Nella scorsa udienza ed anche in quella di oggi, il collaboratore Muraca ha affermato più volte che Donato Antonio avrebbe fornito alla cosca quattro pistole di cui due 7,65, particolare questo, che secondo l’Avvocato Lomonaco non sarebbe mai emersa negli interrogatori resi agli organi inquirenti nel corso degli interrogatori resi. Ed incalza più volte il collaboratore, il difensore di Donato, quando egli non ricorda particolari precedentemente resi, ma ne aggiunge alcuni inediti ed inaspettati. Colpa, a dire del Muraca, del tempo trascorso dai fatti ad oggi che offusca le memoria e allenta i ricordi. Umberto Egidio Muraca, infatti, ha più volte ribadito che, essendo decorso così tanto tempo dalla data di commissione dei reati ed anche da quando rese le prime dichiarazioni, la memoria non gli viene più in aiuto alla perfezione. Peraltro, ha aggiunto Muraca, e tanto ha colto fortemente l’attenzione degli Avvocati in aula, per essere in grado di ricordare tutto quanto ha dichiarato nel corso degli interrogatori resi dopo aver preso la decisione di “pentirsi”, nei 180 giorni di isolamento che dovette scontare, scrisse su suggerimento del suo Avvocato dei veri e propri manoscritti. Una sorte di memoriali, mai confluiti nell’incartamento processuale di Perseo. Inizialmente il collaboratore ha ricordato che gli inquirenti estrassero copia di quegli scritti, poi che li consegnò direttamente salvo cambiare idea dopo pochi minuti ed affermare che di non averli mai consegnati e di non sapere che fine abbiano fatto. Certo è, e questo lo ricorda bene Egidio Muraca, che quegli scritti seguirono la lettura dell’ordinanza di “Operazione Medusa” in forza della quale lo stesso venne tratto in arresto e portato al carcere di Siano. Ed è possibile che da quella ordinanza egli abbia tratto spunto o aiuti alla memoria? Forse è questo il dubbio che ha voluto insinuare l’Avvocato Ferraro nel corso del suo controesame, ed è questo il dubbio che rimane dal “mistero della chiavetta” in poi. Il dubbio che attanaglia difensori ed imputati e chissà forse anche i Giudici? Questo si conoscerà all’esito della Sentenza di Perseo, quando si saprà se le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia supereranno il vaglio di attendibilità, se saranno ritenute vere e genuine. La prossima udienza si terrà giorno 27 febbraio ed a tale udienza continuerà, forse tra ricordi, dimenticanze, manoscritti e memoriali il controesame di Umberto Egidio Muraca. (mù)

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