Catanzaro – Piu’ di tre tonnellate di stupefacente sequestrato tra cocaina, eroina e marijuana, oltre al rinvenimento di numerose armi (tra cui kalashnikov) e la cattura di un pericoloso latitante: questo il bilancio dell’operazione antidroga denominata “Gentleman” condotta dalle fiamme gialle della sezione G.o.a. del Gico di Catanzaro, della sezione G.o.a. del Gico di Brescia, della compagnia di Policoro(Mt) e dello S.c.i.c.o., culminata oggi con l’esecuzione di 32 ordinanze di custodia cautelare in carcere disposte dal Gip di Catanzaro.
Le indagini dirette dai procuratori aggiunti Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto e dal sostituto procuratore Domenico Guarascio, coordinate dal procuratore distrettuale di Catanzaro Antonio Vincenzo Lombardo, in collegamento con le procure di Brescia e Matera hanno delineato l’attivita’ dei sodalizi criminali riconducibili a Filippo Solimando e Luigi Abbruzzese, ritenuti rispettivamente capi della “locale” di Corigliano Calabro e della ‘ndrina degli zingari di Cassano allo Ionio, compagini storicamente dotate, sottolineano gli investigatori, di autonomia ed accertata operativita’ criminale nell’ambito del traffico internazionale di stupefacenti. Nel corso degli anni “gli zingari” si sono emancipati da una situazione di dipendenza che li relegava ai margini delle associazioni ‘ndranghetistiche sino ad assurgere alla preposizione di una vera e propria cosca. Due anni di attivita’ di indagine avrebbero dimostrato come l’organizzazione avesse accesso ai mercati sudamericani per quanto riguarda la cocaina ed a quelli dell’est europeo per l’eroina e la marijuana, cosi’ da importare a prezzi assolutamente concorrenziali ingenti partite di stupefacente.
Le indagini avrebbero svelato l’esistenza di una fitta rete di pericolosi narcotrafficanti internazionali in grado di movimentare grossi quantitativi di marijuana dall’albania verso l’italia, avvalendosi di vettori marittimi dell’organizzazione, nonche’ di cocaina ed eroina, mediante l’impiego di automezzi modificati nella struttura al fine di ricavarne appositi vani funzionali all’occultamento. La complessa attivita’ ha consentito di identificare i soggetti coinvolti, legati per lo piu’ da vincoli di sangue nel rispetto della tradizione ‘ndranghetistica, e di individuare, tra l’altro, i differenti ruoli svolti da ognuno di loro in seno all’organizzazione. L’operazione ha permesso di infliggere all’organizzazione rilevanti perdite economiche, sia sotto il profilo dei capitali investiti che, soprattutto, dei mancati guadagni: la droga complessivamente sequestrata, infatti, una volta lavorata ed immessa in commercio, avrebbe fruttato all’organizzazione oltre 45 milioni di euro. Le indagini hanno colpito anche il patrimonio accumulato dai principali arrestati, costituito da beni immobili, quote societarie, autovetture di lusso, ed imbarcazioni.