Truffe: Agea, appalti gonfiati per acquisto licenze software

gdf-nucleospeciale
Roma – I finanzieri del Nucleo speciale Spesa pubblica e repressione frodi comunitarie hanno eseguito il sequestro di beni immobili e disponibilita’ finanziarie per 1,5 milioni di euro in capo ai rappresentanti legali e ai procuratori delle societa’ che hanno venduto a Sin Spa, controllata dall’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), le licenze software necessarie per il funzionamento del sistema informativo agricolo nazionale (Sian). Tale piattaforma informatica gestisce la rendicontazione degli aiuti comunitari nel settore agricolo, che ammontano a circa 7 miliardi di euro all’anno. Denunciati cinque soggetti, fra legali rappresentanti e manager delle societa’ in questione, per il reato di truffa aggravata nei confronti dello Stato in concorso tra loro. Il provvedimento di sequestro e’ stato emesso dal Gip del Tribunale di Roma, Alessandro Arturi, su richiesta della locale procura.

Il Nucleo, a conclusione delle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Nello Rossi e dal sostituto procuratore Alberto Pioletti, ha accertato che “i vertici della partecipata Sin spa, in violazione delle normative sugli appalti e sulla trasparenza della pubblica amministrazione, hanno contratto un affidamento diretto per l’acquisizione di tali licenze”. Si e’ scoperto poi che “l’operazione e’ stata congegnata in modo da interporre tra venditore e acquirente finale due ulteriori societa’ le quali hanno rifatturato le licenze applicando margini di guadagno in modo tale che il prezzo pagato effettivamente da Agea, per l’acquisto del bene, e’ lievitato di ben 843.000 euro”. Con riferimento ai maggiori costi sostenuti da Agea, quindi dallo Stato, gli ulteriori approfondimenti effettuati, attraverso accertamenti bancari e tecnici, hanno permesso di appurare che “il legale rappresentante di una delle societa’ interposte ha retrocesso, nell’immediatezza della conclusione del contratto, 370.000 euro ad un manager della societa’ venditrice. Il trasferimento e’ stato apparentemente giustificato attraverso la stipula di un contratto preliminare di compravendita immobiliare che prevedeva una caparra confirmatoria di pari importo”. Le indagini hanno consentito di verificare la mancata stipula del contratto definitivo. E’ stato altresi’ accertato che il rappresentante legale di una delle societa’ interposte ha omesso di indicare, nelle dichiarazioni relative agli anni 2011 e 2012, redditi per 1,8 milioni di euro. L’ammontare del sequestro operato equivale al profitto generato dalla complessiva operazione.