Orfanotrofio lager?: Marziale, “su quei bambini fango, ma abbisognano di soldi”

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Reggio Calabria –  Il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori e consulente della Presidente della Commissione Parlamentare per l’Infanzia, ha fatto vistia al centro di accoglienza Unitas di Reggio Calabria ospitante bambiniin difficoltà fnito al centrod ell’attenzione meditica ins eguito ad una incheista gironalistica e che lo ha definto una sorta di lager.  E rispetto al contesto descritto Marziale in u nota sottoliena  di essersi trvato di fronte  “davanti a noi  un plesso gigantesco, certamente bisognoso di manutenzione, ma dignitoso, come le stanzette dove bimbi e bimbe dormono e studiano, con sui muri disegnini fatti dagli stessi, lettini ordinati e pavimentazione rinnovata. Bagni ordinatissimi e cucine igienicamente idonee, tanto che scherzando anche per i buoni odori ci siamo autoinvitati a rimanere a pranzo se non fossimo stati oberati da altri incalzanti impegni. Celle frigorifere funzionanti a meraviglia e deposito cibi con alimenti freschi. Se questo è un lager…”.

“Mons. Antonello Foderaro, direttore della struttura, sin dal suo insediamento ha contattato le istituzioni preposte per invocare interventi al fine di sopperire alle incombenze necessarie – incalza il sociologo – senza trovare ascolto e i suoi interventi sono stati inviati, nero su bianco, alle istituzioni preposte, debitamente raccolti in un dossier curato dall’avvocato  Aurelio Chizzoniti, presente al nostro incontro”.

“In comunità operano 12 educatori, un mediatore linsuistico, un mediatore culturale ed assistenti sociali, tutti sotto contratto e non retribuiti da un anno perché la Regione Calabria non ha corrisposto le rette dovute ammontanti a circa unmilione di euro. L’ultimo sollecito è stato vanamente fatto da Mons. Foderaroun anno fa, ancor prima dell’insediamento dell’attuale governo a guida Mario Oliverio. Senza questi fondi non si può lavorare”.

“I bambini – illustra il presidente Marziale – accompagnati da due educatrici, hanno interagito con noi palesando serenità e attaccamento gioioso agli operatori presenti riferendoci che in quelle quattro stanze, le uniche sequestrate dagli inquirenti, non ci andavano mai perché chiuse e inaccessibili. Infatti è inverosimile che sulle scale di un terrazzino vengano tenute magliette in ordine sparso e soprattutto pentole vicino ad un water, pentole che guarda caso risultano sparite dalla cucina da qualche giorno e poi “miracolosamente” ritrovate grazie alle foto pubblicate. Tutto il resto è in attesa di ritocchi, che senza soldi è impossibile immaginare, ma dignitoso”.

“Siamo andati ad occuparci di quei bambini, allarmati dal servizio giornalistico, e all’unisono abbiamo acquisito la convinzione che non dalle persone ivi operanti i bambini sono messi in pericolo. Chiunque – dice Marziale – volesse visitare, senza preavviso, quei locali non sarà certamente respinto e chiunque, in scienza e coscienza, può constatare che quei bimbi hanno bisogno di aiuti e non fango”.

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