Strage Cassano: la crudelta’ dei killer e l’emozione del Papa

piccolo-cocoCatanzaro – Ucciso con un colpo in testa e poi dato alle fiamme. Cosi’ mori’ Coco’ Campilongo, il piccolo di tre anni ammazzato in un agguato insieme al nonno, Giuseppe Iannicelli, e alla compagna di quest’ultimo, Ibtissam Taouss. I loro corpi furono ritrovati carbonizzati nell’autovettura di famiglia, in contrada Fiego di Cassano allo Ionio, nel Cosentino, domenica 19 gennaio, due giorni dopo la loro scomparsa. Fu un delitto atroce, non solo per il numero delle vittime e le modalita’ dell’agguato, ma perche’ i killer non ebbero nessun rimorso nel colpire anche il piccolo Nicolino Campolongo. Un delitto feroce che commosse il papa e lo spinse all’ennesima condanna della criminalita’ organizzata. Coco’ fu “colpevole” di essersi trovato al posto sbagliato e nel momento sbagliato, ritrovato dagli inquirenti nel seggiolino della macchina, completamente carbonizzato, come fosse un criminale di primo livello. Gli arresti dei due esponenti delle cosche di Sibari conferma la linea investigativa di una guerra interna alla mafia, come ipotizzato in un primo momento. D’altronde, le modalita’ di esecuzione erano state chiare: Giuseppe Iannicelli venne ucciso con due colpi di pistola, uno in testa l’altro alla fronte. Quindi la decisione di carbonizzare i cadaveri, forse anche per non lasciare tracce. Una condizione disumana, al punto che fu necessario identificare i corpi irriconoscibili attraverso l’esame del Dna. Il triplice delitto fece scattare una pioggia di condanne e di solidarieta’ nei confronti della famiglia, ma anche un allarme sociale per il livello raggiunto con l’assassinio di un bambino. Le ipotesi furono diverse, fino a sostenere l’intervento di killer stranieri assoldati per l’occasione, ipotesi smentita dai due arresti di oggi. Giuseppe Iannicelli aveva precedenti per spaccio, ma tutta la famiglia aveva problemi con la giustizia. Infatti, la moglie dell’uomo, Maria Rosa Lucera, le due figlie Simona e Antonia (madre di Coco’) e i due generi Roberto Pavone e Nicola Campolongo, il cognato Antonio, il suocero Cosimo (deceduto in carcere) e il nipote Tommaso, erano rimasti coinvolti, a vario titolo, nell’operazione “Tsunami”.  In ogni caso, la Direzione distrettuale antimafia ha sempre escluso che la famiglia del piccolo Coco’ potesse essere organica alle cosche della zona. Lo sconcerto e il trauma per un delitto cosi’ atroce valico’ anche i confini calabresi. Mentre a Cassano, in migliaia, scesero in piazza per una fiaccolata promossa dalla Diocesi, guidata all’epoca da Monsignore Nunzio Galantino, vescovo e presidente della Conferenza Episcopale Calabra, arrivarono diverse testimonianze e si alzo’ il livello di attenzione da parte della magistratura e delle forze dell’ordine. La strage di Cassano colpi’ anche Papa Francesco che, durante la sua visita nel territorio del Cosentino, volle incontrare prima i parenti del piccolo Coco’ nel carcere di Castrovillari, quindi pronuncio’ parole molto dure durante la sua omelia: “Mai piu’ succeda che un bambino – disse il Pontefice – debba avere queste sofferenze. Mai piu’ vittime della ‘ndrangheta. Non deve mai succedere una cosa del genere nella societa’. Prego continuamente per lui, e per tutti i bambini vittima di questa sofferenza, non disperate”.