Strage Cassano: la pagina piu’ nera della ‘Ndrangheta

strage-cassano-arrestiCosenza – “Da ieri non abbiamo piu’ notizie di loro”. E’ l’ora di pranzo del 17 gennaio 2014 quando Giuseppe Iannicelli junior, 24 anni, si presenta nella tenenza carabinieri di Cassano allo Jonio per denunciare la scomparsa di Giuseppe Iannicelli, 52 anni, di Ibtissam Touss, 27 anni, e di Nicola Campolongo Junior, 3 anni. “Ieri, intorno alle 16,30 – racconta ai militari – papa’ mi ha detto che sarebbe andato in farmacia a Sibari a comprare un medicinale che non aveva trovato a Cassano ma che sarebbe tornato subito. E’ da ieri sera che io e mia sorella Simona li chiamiamo, ma i cellulari di papa’ e di Ibtissam risultano irraggiungibili”. Le ricerche scattano immediate, c’e’ la paura che possa essere accaduto qualcosa di brutto: Giuseppe Iannicelli ha precedenti per spaccio di stupefacenti, e legami con gli “zingari” cassanesi, con i quali pero’ da tempo sarebbe entrato in rotta di collisione: una delle prime persone alle quali chiedono notizie i figli e’ il suo legale, nella paura – o forse nella speranza – che sia stato arrestato.

L’epilogo del “giallo”, il piu’ tragico, arriva alle 7,10 del 19 gennaio quando i carabinieri allertati da alcuni cacciatori, trovano in localita’ Fiego, podere Scorza, a Cassano allo Jonio, la Fiat punto di Iannicelli: all’interno ci sono i cadaveri quasi completamente carbonizzati di due adulti e un bambino. Dai primi rilievi emerge chiaramente che si e’ trattato di un agguato, meglio di un’esecuzione: prima di essere bruciati, i tre sono stati uccisi da colpi di pistola sparati alla testa e da dietro. Non ci sono dubbi sull’identita’ delle vittime, e la conferma del dna arriva scontata: per fortuna dall’autopsia arriva anche la riprova che la combustione dei corpi e’ avvenuta dopo la morte. Sono in tanti a condannare l’efferato omicidio, tra loro Papa Francesco che in occasione dell’Angelus del 26 gennaio rivolge un pensiero e una preghiera al piccolo Coco’. Il 6 febbraio si celebrano i funerali, con il piccolo feretro portato nella piazza mentre in cielo volano palloncini bianchi. “Questa terra manca di progetti concreti e della condivisione di tutti”, dice nell’omelia don Silvio Renne, parroco della chiesa di San Francesco d’Assisi; “e non si deve pensare alla vendetta, perche’ la vendetta porta nel baratro”. “E’ stata una barbarie e una ferocia inaccettabile”, dice il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che quello stesso giorno a Cosenza presiede un Comitato per l’ordine pubblico: “li prenderemo e non gliela perdoneremo”, promette. Le indagini puntano subito sul mondo della droga, ma il lavoro degli investigatori procede per mesi in un difficile incrocio di testimonianze, di immagini riprese dalle videocamere di videosorveglianza, di tabulati telefonici, di perizie. Alla fine, l’ipotesi iniziale, quella di una “trappola” preparata con cura, prende definitivamente corpo e gli investigatori identificano i due presunti killer. Sarebbero stati Cosimo Donato, alias “Topo”, e Faustino Campilongo, detto “Panzetta”, a uccidere Iannicelli, il nipotino e Ibtissam.

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