Operazione “Columbus 2”: svelate ulteriori proiezioni transnazionali della ‘ndrangheta in Costa Rica e Stati Uniti

conferenza-reggio-15-01Reggio Calabria – L’operazione della Polizia di Stato messa a segno tra Italia e Costarica rappresenta l’epilogo dell’inchiesta denominata Columbus, conclusasi il 7 maggio scorso con l’esecuzione di 13 provvedimenti restrittivi, eseguiti in Italia e negli Stati Uniti, nei confronti di un sodalizio ritenuto legato alla ‘ndrangheta ionico-reggina, gestito da Gregorio Gigliotti, ristoratore calabrese, residente nel Queens a New York, considerato broker internazionale dedito al traffico di cocaina fra Costarica, Stati Uniti ed Italia.
L’odierno segmento investigativo, prosieguo delle indagini promosse dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e sviluppate anche grazie a rogatorie con gli organismi giudiziari del Costa Rica e degli Stati Uniti, ha consentito, hanno spiegato nel corso della conferenza stampa, di identificare gli esponenti di un cartello criminale costaricense legato a Gigliotti e coinvolto nel traffico internazionale di oltre 3.200 chilogrammi di cocaina, sequestrati nel corso delle indagini in Olanda, Belgio, Spagna e Stati Uniti.
Le attività investigative hanno ricostruito l’organigramma del sodalizio, la struttura organizzativa, le condotte transnazionali e le rotte del narco-traffico, consentendo di qualificare i rapporti fra esponenti della ‘ndrangheta e trafficanti attivi nel Centro – America, in contatto con narcos colombiani.
L’autorità giudiziaria di Reggio Calabria ha emesso, inoltre, 3 provvedimenti restrittivi nei confronti di Gregorio Gigliotti e della moglie Eleonora Lucia (tuttora detenuti a New York), nonché del figlio Angelo. Nei loro confronti saranno, pertanto, avviate le conseguenti iniziative, d’intesa con la Procura Distrettuale di New York, a fini estradizionali.
Si svela ulteriormente, in tal modo, lo scenario dell’inchiesta, disarticolando il potente cartello criminale, operante in Costa Rica, con l’arresto dei referenti di vertice, operanti in quel paese, attivi nel traffico internazionale di cocaina verso gli Stati Uniti e l’Europa. Lo stupefacente, come emerso in precedenti fasi dell’inchiesta, era destinata al sodalizio transnazionale di Gregorio Gigliotti, ristoratore di origini calabresi, residente nel Queens (New York), emerso quale broker criminale legato ad importanti sodalizi della ‘ndrangheta ionico-reggina.
Gregorio Gigliotti, come emerso nel corso delle indagini culminate con il suo arresto negli Stati Uniti, da tempo, aveva attivato un canale internazionale per l’approvvigionamento di cocaina, avvalendosi della costante sostegno logistico ed operativo di personaggi residenti in Costa Rica. Il ristoratore calabrese del Queens, infatti, aveva dimostrato di poter fare pieno affidamento su una rete di contatti ed una filiera logistica di soggetti in grado di reperire e trasportare ingenti quantità di droga su rotte transnazionali.
In concreto, l’individuazione della base logistica utilizzata dal sodalizio è stata possibile, in primo luogo, attraverso l’analisi delle trasferte e dei movimenti aerei, effettuati da Gregorio Gigliotti, dai suoi familiari e dei suoi correi, dagli Stati Uniti verso la capitale costaricense San Josè, a più riprese, tra il 2012 ed il 2014, con soggiorni di brevissima durata.
A riscontro di quanto emerso dalle intercettazioni svolte a carico di Gigliotti, sono stati effettuati osservazioni e pedinamenti transfrontalieri anche nei confronti della moglie Eleonora Lucia e di Franco Fazio (fiduciario di Gigliotti in Calabria), specie in occasione di trasferte nella capitale costaricense San Josè, registrate tra l’agosto ed il settembre 2014, nell’immediata vigilia della spedizione di cocaina, poi intercettata e sequestrata negli Stati Uniti. In tali circostanze di tempi e luoghi, investigatori costaricensi – coadiuvati dal F.B.I – hanno documentato non solo la consegna di denaro in favore di alcuni degli indagati, ma anche identificato compiutamente alcuni dei principali referenti del cartello costaricense.
Si tratta, hanno spiegato, “di soggetti operanti nello Stato centro americano, in contatto con esponenti colombiani dei cartelli del narcotraffico, che, avvalendosi di società di import-export nel settore della frutta e di altre derrate alimentari, hanno esportato ingenti quantitativi di cocaina verso porti degli Stati Uniti e dell’Europa (Olanda, Spagna e Belgio).
L’organizzazione criminale costaricense oggetto di iniziative giudiziarie congiunte, i provvedimenti sono delle rispettive Autorità giudiziarie di Reggio Calabria e di San Josè, ha garantito negli anni carichi di cocaina destinata alla ‘ndrangheta, evidenziando i seguenti soggetti, considerati vertici e referenti dell’organizzazione:
GUZMÁN ROJAS Arnoldo de Jesús;
CAMPOS MORA Juan José de la Trinidad;
GARCIA ALZUGARAY Ricardo Jorge, detto il cubano;
MONTERO PICADO German Andrei;
ZUNIGA ARIAS Carlos;
VELASCO Julio, anch’egli cittadino cubano;
ZUNIGA ARIAS Hector Aladino.

Nel dettaglio, 5 dei soggetti sopra indicati sono destinatari di distinti e congiunti provvedimenti emessi dall’A.G. di Reggio Calabria e da quella di San José (Costa Rica), mentre gli altri 2 risultano colpiti da provvedimento restrittivo nel solo procedimento costaricense.
Il quadro complessivo delle indagini svolte ha evidenziato una caratteristica, tra le tante, peculiare del sodalizio di Gregorio Gigliotti: la sua pervasiva capacità di operare su diversi versanti criminali, agendo tanto sul fronte statunitense e centro americano, quanto su quello italiano, grazie ai suoi collegamenti con personaggi legati alla criminalità organizzata calabrese.
Lo schema criminale emerge collaudato e tipicamente ascrivibile alla tradizionale capacità della ‘ndrangheta di proiettare le sue attività oltre i confini nazionali, nel settore del traffico internazionale di stupefacenti e altri settori illeciti.
Sotto tale profilo, secondo gli investigatori, la transnazionalità delle condotte riconducibili ai sodalizi calabresi trova la sua più naturale estrinsecazione nella gestione del traffico internazionale di stupefacenti.

L’inchiesta Columbus, secondo gli investigatori, , ha documentato il profondo radicamento dei sodalizi mafiosi di matrice ‘ndranghetista nella gestione di flussi di cocaina, proiettati in Nord America ed in Europa, ove possono gestire basi logistiche, sviluppare alleanze con altri cartelli criminali, reimpiegare agevolmente ingenti proventi delle attività illecite.
Tale aspetto, hanno riferito, viene agevolmente disvelato, anche analizzando i seguenti sequestri di cocaina, effettuati nel corso della presente inchiesta, ascrivibili al sodalizio costaricense che, con ogni evidenza, opera con il pieno sostegno di soggetti colombiani, radicati nello stato centro-americano, ragionevolmente legati a potenti cartelli del narco-traffico, tradizionalmente egemoni nel Centro e Sud America.

Sequestro di 16 chilogrammi, avvenuto nel febbraio 2014, tra Anversa (Belgio) e Rotterdam (Olanda), riconducibili ad una società costaricense, emersa anche in occasione di successivi sequestro a carico di Gigliotti Gregorio, negli Stati Uniti.
Sequestro di oltre 40 chilogrammi, avvenuto nel settembre 2014, nel porto di Valencia (Spagna), riconducibili ad una società costaricense, ascrivibile al sodalizio indagato, già in rapporti commerciali anche con I Gregoriogigliott.
Sequestro di 44 chilogrammi di cocaina, avvenuto il 20 ottobre 2014 nel porto di Wilmington (USA), riconducibili al sodalizio costaricense facente capo all’indagato Montero Picado German Andres (ditta Tropifrut) e diretti ad una società di Gigliotti Gregorio;
Sequestro di 3003 chilogrammi di cocaina, avvenuto il 28 novembre 2014 nel porto di Rotterdam (Olanda ), anch’esso riconducibili al sodalizio costaricense, facente capo a Montero Picado German Andres (ditta Commercializadora de Pina);
Sequestro di 15 chilogrammi di cocaina, avvenuto il 29 dicembre 2014 nel porto di Chester-Philadelpia (USA), riconducibili al sodalizio costaricense e diretti ad una società di Gigliotti Gregorio;
Sequestro di 85 kilogrammi di cocaina, avvenuto il 7 maggio 2015, rinvenuti all’interno di un container, in partenza dal porto di Moin (Costa Rica) e diretto allo scalo di Anversa (Belgio), anch’essi riconducibili ad uno degli indagati del sodalizio costaricense, già in rapporti commerciali con Gregorio Gigliotti.
Le rotte di approvvigionamento della cocaina, quindi, seguono un consolidato schema, da tempo tracciato da tutti i potenti sodalizi del narcotraffico internazionale, teso ad alimentare reti di distribuzione ramificate negli Stati Uniti e nei paesi del Nord Europa.
La stessa struttura organizzativa dei sodalizi in argomento utilizza metodologie tipiche e collaudate; si avvale, infatti, di una rete di referenti e corrieri in grado di avviare e definire le trattative, procede alla consegna del denaro e segue tutte le fasi organizzative, tese all’approvvigionamento dello stupefacente. Tale caratteristica si manifesta in una spiccata mobilità, in grado di sviluppare condotte convergenti e contemporanee, anche nel territorio di diversi Stati.
Per gli investigatori le relazioni criminali intrattenute in Costa Rica da Gigliotti evidenziano i suoi collegamenti con contesti internazionali del narcotraffico. Anche in Costa Rica, infatti, il sodalizio indagato risulta fruire di sostegni logistici, consistenti in numerose aziende agricole e società commerciali, destinate prevalentemente alla produzione e successiva commercializzazione di frutta esotica e tuberi (ananas, banane, manioca, cassava), di cui lo stato centroamericano è uno dei maggiori produttori mondiali.
Dalle indagini per gli investigatori è emerso anche la capacità di tessere legami con esponenti di eterogenei contesti criminali, operanti su diversi versanti internazionali. Ad esempio, Gigliotti, era il referente, a New York, di altri personaggi di origine calabrese, i quali, mantenendo solidi legami con la terra di origine, hanno replicato il modello criminale ‘ndranghetista, inserendosi nei lucrosi traffici internazionali di stupefacenti.

Inoltre, sulla base delle indagini svolte, anche di concerto con organismi olandesi, belgi e spagnoli, per gli investigatori, è stato dimostrato che in Costa Rica opera un ampio cartello criminale, ritenuto fornitore anche della cocaina destinata al sodalizio di Gregari Gigliotti, dedito a traffici internazionali verso gli Stati Uniti e rotte europee. A tal riguardo, come detto, risulta che diverse società di import-export costaricensi hanno spedito, nel corso dell’ultimo anno, diversi carichi di cocaina – sempre occultati con identiche modalità in scatole contenenti frutta e tuberi – successivamente sequestrati in porti spagnoli (Valencia), belgi ed olandesi (Anversa e Rotterdam).

Secondo quanto hanno accertato gli investigatori della Squadra Mobile di Reggio Calabria, in Calabria i referenti del Gigliotti erano i fratelli i fratelli Violi di Sinopoli (RC), entrambi arrestati nell’ambito dell’Operazione “Columbus” del maggio scorso, legati (anche da vincoli di parentela) con la potente cosca Alvaro, operante nella Provincia di Reggio Calabria, con proiezioni criminali nel Centro e Nord Italia, posta ai vertici della ‘ndrangheta calabrese.

Gli inquirenti non ha dubbi sul fatto che il quadro complessivo delle indagini svolte sull’asse transnazionale Italia – Nord Europa – Stati Uniti – Canada, ha progressivamente confermato l’incisiva capacità della criminalità organizzata calabrese di operare su diversi fronti, conquistando in loco posizioni di rilievo nel controllo delle attività illecite, in primis nel settore del traffico internazionale di stupefacenti e armi, del riciclaggio e reimpiego di beni di provenienza illecita. E per gli investigatori da New Bridge a Columbus, fino all’odierna operazione, sono state riscontrate, specularmente, modalità operative, asset organizzativi e logistici, proiezioni criminali, anche nel settore degli investimenti illeciti e nel reimpiego di denaro.

Nel contesto generale – puntualmente emerso nei diversi filoni di inchiesta – la gestione dello stupefacente rappresenta il maggiore interesse economico della ‘ndrangheta ionico-reggina, da tempo impegnata a conquistare fette di mercato sempre più ampie, grazie alla costituzione di solide basi logistiche nei pressi delle grandi aree portuali del Nord Europa. La possibilità di approvvigionarsi di cocaina in Centro e Sud America risulta orientata ad alimentare tanto il versante nord-americano che quello calabrese e si avvale stabilmente della rete logistica e di trasporto connessa alle attività imprenditoriali controllate nei Paesi Bassi e in Belgio.

Tale tessuto connettivo, che definisce il modus operandi delle cosche ionico reggine, appare caratterizzato da aspetti comuni, sistematicamente ricorrenti nelle inchieste svolte nel corso degli ultimi anni.

l’infiltrazione criminale della ‘ndrangheta nei paesi del Nord America (Canada e Stati Uniti) appare oramai compiuta. In quei paesi la cosche si sono profondamente radicate, hanno assunto posizioni di rilevo nella gestione degli affari criminali e si propongono, con sempre maggiore autorevolezza, quali interlocutori delle organizzazioni dedite al crimine transnazionale. Grazie anche all’azione progressivamente condotta dal F.B.I. e dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, sono stati individuati gli interessi ed i referenti delle potenti consorterie riconducibili alle famiglie Aquino-Coluccio, originari di Gioiosa Ionica, ed alla famiglia Commisso di Siderno, storicamente radicati in territorio canadese ed “infiltratisi” a New York e in altre metropoli statunitensi. Lo schema criminale riscontrato risulta muoversi lungo un’asse di continuità rispetto alla tradizionale capacità della ‘ndrangheta di proiettare le sue attività oltre i confini nazionali, assumendo il controllo di settori economici nevralgici, anche all’estero. Esse hanno instaurato, in quei paesi, consolidati rapporti imprenditoriali e commerciali, sfociati nella costituzione di strutture funzionali a gestire importanti flussi di sostanza stupefacente, proveniente dal Centro e Sud America.
nei paesi del Centro e Sud America (Guyana, Costa Rica, Repubblica Dominicana, Brasile, Venezuela) le cosche della ‘ndrangheta hanno proiettato basi logistiche e strutture operative che consentono un rapido e continuo approvvigionamento di cocaina, la predisposizione di trasporti sicuri – mediante la movimentazione di merci e derrate alimentare destinate all’esportazione verso il Nord America e l’Europa – nonché la gestione diretta degli affari, mediante costante garanzia dei pagamenti in favore dei cartelli narcos colombiani e messicani, egemoni in quell’area. La presenza di fiduciari e broker delle cosche in quei territori rappresenta uno degli aspetti meglio documentati da recenti indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, che hanno condotto anche all’arresto di latitanti di elevatissima caratura, da anni stabilmente residenti in Centro e Sud America (Pannunzi Roberto e Trimboli Domenico, entrambi arrestati in Colombia nel 2013, Pignatelli Nicola, arrestato nel 2014 a Santo Domingo, Bifulco Pasquale, arrestato nel 2014 in Perù).
A tal riguardo, per gli investitori le indagini hanno esaltato anche la propensione delle cosche ad assumere il controllo di contesti criminali nei paesi del Nord Europa, ove da tempo esponenti delle cosche ionico-reggine si sono inseriti nei settori economici ed imprenditoriali. In tal senso, intere aree di Olanda, Belgio e Germania si sono progressivamente caratterizzate per la presenza stabile di “locali” di ‘ndrangheta, dirette propaggini delle strutture originarie, operative in Calabria. Anche in quel contesto l’infiltrazione nella rete logistica dei trasporti e nel commercio di merci, fornisce un valido supporto per la conduzione dei traffici internazionali di stupefacenti, destinati ai più importanti scali portuali del continente europeo (Rotterdam, Anversa, Amburgo). Ciò a conferma della tradizionale capacità della ‘ndrangheta di replicare i propri schemi operativi anche in altre aree del continente europeo, anche mediante l’imposizione di condizioni commerciali;

Ed inoltre è emerso la capacità di movimentazione di ingenti carichi di stupefacente, documentata dall’inchiesta Columbus (tra il febbraio 2014 e il maggio 2015, sui diversi fronti dell’inchiesta, sono stati sequestrati oltre 3.200 kg di cocaina), fornisce pieno riscontro alle cennate dinamiche, rappresentando la cartina di tornasole del meccanismo criminale messo in piedi dalle cosche calabresi e dai loro referenti transnazionali nel settore del narco-traffico. Al tal proposito, la progressiva conquista di basi operative in Nord Europa ha consentito di veicolare in modo agevole i carichi di cocaina, anche verso acquirenti, appartenenti a variegati sodalizi della criminalità organizzata italiana e straniera, che appaiono sempre più orientati ad acquistare stupefacente presso le cosche calabresi, non potendo fruire di analoghe basi logistiche e relative penetrazioni criminali all’estero.

Gli investigatori non hanno dubbi le indagini svolte, infine, hanno confermato la primazia della ‘ndrangheta calabrese nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Lo sviluppo delle attività criminali e l’evoluzione strategica della ‘ndrangheta hanno modificato progressivamente gli equilibri, soprattutto all’estero (Stati Uniti e Canada), rispetto alle altre organizzazione mafiose, in ragione della prorompente espansione delle cosche calabresi, di cui anche le attuali vicende investigative rappresentano una plastica rappresentazione. E’ una conferma, che non necessità di ulteriori riscontri, in ordine alla pervasiva ed incisiva capacità della ‘ndrangheta di proiettarsi quale modello criminale di riferimento a livello internazionale, senza privarsi delle proprie originarie tradizioni, risultando adattabile e flessibile nell’infiltrazione in diversi contesti territoriali e sociali, ma, al tempo stesso, particolarmente resistente alle strategie di prevenzione e contrasto.

 

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