Catanzaro – La volonta’ di mettere le mani su un grande parco eolico realizzato nel crotonese, sui numerosi villaggi turistici disseminati lungo la costa ionica, ma anche nuove responsabilta’ nell’omicidio di un vecchio boss della ‘ndrangheta crotonese come Antonio Dragone e persino il tentativo di condizionare una sentenza della suprema Corte di Cassazione: sono gli elementi emersi dall’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro sfociata nell’operazione dei carabinieri del comando provinciale di Crotone che questa mattina hanno eseguito sedici ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del Tribunale di Catanzaro Commodaro nei confronti di altrettante persone ritenute affiliate alla cosca Grande Aracri di Cutro, un potente sodalizio che aveva esteso la propria influenza sulle province di Crotone, Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia, contando anche su propaggini a Roma, in Emilia Romagna e in Lombardia. Operazione denominata ‘Kiterion due’ che in sostanza approfondisce una serie di elementi gia’ emersi nell’indagine che il 28 gennaio 2015 ha portato al fermo di 36 persone in un’operazione battezzata appunto ‘Kiterion’ e per la
gran parte delle quali la procura distrettuale antimafia ha gia’ chiesto il rinvio a giudizio. A dieci delle persone che compaiono nel nuovo filone d’indagine l’ordinanza di custodia cautelare e’ stata notificata questa mattina nelle carceri in cui si trovano ristretti proprio in virtu’ dei fermi del gennaio scorso o dell’arresto avenuto nell’ambito dell’operazione ‘Aemilia’, scattata in quello stesso giorno.
Si tratta del boss di Cutro Nicolino Grande Aracri, 57 anni, attualmente sottoposto al regime del 41 bis; Angelo Greco, 51 anni, di San Mauro Marchesato; Gennaro Mellea, 39 anni, di Catanzaro; Francesco Lamanna, 55 anni, di Cutro; Alfonso Diletto, 49 anni, di Cutro; Vito Martino, 45 anni, di Cutro; Romolo Villirillo, 38 anni, di Cutro; dei cugini Pasquale Diletto, 37 anni, e Michele Diletto, 30 anni, entrambi di Cutro; Giuseppe Celi, 39 anni, di Melito Porto Salvo. Sono finiti nel carcere di Catanzaro Antonio Grande Aracri, 56 anni, fratello di Nicolino; Rocco Corda, 46 anni, avvocato, di Petilia Policastro; Salvatore Scarpino, 51 anni, di Cutro, e Giuseppe Altilia, 51 anni, di Botricello. Agli arresti domiciliari, infine, Grazia Veloce, 73 anni, di Roma, e Esterino Peta, 28 anni, di Catanzaro. Fra gli indagati, inoltre, compaiono ulteriori persone a carico delle quali tuttavia non sono stati ravvisati dal giudice presupposti che consentissero l’adozione di provvedimenti cautelari. Alle sedici persone arrestate oggi gli inquirenti contestano, a vario titolo, le accuse di associazione mafiosa e
concorso esterno, omicidio, ricettazione estorsione, usura, rapina, violazioni in materia di armi. Le estorsioni, in particolare, riguardano una serie di subappalti imposti dalla cosca nella fase di realizzazione e gestione di un parco eolico nonche’ ai villaggi turistici del litorale ionico, a cui venivano anche imposti servizi e prestazioni da parte di ditte vicine al sodalizio. L’omicidio cui fanno riferimento gli inquirenti e’ quello del boss Antonio Dragone avvenuto a Cutro il 10 maggio 2004 e per il quale e’ gia’ stato condannato in primo e secondo
grado Francesco Lamanna, genero del boss Nicolino Grande Aracri. Il concorso esterno all’associazione riguarda il tentativo di alcuni avvocati di condizionare, anche attraverso la dazione di denaro, la decisione della Corte di Cassazione proprio in merito al procedimento penale sull’omicidio Dragone che riguardava Francesco Lamanna.