Unioni Civili: D’Ascola (Ap): apre la strada all’utero in affitto

senatoredascolaRoma – “Non c’è dubbio che il tema del matrimonio sia direttamente collegato a quello delle adozioni. Saremmo superficiali se non fossimo nella condizione di prevedere da subito che, se le unioni civili ricalcano in maniera integrale il matrimonio, già esse stesse implicano la possibilità delle adozioni a prescindere da ogni riferimento”. Lo dichiara il senatore Nico D’Ascola, Presidente della Commissione Giustizia del Senato, nel corso del suo intervento in aula. “Da un lato, il matrimonio, se di natura omosessuale, inevitabilmente non potrà essere discriminato già per effetto dell’articolo 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), quindi del divieto di discriminazione rispetto al matrimonio eterosessuale. Si ha, quindi, una implicata e necessariamente connessa idea di adozione come caratteristica di ogni unione matrimoniale. Il matrimonio entra in questa dinamica proprio per effetto della impossibilità di separarne il suo significato, la sua portata giuridica, dal tema delle adozioni. Il tema delle adozioni, di cui all’articolo 5 del disegno di legge in esame, come disposizione specialmente dettata per il tema delle unioni civili, inevitabilmente apre la strada all’utero in affitto. Si tratta di un simil- matrimonio che inevitabilmente comporterà il potere di adottare, ovviamente il potere di richiederlo al giudice. Tuttavia, è un matrimonio omologato in maniera del tutto evidente, basterebbe il quarto comma dell’articolo 3 in cui si stabilisce che in tutte le disposizioni, le espressioni «coniuge» o «coniugi» devono intendersi equivalenti alle correlative espressioni «partner» o «partners» delle unioni civili. Inevitabilmente, ciò determina una sovrapposizione di un istituto, quello dell’unione civile, con il matrimonio, al quale inevitabilmente è connessa l’idea della adozione”.

Inoltre D’ascola sottoliena che “nella posizione di Area Popolare non c’è alcun intento discriminatorio. Ci vergogneremmo se soltanto avessimo pensato all’idea di una discriminazione nei confronti di soggetti che hanno orientamenti sessuali di natura per l’appunto omosessuale, né tantomeno c’è il rifiuto di una disciplina legislativa del rapporto omosessuale, quindi le unioni civili da intendersi come unioni regolative dei rapporti tra soggetti dello stesso sesso”. Tuttavia, precsia D’ascola  “intendiamo spiegare le ragioni della nostra posizione politica, ma anche di quelle scelte morali, di quella visione della società che inevitabilmente costituisce la parte fondativa di ogni posizione che deve essere assunta su temi che riguardano la posizione etica, l’orientamento sessuale, ma anche la visione complessiva della società che si immagina di progettare per il futuro. Quindi non un no aprioristico, non una chiusura determinata da ragioni di discriminazione, ma la possibilità di poter spiegare in maniera del tutto chiara la nostra posizione. Il punto di arrivo del nostro ragionamento è quello costituito dal fatto che l ‘utero in affitto si deve vietare, prima ancora, dobbiamo proibire le condizioni che daranno luogo all’utero in affitto. La mozione per la messa al bando universale della pratica dell’utero in affitto della senatrice Finocchiaro è del tutto condivisibile, mi sento di sottoscriverla. Anzi, in un certo senso l’ho sottoscritta ancor prima, con la presentazione di un emendamento, nella parte in cui chiediamo ragionevolmente che alle pratiche di utero in affitto sia trasferita la disciplina giuridica che sta per il turismo sessuale, già nel codice penale, all’articolo 604. Rendere, cioè, punibile anche in Italia una condotta di utero in affitto commessa all’estero, su di un territorio dove quella condotta è consentita”.