Un uomo malato di tumore, quasi del tutto cieco, non autosufficiente, in carcere in un penitenziario calabrese nella stessa cella con il nipote che lo assiste, ha scritto al leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, chiedendo di aiutarlo “a terminare la sua esistenza nella sua casa accanto ai suoi familiari”. L’ uomo, F. I. , secondo quanto rende noto Corbelli, ha 66 anni. “Sono oltre 20 anni – spiega Corbelli – che lotto per difendere (anche) i diritti delle persone detenute. Ho denunciato in tutti questi anni – aggiunge – centinaia di casi umani e fatto scarcerare decine di detenuti gravemente malati, come ricordo e documento nel nostro sito www.diritticivili.it. Ho affrontato tante storie drammatiche. Ma quella che, con una missiva che mi e’ stata recapitata oggi, mi e’ stato chiesto di rendere nota e’ oltre che drammatica, particolarmente triste ed emblematica delle tragedie che si consumano dietro le sbarre. Quest’uomo, malato di tumore al cervello, gia’ operato (nel 2007 a Milano) e in cura, viene arrestato nel 2011. Per lui e’ la fine di ogni speranza! In carcere diventa anche quasi completamente cieco e non piu’ autosufficiente. Da qualche mese – continua – e’ stato messo in una piccola cella insieme ad un suo nipote, anche lui detenuto, che lo assiste. Il nipote cucina, gli legge e scrive le lettere, lo aiuta anche nell’igiene intima. Quest’uomo racconta tutta la sua disperazione e si domanda se questo suo martirio si puo’ definire giustizia” Lui ringrazia il nipote, per il buon cuore, chiede solo di poter essere curato e di finire la sua esistenza tra le mura di casa con l’affetto dei suoi familiari. Mi rivolgo direttamente al Ministro della Giustizia – prosegue Corbelli – si puo’ tenere in una cella un uomo malato di tumore, cieco e non autosufficiente, lasciando che sia il nipote ad assisterlo per quel poco che gli resta di vivere? Si puo’ consentire una simile ingiustizia, una tale disumanita’ in un Paese civile e in uno stato diritto? Per poter continuare ad avere ancora fiducia nella Giustizia, mi auguro e voglio sperare che si ponga subito fine a questa crudelta’ togliendo dal carcere e mandandolo a casa(nel caso, anche ai domiciliari), a terminare la sua esistenza, un detenuto malato di tumore, cieco e non autosufficiente”.