Censis: Italia divisa in tribu’, generazioni non si parlano piu’

popolazione-archivioRoma – “Solo con quelli della mia eta’”. E’ questa la fotografia di un’Italia divisa in vere e proprie “tribu’ generazionali”, in cui ci si relaziona solo con i coetanei. Un fenomeno che riguarda soprattutto i giovani, ma non solo: sono 8 milioni gli italiani che non vogliono avere rapporti con persone di altre generazioni, ad esempio quando si tratta di sottoporsi a una visita medica, fare acquisti in un negozio, seguire corsi di formazione, farsi consigliare su questioni personali, fare le vacanze o impegnarsi sul luogo di lavoro. Sono questi i primi risultati della ricerca “L’Italia delle generazioni” realizzata da Censis e Fondazione Hpnr (Human Potential Network Research) in collaborazione con la Fondazione Oic (Opera Immacolata Concezione). Gli esempi sono molteplici: sono 2,3 milioni gli italiani che, se non trovano un medico della propria eta’, vanno in un altro studio o rinunciano alla visita. Sono 3,8 milioni quelli che, quando devono comprare un capo di abbigliamento, se non c’e’ il commesso della propria eta’ cambiano negozio o rinviano l’acquisto. Quando devono frequentare corsi di formazione, 4,6 milioni di italiani vogliono solo coetanei.
Sono 5,2 milioni quelli che non accetterebbero mai un consiglio personale da una persona di una eta’ diversa dalla propria. In 7,4 milioni, piuttosto che partire per le vacanze con persone di altre generazioni, preferiscono restare a casa. E in azienda sono 7,5 milioni gli occupati che preferiscono comunque avere rapporti con lavoratori della propria eta’. Mentre ci si concentra sulle difficolta’ di integrazione delle nuove culture e confessioni religiose, i dati segnalano una sorprendente scissione nel cuore della societa’ italiana: un Paese fatto di tribu’ generazionali in buona parte non comunicanti. Gli “isolazionisti” sono piu’ diffusi tra i giovani. Il 10% dei millennials di 18-34 anni (1,1 milioni) non vuole avere rapporti con persone di altre eta’. Il 5,6% si fa visitare solo da un medico giovane, il 9,4% fa corsi di formazione solo con altre persone della stessa eta’, il 10,8% acquista solo in presenza di un commesso coetaneo, il 12% accetta consigli solo da altri giovani, il 22,2% fa viaggi solo con i coetanei. Piu’ aperti all’intergenerazionalita’ sono gli anziani: 9 su 10, dalla sanita’ alle vacanze, non sono preoccupati dalle differenze di eta’ oppure vi si adattano. Ma perche’ cosi’ tanti giovani sono sulla trincea generazionale? Secondo il Censis, perche’ sono pochi e sono sempre meno. E dopo anni di precarieta’ lavorativa e marginalita’ sociale reagiscono legittimandosi reciprocamente. Oggi i millennials (18-34 anni) sono 11,1 milioni e negli ultimi quindici anni sono diminuiti del 17,3% (2,3 milioni di persone in meno). Mentre aumentano vertiginosamente gli aged (65 anni e oltre): oggi sono 13,2 milioni e rispetto al 2001 sono aumentati del 24,2% (2,6 milioni in piu’). Aumentano anche i baby boomers (35-64 anni), che oggi sono 26,4 milioni, cioe’ il 14,2% in piu’ nel periodo (3,3 milioni in piu’). In sintesi, nell’Italia del miracolo economico il 57% delle persone erano giovani con meno di 35 anni, nell’Italia del letargo si sono ridotti al 35% della popolazione. La competizione su lavoro e sulle risorse scarse del welfare, in particolare sulle pensioni, oggi ha generato una scissione generazionale. Ma e’ indispensabile ricucire i rapporti e moltiplicare le relazioni nella vita quotidiana. Una esperienza pilota di eccellenza che va in questa direzione e’ il Civitas vitae di Padova, la prima infrastruttura di coesione sociale italiana, una vera e propria “casa dell’intergenerazionalita’”, dove la voglia di relazioni dei longevi e’ il perno di tante attivita’ e progetti, tra i quali l’esperienza dei “Nonni del cuore”.