Droga: spaccio a domicilio, arrestata famiglia nel Cosentino

carabinieri-arresti-640x450Cosenza – Droga a domicilio, su telefonata, come se fosse una pizza. I carabinieri del Comando provinciale di Cosenza hanno eseguito arresti in carcere e ai domiciliari, nei confronti di un gruppo di persone a Castrovillari, una piccola ‘dynasty’ dello spaccio con quattro donne coinvolte e un suocero. Le accuse sono di spaccio continuato di cocaina, hashish e mariujana. Le indagini hanno permesso d’individuare che il gruppo di persone legate tra loro anche da vincoli di parentela, aveva sostanzialmente monopolizzato l’attivita’ di spaccio nella cittadina. Sono stati documentati numerossisimi episodi di spaccio, quasi totalmente di cocaina, con alcuni episodi di cessione di hashish e marijuana. Tra i soggetti indagati, in parte riconducibili alla famiglia degli zingari cosentini, ci sono due coppie, e il suocero di una di queste. Le due coppie a loro volta sono legate perche’ il marito in una e’ fratello della moglie nell’altra. La droga veniva consegnata a domicilio, piu’ o meno come una pizza, bastava una telefonata per ordinare. La cocaina veniva indicata usando strani termini come “telefonino”, se poi la qualita’ non era buona il cliente si lamentava dicendo che “il telefonino non funzionava”.

L’operazione e’ stata chiamata convenzionalmente “Piramide”. Gli arrestati sono Gianni Bevilacqua, 37 anni, Fabio Bevilacqua, 25 anni, e Rocco Madio, 37 anni, finiti in carcere. Ai domiciliari sono finiti invece Katiuscia Arena, 31 anni, Monica Madio, 35 anni, Luisa Bevilacqua, 32 anni, e Caterina Pugliese, 41 anni. Disposti anche 5 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. I Carabinieri hanno effettuato centinaia di intercettazioni. Dall’ascolto delle registrazioni effettuate, oltre a nomi fantasiosi per indicare la cocaina, come “telefono” o “pomodoro”, i militari hanno anche scoperto di essere chiamati “bagnaletti” dagli spacciatori.
La droga, soprattutto cocaina, come e’ stato riferito nel corso di una conferenza stampa, era acquistata prevalentemente sulla piazza cosentina, da referenti delle cosche locali. Lo stupefacente veniva poi smerciato soprattutto nell’area urbana di Castrovillari. Acquistarla era semplicissimo: bastava una telefonata per effettuare l’ordine, che veniva subito evaso oppure chi rispondeva indicava a chi ci si doveva rivolgere, sempre nell’ambito della stessa cerchia familiare. “E’ il terzo intervento di questo genere che portiamo a termine in due settimane insieme ai Carabinieri – ha sottolineato Eugenio Facciolla, procuratore capo di Castrovillari – e stavolta l’indagine e’ nata quasi per caso, dopo l’incendio di alcune autovetture”.

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