Camorra: blitz contro Casalesi, Dia Napoli arresta figlie boss

dia-600x400Napoli – Duro colpo alla fazione Bidognetti del clan Casalesi, che fa capo al boss Francesco Bidognetti, detenuto al 41 bis nel carcere dell’Aquila. La Dia di Napoli, guidata da Giuseppe Linares, ha arrestato 5 persone, tra cui le due figlie di Francesco Bidognetti e la nuora. Contestualmente, la squadra mobile di Caserta, la Guardia di Finanza di Formia e i carabinieri di Casal di Principe hanno eseguito un provvedimento restrittivo che riguarda altre ventisei affiliati alla cosca per estorsioni commesse sul territorio casertano. Le misure cautelari eseguite dalla Dda contestano ai 5 arrestati reati che vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso alla ricettazione e l’estorsione, reati questi aggravati dall’articolo 7 della legge 203/91. Gli uomini di Linares hanno raccolto elementi di prova sul fatto che Katia e Teresa Bidognetti, rispettivamente 35 e 26 anni, la prima ora in carcere mentre la seconda e’ domiciliari perche’ in gravidanza, insieme a Orietta Verso, 42 anni, anche lei ora in carcere, moglie del secondogenito del boss, Raffaele Bidognetti, tutte e tre sinora incensurate, avevano un ruolo apicale all’interno della ‘famiglia’. Arrestato anche Vincenzo Bidognetti, conosciuto come ‘o bellillo, che non e’ parente del capocosca nonostante il cognome, che era l’unico degli affiliati autorizzato a tenere rapporti con le tre donne e che faceva da tramite tra loro e le il resto della cosca. Anche il boss e’ stato raggiunto in carcere dalla misura cautelare.
Pentiti, ma anche indagini tradizionali e soprattutto intercettazioni telefoniche e ambientali hanno hanno portato gli inquirenti a comprendere come Katia e Teresa Bidognetti avessero assunto un ruolo preminente all’interno del clan creato dal padre, che e’ poi con il suo gruppo uno dei fondatoridei Casalesi, non solo diventando fedeli esecutrice degli ordini che lui impartiva attraverso gesti e frasi convenzionali durante i colloqui del carcere, ma anche agendo con una certa autonomia. Le due figlie del capoclan si erano trasferite a Formia, ed e’ li’ che sono state raggiunte dalla misura cautelare.

Le tre donne, dunque, dopo l’arresto di padre e fratelli, hanno preso su di se’ le ‘mansioni’ tipiche di un reggente di clan, quali la distribuzione degli stipendi ai componenti della famiglia; l’assistenza economica e legale ai familiari di chi e’ in carcere; la veicolazione di direttive e comunicazioni dagli istituti di pena; il mantenimento, anche attraverso la ricerca di posti di lavoro, dei familiari degli affiliati. Figlie e nuora del boss, inoltre, devono rispondere di ricettazione aggravata per lo ‘stipendio’ mensile che ricevevano dal clan. Agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Formia, per associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsione aggravata, Giovanni Lubello, ex marito di Katia Bidognetti. Con la donna, ha preteso un ‘pizzo’ consistente ai titolari di una struttura ricettiva di Cellole, ‘Mama Casa in Campagna’, imponendo loro l’acquisto di partite di vino da 20mila euro, prezzo maggiorato rispetto a quello di mercato.