‘Ndrangheta: viaggi e rolex in cambio di appalti, 25 arresti

gdf-generica-auto600x450-13Reggio Calabria  – Soggiorni gratuiti a Taormina e Firenze e orologi Rolex in regalo in cambio di favori finalizzati ad ottenere appalti. Ci sono anche una dipendente del Comune di Gioia Tauro e un funzionario dell’Anas tra le 25 persone arrestate stamane dalla Guardia di Finanza, su ordine della Dda di Reggio Calabria, nel prosieguo delle indagini sfociate nel gennaio scorso nell’operazione “Cumbertazione” che aveva portato al fermo di 27 persone. Stamane i finanzieri hanno eseguito in Calabria, Sicilia e Lazio un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali nei confronti di altre 25 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere, turbata liberta’ degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione e falso ideologico in atti pubblici, anche aggravati dalle modalita’ mafiose. I provvedimenti eseguiti rappresentano dunque l’epilogo delle indagini condotte dal Gruppo Investigazione Criminalita’ Organizzata (G.I.C.O.) del Nucleo di Polizia Tributaria di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione “Cumbertazione”, nel cui contesto sono state approfondite le infiltrazioni della criminalita’ organizzata operante nella piana di Gioia Tauro nel settore degli appalti pubblici ed accertati legami di connivenza con funzionari pubblici del Comune di Gioia Tauro e dell’Anas. Lo scorso 19 gennaio erano stati eseguiti, con i 27 provvedimenti di fermo, oltre 150 perquisizioni di persone fisiche e giuridiche e 44 sequestri preventivi d’azienda per un valore complessivo pari a 224 milioni di euro.
Le indagini, in particolare, avrebbero accertato il diretto coinvolgimento del gruppo imprenditoriale Bagala’, che, sfruttando l’appartenenza alla cosca Piromalli, avrebbe costituito e consolidato negli anni una posizione di assoluto predominio nel settore degli appalti pubblici in Calabria, riuscendo sistematicamente a turbare almeno 27 gare indette da diverse stazioni appaltanti (tra cui i Comuni di Gioia Tauro e Rosarno, la Provincia di Reggio Calabria, l’Anas) nel periodo 2012/2015 per un valore complessivo superiore a 90 milioni. Tutto,s econdo le accuse, grazie anche ai rapporti corruttivi con funzionari appartenenti alle stazioni appaltanti nonche’ all’operato di diversi professionisti collusi. Lo strumento utilizzato era un cartello composto da oltre 60 societa’ che, attraverso la presentazione di gdf-rc-600x450-13offerte precedentemente concordate, sarebbe stato in grado di determinare l’aggiudicazione degli appalti a una delle imprese della cordata.
Nel corso delle indagini sarebbe stata individuata una cerchia di soggetti inseriti nell’organizzazione che gli indagati, negli stessi dialoghi intercettati, hanno definito la “cumbertazione”, termine dialettale utilizzato per indicare un’associazione “chiusa”. Accanto al nucleo essenziale della famiglia Bagala’, – in particolare dei fratelli Giuseppe e Luigi, nonche’ dei rispettivi figli omonimi Francesco 27 anni e Francesco di 40 sono stati individuati ulteriori soggetti con ruoli chiave nel sistema di controllo degli appalti, tra i quali, in primis, Giorgio Morabito, originario di San Giorgio Morgeto (RC), gia’ attivo nel settore degli appalti di lavori pubblici ed affiliato alla cosca Piromalli, Pasquale Rocco Nicoletta e la sorella Angela, anch’essa parte del sodalizio criminale e, secondo le accuse, testa di ponte della cosca Piromalli all’interno dell’amministrazione comunale di Gioia Tauro. La donna, in particolare, come dirigente del settore Lavori Pubblici del Comune, nonche’ presidente delle commissioni di gara cui partecipavano le imprese appartenenti al “cartello”, forniva informazioni riservate e suggerimenti tecnici indebiti, e si attivava, a richiesta dei Bagala’, per differire i termini di consegna delle offerte ogni volta che l’associazione criminale non era in grado di rispettare il termine di presentazione dell’offerta. Sarebbero stati inoltre accertati ripetuti episodi di corruzione dell’ingegnere dell’Anas Giovanni Fiordaliso, direttore dei lavori relativi alla realizzazione dello svincolo autostradale di Rosarno, il quale, in cambio di regalie da parte della famiglia Bagala’ (soggiorni gratuiti a Taormina e Firenze e nel regalo di orologi Rolex) forniva loro informazioni riservate nonche’ il format del file Anas con il relativo logo. I professionisti di fiducia del quarantenne Francesco Bagala’ compilavano la “relazione riservata del direttore dei lavori” fatta propria da Fiordaliso con l’apposizione della firma. Lo stesso Fiordaliso, inoltre, si sarebbe attivato ripetutamente per favorire le imprese dei Bagala’. A tal fine, avrebbe eserciato pressioni su una dipendente dell’Anas affinche’ venisse accelerata la procedura di firma dei SAl (Stato Avanzamento Lavori). Fingendo di agire nell’interesse della stazione appaltante Anas e di voler evitare un contenzioso, Fiordaliso agiva in realta’ a beneficio dell’impresa, cercando di spingere i funzionari dell’Anas ad attivare la procedura finalizzata a giungere ad un accordo bonario il piu’ possibile remunerativo per l’appaltatore.
Cio’ – secondo l’accusa – al fine di consentire ai Bagala’ di recuperare il forte ribasso offerto in sede di aggiudicazione della gara. Il funzionato a vrebbe poi tentato di convincere il consulente tecnico dell’Anas, appositamente nominato dall’ente gdf-rc-600x450-13-1per la risoluzione della stessa controversia, a rinunciare all’incarico. Una serie di ditte compiacenti avrebbe operato in Calabria, Lazio, Sicilia, Campania e Toscana. Ad esse venivano fatte presentare le offerte secondo importi che avrebbero automaticamente garantito l’aggiudicazione ad una di esse. Le imprese coinvolte, scelte in ragione dei requisiti tecnici ed economici (come nel caso dei gruppi Cittadini e Barbieri), si sarebbero prestate a partecipare fittiziamente alle gare, singolarmente o in Ati o Iti, per conto dell’organizzazione ricevendo in cambio una percentuale che variava dal 2,5% al 5% sull’importo posto a base d’asta, al netto del ribasso. In altri casi, le stesse impresepresentavano offerte fittizie, ricevendo in cambio, ad esempio, la garanzia che l’organizzazione, a sua volta, avrebbe presentato offerte fittizie per appalti di loro interesse cosi’ aiutandole ad aggiudicarsi le relative gare. In questo sistema, sostenuto da corruzione, imposizione ‘ndranghetistica e collusione, lo scopo perseguito dai Bagala’ sarebbe stato quello di garantirsi il totale controllo del sistema delle gare pubbliche indette dalle stazioni appaltanti calabresi. Quando il cartello non vinceva le gare, venivano messe in atto manovre – sotto forma del subappalto o della procedura di nolo – al fine di controllare in maniera diretta la gara. L’organizzazione curava anche i rapporti con le cosche di ‘ndrangheta, riconoscendo loro la tradizionale “tassa ambientale” del 3%. L’operato illecito avrebbe interessato anche la fase piu’ esecutiva delle opere in quanto, in alcune gare, sarebbero state apportate varianti non autorizzate al progetto ed e’ stato riscontrato l’utilizzo di materiale scadente o di qualita’ diversa rispetto a quella prevista nel capitolato d’ appalto.