Crati, Graziano urgono opere prevenzione per evitare catastrofe

Cosenza – Sull’ultimo tratto del fiume Crati che volge verso la foce servono immediati e risolutivi interventi di canalizzazione dell’alveo e di messa in sicurezza degli argini, per evitare che alle prossime piene possano verificarsi danni ingenti e irrimediabili. L’esondazione del 2013, non del tutto straordinaria a causa dello stato precario delle rive fluviali, che inondò il parco di Sibari rischia di ripetersi, questa volta con danni ancora maggiori, sia sul piano sociale che economico. In quanto è a rischio l’intera area a sud del fiume dove insistono diversi insediamenti abitativi e dove sono presenti numerosi coltivazioni agrumicole da sempre fonte di reddito per centinaia di famiglie della Sibaritide. La Regione nel 2015 ha stanziato 1,2 milioni di euro per mettere in sicurezza il Crati, ma sono stati persi per la lentezza della politica.

 

È quanto denuncia il Segretario questore del Consiglio regionale della Calabria, Giuseppe Graziano, che in merito alle annose vicende ed esondazioni del fiume Crati, ha presentato una specifica interrogazione alla Giunta regionale per sapere quali iniziative intenda avviare al fine di effettuare una manutenzione lungo tutto il letto del fiume e mettere in sicurezza gli argini nei punti in cui è palese il pericolo di cedimenti, in particolare nella fascia golenale ricadente nel Comune di Corigliano Calabro.

 

Inoltre, con l’interrogazione Graziano chiede se il Governo regionale ha provveduto all’approvazione e conseguente applicazione delle norme che consentono e regolamentano il prelievo nell’alveo dei fiumi di materiale inerte e sabbioso; se gli uffici preposti hanno inteso verificare la convenienza economica e finanziaria del rifacimento del muro d’argine danneggiato, rispetto al consolidamento tout court dello stesso tratto; e se il finanziamento di 1,2 milioni di euro, a valere sul POR 2007-2013 previsto per il progetto “Interventi integrati dell’officiosità idraulica del fiume Crati – Comune di Corigliano Calabro” possa essere recuperato ed utilizzato per la finalità preposta, riproponendolo sul POR 2014-2020.

 

Nel 2013 – dice Graziano – abbiamo assistito inermi all’inondazione annunciata degli scavi d Sibari proprio a causa delle inadempienze e dei ritardi decisionali della politica regionale. Che hanno portato ad un considerevole esborso di soldi pubblici per riqualificare e bonificare i luoghi, quando invece, con un’azione preventiva si sarebbe potuto evitare il disastro. Non vorremmo – aggiunge – che lo stesso frame si ripetesse, negli stessi luoghi, anche oggi. Perché la condizione dell’alveo e degli argini del Crati, nella fascia finale più delicata che giunge nella foce, è in condizioni a dir poco precarie. E questo non da oggi. Bensì, proprio dall’indomani della piena del 2013. A seguito della quale sono stati posti in opera gli interventi per la messa in sicurezza del Parco Archeologico della Sibaritide, sul versante Nord, lasciando lo status quo per il resto dell’area. Soprattutto nel versante sud che ricade nel comune di Corigliano Calabro. E non sono bastate altre esondazioni nei mesi a seguire, di tono minore ma comunque dannose, e nemmeno gli esposti dei residenti tantomeno i sopralluoghi e gli accertamenti di pericolosità dei luoghi certificati dalla Polizia provinciale ad indurre la Regione ad attuare un piano straordinario di interventi. Che andrebbe fatto ora, in via preventiva – conclude – per risparmiare denaro ma soprattutto per evitare che si consumino tragedie umane a causa dell’inerzia della politica.