‘Ndrangheta: a Lamezia Terme “illecita acquisizione di voti”

Lamezia Terme  – Alle ultime elezioni comunali di Lamezia Terme c’e’ stata una “illecita acquisizione di voti”, ma anche rapporti poco chiari tra esponenti della maggioranza e delle cosche. E’ questa l’estrema sintesi delle motivazioni per lo scioglimento del Consiglio comunale della citta’ in provincia di Catanzaro, giunte oggi al protocollo dell’Ente. Nella lente d’ingrandimento che ha portato al decreto del presidente della Repubblica datato 24 novembre, sono finiti diversi aspetti della pubblica amministrazione con l’illecita acquisizione di voti che avrebbe riguardato “direttamente e indirettamente, esponenti della maggioranza e della minoranza consiliare”. Una bocciatura per tutta la politica, dunque, evidenziando una “assoluta continuita’” con i precedenti scioglimenti avvenuti nel 1991 e nel 2002, attraverso una “persistenza delle medesime dinamiche collusive e dell’operativita’ degli stessi personaggi di spicco delle organizzazioni criminali del territorio”. Un contesto ma sanato, dunque, in “un diffuso quadro di illegalita’, in diversi settori dell’ente che, unitamente ad un generale disordine amministrativo, si sono rilevati funzionali al mantenimento di assetti predeterminati con soggetti organici o contigui alle organizzazioni criminali egemoni ed al consequenziale sviamento dell’attivita’ di gestione dai principi di legalita’ e buon andamento”. Sotto accusa anche gli appalti assegnati sempre alle stesse ditte e gli incarichi legali del sindaco che, nella qualita’ di avvocato, avrebbe difeso esponenti mafiosi fino a quasi un anno della sua elezione. Le indiscrezioni trapelate confermano, dunque, il quadro negativo che ha portato allo scioglimento del Consiglio comunale per la terza volta nella sua storia.

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