Roma – Sono 1.780 le vittime “secondarie” del femminicidio dal 2000 ad oggi. Sono gli orfani, di madre o padre, che l’associazione Sos Stalking ha approssimativamente contato. Un gruppo considerevole che deve fare i conti con una delle peggiori tragedie italiane degli anni 2000, proseguita nel 2017 con 113 femminicidi e 67 orfani ai quali si aggiungono altri 14 dall’1 gennaio 2018 al 20 marzo. Chi resta ha perso la madre e in alcuni casi, come quello di un giorno fa accaduto a Terzigno, anche il padre che si e’ suicidato. Molto spesso sono giovani di eta’ compresa fra i 5 e i 14 anni, come gli orfani del 2017, che si troveranno a fronteggiare conseguenze irreparabili dovute a questi delitti: traumi legati allo choc perche’ hanno assistito all’omicidio e perche’ hanno dovuto testimoniare, all’indigenza in cui sono piombati, alla mancanza di una guida adatta alla loro eta’.
Dal 2014 al 2017 il femminicidio ha totalizzato 445 vittime alle quali vanno aggiunte le altre 18 contate dal 20 gennaio 2018 fino a ieri, con la morte di Immacolata Villani per un totale di 463. Cinque casi del 2018 sono accaduti in Lombardia, tre in Campania, gli altri fra Lazio, Calabria, Toscana e Piemonte, Puglia e Sicilia. “Famiglia e scuola – spiega l’avvocato Lorenzo Puglisi, dell’associazione Sos Stalking – sono i primi luoghi in cui si dovrebbe insegnare educazione sentimentale, l’unico strumento in grado nel tempo di modificare la cultura della donna e del possesso che ancora oggi condiziona la vita di migliaia di nostri concittadini. Troppo spesso gli appelli delle vittime restano inascoltati per l’assenza di risorse sul territorio e non sempre le tante associazioni riescono a intercettare e prevenire il pericolo. Se vogliamo uscire da questo vortice dobbiamo ripensare tutto, pianificando un supporto per le persone che manifestano le prime avvisaglie di una fragilita’ emotiva”.